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Bizzarra “operazione sicurezza” con centinaia di paletti che alterano il paesaggio. Che errore da parte della Soprintendenza! Ma quelle “nane pale eoliche” sono da rimuovere!
Bizzarra “operazione sicurezza” con centinaia di paletti che alterano il paesaggio. Che errore da parte della Soprintendenza! Ma quelle “nane pale eoliche” sono da rimuovere!
C’è chi ha visto analogie col circuito automobilistico di Le Mans in Francia, altri propendono per il Nurburgring in Germania. Varcando, poi, l’Oceano, altri ancora giurano di vedere somiglianze con Indianapolis, negli Stati Uniti d’America. Se poi si tratta di cambiare disciplina sportiva, quell’interminabile fila di paletti bianchi, con l’occhiolino rosso in alto, unito a un inevitabile effetto ottico, può ricordare un’enorme vasca per il bob a due o a quattro, nota disciplina delle nevi.
Il migliore utilizzo, però, me l’ha suggerito un mio nipote, professione stewart dell’Alitalia ( è tutto vero!), che ha visto in questa operazione una pista adatta per l’atterraggio in caso d’emergenza. Anche a migliaia di metri d’altezza – ha assicurato- – un aereo in difficoltà riuscirebbe a individuare l’area.
A parte quella che può essere considerata una colorita rappresentazione (ma un sondaggio fatto sul campo con decine di turisti e residenti stronca in pieno “l’operazione-paletti”), provate a percorrere (basta una sola volta, andata e ritorno) la strada che dalla Villa Tafuri di Portoselvaggio conduce all’altezza del Fico D’India per rendersi conto di un intervento davvero singolare e che procede per aggiustamenti, segno evidente di idee poco chiare.
Su tutto spicca l’alterazione evidente del paesaggio, con le centinaia di paletti, una sorta di “nane palee eoliche” che fanno un effetto straniante, in un ambiente “sterilizzato”, da sala operatoria. Eppoi, c’è una curiosità da soddisfare: a chi è venuta in mente una cosa del genere? Senza chiedere in giro, chessò, favorendo un concorso di idee.
Chimera (ma a Nardò ci sono decine di bravi professionisti e sarebbe davvero necessario che prendessero posizione!). La curiosità è stata poi soddisfatta e perplessità aumentata, per quella brutta operazione (fermiamoci a questo aggettivo), che è “frutto” di Conferenza di Servizi cui, oltre alla Soprintendenza, hanno anche partecipato Provincia di Lecce e Comune di Nardò. Fatte salve le buone intenzioni (come si vede, noi non “impicchiamo” nessuno), un intervento del genere, evidentemente dettato da ragioni di sicurezza (cosa, comunque, tutta da dimostrare) e normalità in un’area che aveva preso la brutta nomea di “Parco delle contravvenzioni” e sin qui lasciata nel disordine, poteva essere meglio calibrato e non realizzato in quattro e quattr’otto in piena stagione estiva.
Si riconosce che la materia è difficile e ben poche le amministrazioni che sin qui sono riuscite a risolvere il problema in modo soddisfacente. Ma questo non autorizza a portare aventi un’operazione destinata a rinfocolare le polemiche. Perché, poi, così agendo è come se non si avesse fiducia nello stesso Codice della Strada. Una chiara segnaletica orizzontale e verticale, sempre auspicata e mai realizzata, avrebbe autorizzato e legittimato qualsiasi provvedimento sanzionatorio, compresa la rimozione coatta, mai applicata. Questo ragionamento porta dritto alla necessità di dover programmare non solo la stagione turistica, ma anche la stessa fruibilità dei luoghi.
Qualche esempio a noi vicino può venirci in soccorso. Basta fare un salto a Gallipoli (per il resto ha un mare di guai), per verificare che in tema di parcheggi è bastato l’intervento di un “semplice” commissario prefettizio (al tempo dello scioglimento del consiglio comunale) per risolvere sia in parte il problema.
In che modo? Chiedendo ai proprietari di terreni attigui alle aree marine di Lido san Giovanni e Baia Verde di mettere a disposizione i loro terreni. Ovviamente, burocrazia ridotta quasi a zero. Da quel momento Gallipoli ha un po’ respirato. Per il resto altri problemi sono tutti da risolvere. La stessa cosa si potrebbe fare per Portoselvaggio, sempre più frequentato,(lo diciamo per quanti non lo conoscono: area di grande interesse idro-geologico-minerale e in più con la straordinarietà delle recenti scoperte archeologiche), agendo con trasparenza e legalità.
Ne consegue la necessità di studiare bene gli interventi e non, come nel caso di Portoselvaggio, farsi prendere dalla frenesia e procedere a un’opera davvero strana che (mi viene in mente proprio in questo momento), somiglia tanto a un “corridoio umanitario”.