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Un commento sulla questione Bonafede-Di Matteo-Basentini

di Giorgio Riondino
Mercoledì 06 Maggio 2020
Roma - 06 mag 2020 (Prima Pagina News)

Un commento sulla questione Bonafede-Di Matteo-Basentini

Il servizio migliore che Massimo Giletti con il suo programma "Non è l'Arena"ha reso al Paese è stato quello di richiamare in due successive puntate l'attenzione di tutti sulla scarcerazione di esponenti della criminalità organizzata approfittando dell'emergenza Covid19.

Ottimo servizio anche aver richiamato a "ragionare"un politico già Ministro di Grazia e Giustizia, Claudio Martelli.

Procediamo con ordine, cercando di ripercorrere alcune tappe di questa vicenda. Sullo sfondo lontano le cosiddette "trattative Stato-mafia", quelle vere o presunte negoziazioni tra vertici amministrativi dello Stato e rappresentanti di "cosa nostra" per arrivare a porre termine alle stragi terroristico -mafiose in cambio di una attenuazione della lotta alla criminalità organizzata e a più favorevoli trattamenti penitenziari. Siamo agli inizi degli anni '90, quando vengono assassinati Salvo Lima, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e molti altri meno noti. Maurizio Costanzo evita per mera fortuna di che un'auto bomba lo riduca a brandelli.

Nella notte tra il 27 ed il 28 luglio 1993 una serie di bombe esplodono a Milano ( 5 morti e 13 feriti) e a Roma, davanti alle chiese di San Giovanni in Laterano e San Giorgio al Velabro. La cronaca testimonia poi le indagini ed i processi originati da questi fatti, con il coinvolgimento attivo, tra gli altri, del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia che amministra in tutti i sensi le carceri italiane, compreso il personale carcerario ed i circa sessantamila detenuti.

Allontaniamoci da questa visione "storica"e puntiamo un attimo l'attenzione sul DAP. La cosa più interessante, passata in second'ordine nelle polemiche post trasmissione di Giletti, l'ha detta Martelli e la riassumo come ricordo: perché un Dipartimento così complesso, importante, variegato, che richiederebbe alla sua direzione una enorme capacità direttiva manageriale, deve vedere necessariamente al suo vertice un magistrato, possibilmente esperto in antimafia? Su questo aprirei un dibattito e sui motivi che vedono prevalere ai vertici delle strutture del Ministero della Giustizia la nomina di magistrati ,anziché di dirigenti amministrativi.

Torniamo alla trasmissione di domenica ed alla nomina dei vertici del DAP. In apertura l'ex "iena" Dino Giarrusso, parlamentare europeo in quota 5 stelle, partendo dalle dimissioni di Francesco Basentini dall'incarico di Capo Dipartimento e della sua sostituzione con Bernardo Petralia anziché con Nino Di Matteo, come ventilato da alcuni giornali, difende con estrema irruenza - excusatio non petita - l'operato del Ministro e lascia supporre di conoscere informazioni confidenziali relative alla mancata nomina di Di Matteo.

Quest'ultimo, chiamato in causa mentre evidentemente segue la trasmissione , interviene telefonicamente e dice di non essere stato interpellato per una nomina al DAP adesso,ma prima, quando Bonafede assunse l'incarico di Ministro; una storia amara, perché chiese un minimo di tempo per decidere, sentita la famiglia,ed il giorno seguente, appena sciolta la riserva in senso positivo,si sentì dire che il posto al vertice del DAP non era più disponibile, già assegnato ad un altro magistrato. Se voleva poteva assumere l'alternativo incarico di Direttore dell'Ufficio Affari Penali.

La risposta fu negativa e Di Matteo attribuisce la mancata nomina (prima avanzata e poi ritirata in sole 24 ore) con la plateale e pubblica opposizione che i membri più influenti delle cosche mafiose avevano fatto avverso di lui, considerato un avversario troppo duro e pericoloso. Sentendosi chiamato in causa, Bonafede interviene anche lui telefonicamente per negare che la mancata nomina fosse dovuta ad un qualche suo cedimento davanti ad intimidazioni mafiose.

E qui una storia vecchia si collega all'attualità. Al primo sorgere dell'epidemia Covid19 i carcerati e le loro famiglie manifestano duramente all'interno ed all'esterno delle carceri. Ci sono morti, feriti, devastazioni.

Queste azioni in breve si affievoliscono e cessano del tutto. A causa delle problematiche sanitarie vengono dimessi dalle carceri ed inviati ai "domiciliari" un notevole numero di mafiosi e narcotrafficanti, alcuni dei quali sottoposti al "41 bis" e tutti gli altri ( 376?) a misure di alta sorveglianza.

Quando Massimo Giletti , nella trasmissione precedente quella dello scontro Di Matteo/Bonafede prende una dura posizione contro queste scarcerazioni "facili", criticate anche da un altro magistrato presente , l'allora Capo del DAP , Francesco Basentini,interviene telefonicamente per difendere il suo operato. L'intervento è talmente negativo sotto vari aspetti, che dopo pochi giorni Basentini rassegna le dimissioni dall'incarico. Il ministro Bonafede aveva cercato di impedire che questo avvenisse, nominando un vice capo. Segue la nomina di Dino Petralia a Capo del Dipartimento.

Le polemiche si susseguono, relativamente sia alla mancata nomina di Di Matteo nel 2018 che sulle scarcerazioni di questi giorni. Il 6 maggio Bonafede risponde ad una interrogazione alle Camere e rivendica la correttezza del suo operato,la sua totale competenza nella nomina di Basentini anziché altri al DAP, la sua continua opposizione alla mafia, la predisposizione di un decreto legge per rivedere la posizione di quanti sono stati scarcerati in questi giorni. A prescindere dal fatto che un decreto legge di tal genere prima si promulga e gli si dà esecuzione, poi se ne parla in pubblico, altrimenti...quanti uccel di bosco, i quesiti da porre sembrano altri.

Ammesso che non furono le reazioni dei mafiosi ad impedire la nomina di Di Matteo al DAP, ma altre valutazioni, per quale motivo ed in base a quali criteri il Ministro( che ne ha facoltà e responsabilità) ha nominato in un posto di altissima importanza (retribuito con 320 mila euro l'anno) un sostituto procuratore relativamente giovane?

Le dimissioni di Basentini sono sufficienti a coprire le responsabilità di tutte le famose scarcerazioni, senza specifici interventi del DAP? E queste ultime, viste le rivolte ed il seguito, sono forse frutto di una qualche arrendevolezza? Questi sono i quesiti ai quali va data una risposta.

* Giorgio Riondino (giornalista, Consigliere della PCM a riposo)


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