“Luce del Nord” di Gianluigi Bruni, la grande sfida di Florindo Rubbettino al Premio Strega

Il libro è stato segnalato da Style («Corriere della Sera») tra le migliori novità di marzo.

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Martedì 10 Marzo 2020
Roma - 10 mar 2020 (Prima Pagina News)

Il libro è stato segnalato da Style («Corriere della Sera») tra le migliori novità di marzo.

“Luce del Nord” di Gianluigi Bruni è un libro coraggioso, ben scritto, montato ancora meglio, rischia di diventare il caso dell'anno” anticipa lo scrittore Antonio Pascale. E’ bastato questo per convincere Florindo Rubbettino a immaginare per questo libro la scalata allo Strega.

Non sarà cosa facile, il primo a saperlo è proprio lui, ma mai come questa volta il giovane editore calabrese ci crede fino in fondo. Così come ha creduto fino in fondo alla storia personale di Gianluigi Bruni, che in questo romanzo racconta in maniera avvolgente e a tratti superba la sua vita disperata e la malinconia degli ultimi.

A volte la vita chiude una porta per aprire una finestra.

È accaduto così per Gianluigi Bruni, classe 1954, laurea in filosofia, diploma al Centro Sperimentale e una vita trascorsa nel cinema collaborando a vario titolo con registi del calibro di Fellini, Comencini, Zeffirelli, Dino Risi. Una carriera messa in fretta da parte quando la crisi economica ha presentato il suo conto e Gianluigi Bruni si è trovato a reinventarsi la vita diventando portiere di un condominio nel quartiere Garbatella di Roma. Proprio coì, avete letto bene, portiere alla Garbatella di Roma, uno dei quartieri storici di Roma Capitale.

Ecco allora che l’abitudine alla scrittura dello sceneggiatore, il bisogno di raccontare, di scrivere continuamente, invece, non si mettono mai da parte e così Gianluigi ha continuato a scrivere, di giorno portiere del suo stabile e di notte scrittore e filosofo insieme, osservando e narrando il mondo degli ultimi, di quelli che non ce l’hanno fatta, di quelli che hanno sbagliato tutto o che non hanno saputo o potuto prendere la vita per il verso giusto.

Nasce così “Luce del nord” romanzo segnalatosi già da inedito all’edizione 2019 del Premio Calvino e oggi pubblicato da Rubbettino nella prestigiosa collana di narrativa Velvet.

Il libro ha già suscitato attenzione da parte dei lettori e recensori che per primi lo hanno notato, come lo scrittore Antonio Pascale che ha deciso di proporlo al premio Strega. «Luce del nord» è una sorta di rap contemporaneo.

Come i pezzi di Mahmood canta la vita della periferia, quella vita difficile fatta di muri enormi da scalare. Come i moderni rapper non si abbandona alla disperazione.

In fondo c’è sempre una luce da raggiungere, una speranza da conquistare. «Il libro assolve una delle funzioni della narrativa: farci conoscere (con un romanzo) quello che sì, magari vediamo superficialmente ma non conosciamo in profondità. Nella fattispecie sappiamo dell'esistenza dei poveri e marginali.

Le statistiche li contano, i Media li etichettano, appunto, come poveri e noi li vediamo di tanto in tanto e abbassiamo lo sguardo, o li giudichiamo bene o male, a seconda dei nostri umori.

Ma uno scrittore come Bruni li osserva e racconta con misura e pathos le loro singole vite, li toglie dall'etichetta (di poveri e drop out) che li ha definiti e condannati, gli dà un nome, una storia, li fa muovere in un contesto, scandaglia emozioni, comportamenti, ambizioni, desideri, descrive le contingenze, le colpe i sogni.

Libro coraggioso, ben scritto, montato ancora meglio, rischia di diventare il caso dell'anno, perché sovverte statistiche cliché, illumina le storie nascoste, e getta addosso a noi un po' ombra, necessaria quest'ultima per riflettere, pensare ai tre personaggi del libro: Frank, Cristian, Eva».

«Scritta con un andamento quasi cinematografico con i capitoli divisi seguendo un andamento per scene e mantenendo un ritmo serrato che impedisce di interrompere la lettura, questa straordinaria cantica degli esclusi -sottolinea Marilù Oliva dalle colonne di «Huffington Post» - tiene avvinto il lettore per 280 pagine, ricordandogli - pur senza rinunciare al realismo - che anche nelle situazioni più abiette e meschine, ogni diseredato può scorgere la bellezza di un fiore».

«Sarà che viene dal cinema, Gianluigi Bruni, e sa che il ritmo è importante, -scrive di lui Marco Ciriello sulle pagine de «Il Mattino» - sarà che ha scelto tre voci di balordi con storie e pensieri strampalati, ma il suo romanzo, “Luce del nord”, funziona, portandosi dentro una atmosfera da Claudio Caligari, di estremo eppure molto credibile, e questo per un libro italiano è tanto».

Come andrà a finire allo Strega è presto per dirlo, ma è la prima volta che Florindo Rubbettino ci crede davvero, e già questo per chi lo conosce è una certezza di grade valenza. (b.n.)


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