Bookdown..."Il Virus della lettura..." a cura di CARMINE CASTORO
Da McDonald’s al Covid, l’imperativo è: razionalizzare tutto.
(Prima Pagina News)
Venerdì 11 Dicembre 2020
Roma - 11 dic 2020 (Prima Pagina News)
Da McDonald’s al Covid, l’imperativo è: razionalizzare tutto.
Ore 18, tipico supermercato di una metropoli.

Nel mio caso, Roma. Una ressa di persone accalcate su torroni caciotte salami e cocacole. Persone su persone in pochi metri quadri, carrelli che si urtano, gente vicinissima in attesa dell'etto e mezzo di granbiscotto, famigliole che portano i figli piccoli a sgambettare fra nastrini e cesti di Natale e confezioni di latte parzialmente scremato, anziane casalinghe che si fermano di fronte al reparto mozzarelle in improvvisate mini-riunioni condominiali o in conviviali simil-stese di panni al balcone, commentando tizio e caio, Maradona e le tasse. Ma tutti come docili pecorelle senza pastore con la mascherina che protegge.

Embè certo, sul cibo non si comanda; tutto è stato sempre consentito ai grossi brand della distribuzione sin da marzo, nessuna chiusura, tutti dentro, tutti sopra e sotto, tutti insieme amorevolmente, a spendere conversando, a consultarsi riempiendo le sporte. Mentre le stesse persone distanziate e trasfigurate dall’ormai ineludibile lenzuolino facciale, in una sala convegni, libreria o biblioteca che dir si voglia, non possono ascoltare un relatore, nessuna presentazione di best seller, nessun evento culturale teatrale cinematografico, nessuna mostra di quadri, la prima alla Scala versione elettronica, ogni conferenza e scambio di idee trasposto nel circo mondiale dello Schermo.

E certo, se no ci infetteremmo... E cosa dovremmo dire degli aerei che dalla scorsa primavera imbarcano passeggeri gomito a gomito in deroga a qualsiasi distanziamento previsto per gli intercity, per esempio. E di bus e metro dove la calca regna sovrana?

E dei ridicoli pugnetti o strette “di gomito” che ci si scambia come se fossimo tutti degli zombi putrefatti cha vagano per le strade, mentre papa Francesco giorni fa ha offerto la sua nuda mano a due militari di guardia in garitta, ricevendola da par loro?

E cosa dire degli ettolitri di gel nei quali siamo immersi da mesi, del terrore del minimo sfioro o di una carezza al nonnino morente o al nipotino festante, mentre in tv a ogni gol assistiamo a una collinetta di corpi che esultano l’essere passati in vantaggio o l’aver pareggiato al novantaquattresimo minuto senza la minima intenzione-dry, con baci abbracci e sudori che si mescolano, o di giocatori che ancora si avvicinano a pochi centimetri dalla faccia dell’arbitro per contestare un rigore o un’ammonizione?

Mercoledì sera durante Ajax-Atalanta, due terapisti olandesi sono entrati in campo e hanno curato un loro tesserato col sangue che gli usciva dalle gengive dopo uno scontro, senza guanti né mascherina… Esempi che ben evidenziano come siamo attualmente governati, almeno in Italia, da una casta di politici che hanno fatto delle tre famigerate I Imposizioni Imperizia Impostura, una ferale trigonometria di incapacità gestionali, deleghe opache e ambigue a misteriose “cabine di regia” e task force di “esperti”, assenza di una vera etica della comunicazione pubblica, cancellazione di ogni assunzione di colpa per tutti i ritardi e le inadempienze che hanno affossato sin dall’inizio la questione dell’epidemia rendendola monstre, a livello di esternazioni istituzionali e di titoli di giornale.

Siamo nell’impazzimento generale, altro che dare la parola a “illustri” professoroni e seguire il milionesimo finto reportage che va a insozzare con lo sguardo pornografico delle telecamere la privacy delicatissima di poveri infermi spaccati dalla polmonite e prossimi al trapasso. Esercizio di vojeurismo fine a se stesso che ha visto finanche Formigli e la Berlinguer in prima linea in questa oscena caccia allo share travestita da fattualità.

Lo stesso Andrea Scanzi nel suo ultimo libricino La congiura dei peggiori (Rizzoli) – una grottesca sarabanda di inascoltabili della nuova destra tricolore -, fra tutti i ritratti di poltronati più o meno noti che mixano ignoranza, ultranazionalismo e violenza ideologica, cita, ovviamente Trump, che fra varechina e idroclorochina non sapeva più come detergere le nostre budella dal Corona, e una certa Teodora Tiziana Rizzo, candidata sindaco con Fratelli d’Italia a Latiano vicino Brindisi, che, a pochi giorni dalla positività di Briatore, ipotizzava che il virus fosse qualcosa di chimico controllabile a distanza, e quindi indirizzabile alla bisogna come un vettore nucleare contro quelli che avevano osato opporsi a Conte & soci… La verità è che irrazionalità e burocratizzazione estrema non si elidono a vicenda, ma si stringono in un patto di complicità, in un crollo verticale, in una gabbia che è di acciaio o di velluto a seconda delle strette che subisce, e che raggiunge rapidamente l’unico fine che dovremmo cercare di evitare: un bel giro di vite e di bulloni alle nostre esistenze ormai incapaci di distinguere il bene dal male in quel policlinico en plen air in cui l’establishment ministeriale che ci sovrasta ha deciso di mutare la nostra quotidianità.

Lo dice perfettamente il grande sociologo americano George Ritzer di cui è uscita nelle ultime settimane una attualizzazione dei suoi classici studi anni ’90 dal titolo La McDonaldizzazione del mondo nella società digitale (FrancoAngeli):


“”Irrazionalità” significa anche che i sistemi razionali sono disillusi: hanno perso la loro magia e il loro mistero.

Cosa più importante, quelli razionali sono sistemi irragionevoli che negano l’umanità, il raziocinio umano, alle persone che ci lavorano all’interno o che ne traggono vantaggi. In altre parole, i sistemi razionali sono disumanizzanti”.

Che tradotto vuol dire: dalle pianificazioni fordiste delle fabbriche ai campi di sterminio, dal cibo inscatolato ai menù dei fast-food, dalla uberizzazione delle auto a noleggio ai suggerimenti letterari di Amazon su basi algoritmiche, dai Mc jobs che sfruttano i consulti rapidi e le sollecitazioni dei clienti via Internet a cliniche e Asl dove è tutto un profluvio di moduli da compilare e protocolli da rispettare, l’industrializzazione del nostro sentire, delle nostre abitudini emozioni decisioni, finanche della fase del decesso, è la via maestra che l’Occidente ha elaborato e sperimentato incessantemente negli ultimi secoli.

Fino alla fase-Covid, dove tutto è influenzato da un nuovo reticolo obbligazionario e ispettivo, formalistico e anti-pietistico, fondato su condotte parcellizzate, dettagliate, micronizzate, bollinate, iper-semantizzate nella loro evenienza, che evaporano in un surrogato di convivialità.

E dove, come nell’ultima baracconata del Dpcm delle vacanze di fine anno, finanche la nostra affettività è decimata o millimetrata, e se aspettiamo la mezzanotte della vigilia per far ancora apparire Santa Klaus ai bambini o andiamo a messa davanti al presepe (per chi ci crede) rischiamo il Vajont della nostra inaggirabile profilassi, della nostra incubatrice collettiva alla quale abbiamo rimesso la totalità della vita di ciascuno.

Due ore prima no, alle 22 siamo salvi. Dice Ritzer: “Per raggiungere la prevedibilità, una società razionalizzata e i suoi sistemi enfatizzano la disciplina, l’ordine, la sistematizzazione, la formalizzazione, la routine, la coerenza e l’operatività metodica”.

Mettiamoci fra questi relè del nuovo soft-power anche i bollettini giornalieri di defunti e intubati, la grancassa mediatica che fa soldi sulle stesse cose tremebonde spacciate per informazione, e la retorica dei nostri degnissimi rappresentanti dello Stato che impugnano “bene comune” e “salute pubblica” per portare avanti campagne autoassolutorie e una micidiale omicidiaria ingerenza sul destino il lavoro la dignità e la sopravvivenza vera di milioni di individui; ecco, aggiungiamo anche questo al cursus di un Occidente inox e militare, e dimentichiamoci una volta per sempre di collocare Orwell nello scaffale delle “distopie” fantascientifiche…

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Andrea Scanzi
George Ritzer
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