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Il Caso-Feltri con la polemica che ne è derivata sul Sud da condannare a tutti i costi: per il noto sociologo Rocco Turi, Vittorio Feltri “è solo un uomo profondamente insoddisfatto, che dalla vita ha avuto tanto ma forse non quello che sperava di avere”.
Il Caso-Feltri con la polemica che ne è derivata sul Sud da condannare a tutti i costi: per il noto sociologo Rocco Turi, Vittorio Feltri “è solo un uomo profondamente insoddisfatto, che dalla vita ha avuto tanto ma forse non quello che sperava di avere”.
Vittorio Feltri ritiene che “i meridionali in molti casi siano inferiori”. Affermando “in molti casi” si capisce anzitutto che, dall’alto della sua ipocrisia lapalissiana, Feltri desideri salvare il suo rapporto con molte persone meridionali e calabresi, con cui ha condiviso il suo lavoro - diciamo così - giornalistico e non solo. Affermando che “i meridionali siano inferiori”, il “giornalista” dimostra di non conoscere la storia del nord, neppure la letteratura della sua terra.
Si sa che la letteratura è capace di raggiungere molto più facilmente le persone che, forse come egli stesso, con i saggi storici non hanno particolare dimestichezza. Forse sbaglio (per avere una controprova bisognerebbe chiedergli di adagiare la mano nella bocca della verità), ma ritengo che Vittorio Feltri non abbia mai letto “I promessi sposi” e, se lo abbia fatto distrattamente qui e là, mai abbia avuto la capacità di riflettere su alcuni concetti riferiti dal suo autore, Alessandro Manzoni, autenticamente uomo del nord e sicuramente scevro dall’essere ipocrita.
"Questo matrimonio non s'ha da fare, né domani, né mai" è una tipica espressione mafiosa che i bravi avevano imposto al povero don Abbondio. Non poteva essere migliore e autorevole descrizione di Alessandro Manzoni nei “Promessi sposi” riguardo alla società malata, anche "sulle rive del lago di Como", dove “l'Innominato" era considerato il più potente “bandito” cui si era rivolto Don Rodrigo perché facesse rapire Lucia dal convento di Monza in cui si era rifugiata.
La mentalità e la subalternità di quella cultura comune fra nord e sud aveva subìto una modificazione con l’avvento dell’Impero austriaco attraverso leggi imposte con severità, mentre al sud era rimasta viva la cultura oppressiva del governo spagnolo. Questo concetto, ben “confinato” dagli studiosi, al nord non viene gradito: l’indizio è in una esperienza personale attraverso la quale ebbi “l’ardire” di recensire un libro in cui parlavo “dell’Innominato” come antesignano letterario del concetto mafioso, tratto da storia vera del seicento. Se il comportamento mafioso descritto nel contesto della sua terra non è gradito dagli studiosi, viene rimosso e opportunamente dimenticato, figurarsi se un qualsiasi Vittorio Feltri, che non è uno studioso e neppure una persona razionale e riflessiva - ma solo un anziano che ha perduto ogni freno inibitore - sia capace di ricorrere a un romanzo storico per riflettere sul mondo contemporaneo.
Eppure, se avesse avuto una schietta capacità riflessiva, piuttosto che ipocrita, Feltri avrebbe avuto l’opportunità di riflettere sulla comune indole culturale fra sud e nord proprio in tempi di coronavirus.
Il primo pensiero di tutti i cittadini italiani di fronte al decreto del Presidente del Consiglio di trattenersi in casa non è stato di adeguarsi, ma di cercare il modo in cui trasgredire. Il concetto era rimasto tale e quale nei secoli, sia al nord che al sud; alla luce del coronavirus, chi potrebbe negarlo? L’unica differenza storica fra nord e sud è stata in una diversa evoluzione, laddove al nord una classe politica “di tipo asburgico” aveva fatto sì che l’Italia si distinguesse dal sud fra legalità e illegalità, la cui differenza diventa ogni giorno di più sempre più labile.
Chi potrebbe negare anche questo concetto? Quale inferiorità dunque se non quella di vedere cittadini italiani famosi in ogni campo dello scibile umano? Una differenza per la quale siano “in molti casi” i cittadini del nord a sentirsi inferiori la vedrei nello spirito razzista che alberga da sempre nella loro indole. La causa la si può trovare nella favola di Esopo allorquando per reagire a una sconfitta si sostiene di non aver mai desiderato la vittoria.
Feltri appare più come un insoddisfatto, forse avrebbe desiderato dalla vita ciò che non ha ottenuto e allora reagisce a destra e manca come Mazzarò, personaggio del drammaturgo, siciliano e Premio Nobel, Luigi Pirandello che, avvicinandosi al punto di morte, "andava ammazzando a colpi di bastone le sue anitre e i suoi tacchini", esclamando: “Roba mia, vientene con me!".