Bookdown..."Il Virus della lettura..." a cura di CARMINE CASTORO
Violenza e dolori “soft”.
Il Potere oggi è analgesico .
(Prima Pagina News)
Martedì 27 Aprile 2021
Roma - 27 apr 2021 (Prima Pagina News)
Violenza e dolori “soft”.
Il Potere oggi è analgesico .
Dal teatro degli orrori in cui erano state trasformate la condanna del colpevole e la sua punizione pubblica, soprattutto nel XVII e XVIII secolo, siamo passati a una “società della prestazione”, dove vige l’assioma della “violenza della positività” e del “conformismo del consenso”. 



Parola del filosofo sudcoreano Byung-Chul Han che in “Topologia della violenza” (Nottetempo) ci fa capire come per il Potere, oggigiorno, intimidazione e minaccia, e aggressione fisica dell’Altro, siano armi alquanto spuntate e di corto respiro, poiché la vera lungimiranza di chi vuole controllare le volontà altrui si manifesta nell’elemento discorsivo, nel dire le cose, nel farsi linguaggio, nel tracciare i confini della percezione generale, le scale valoriali, nel ridurre al minimo i parossismi rivoltosi e antisistema, nel fomentare l’enfasi di una gioiosa acquiescenza, piuttosto che una recalcitrante obbedienza a ciò che proviene dall’alto come obbligo e dover essere.


Le costrizioni, le lezioni, i dogmatismi, i reindirizzi “educativi” portano via tempo, sono obbrobriosi, faticosi da eseguire e da accettare. Meglio è creare abitudini, regolarità, passioni levigate, giudizi appropriativi dell’esistente; la vita omaggiata secondo il riaccendersi di un senso ovvio che brulica tutto dentro di sé e che esclude il noi, in linea con quel nuovo fiammeggiare dell’identità che Han chiama “autosfruttamento”, “autocoercizione” spacciata per libertà.

Un Potere affrancato da torture e supplizi, ma diretta emanazione di quelle pratiche silenziose, inerti, sottili, distributive e ipervisibili che portano storicamente alla società della disciplina e alla contemporanea Biopolitica, la cui forza – come diceva Foucault - è “di non intervenire mai, di esercitarsi spontaneamente e senza rumore, di costituire un meccanismo i cui effetti si concatenano gli uni agli altri”.

Un potere che si basa, ormai, su forze oscure e semoventi, setacci di seta, impalpabili, senza il clangore delle catene, senza il buio delle cayenne, senza lo scandalo della lesa maestà del tiranno di turno, ma alla luce piena di un’Impersonalità cui tutto si confà, in nome dell’unica vera Macchinazione globalizzata consentita, che fa a meno di un cavaliere da disarcionare, un locomotore da patentare o una rotta da cui deragliare: la spettacolarizzazione del Bios naturale e sociale, la monetizzazione delle intenzioni, l’edulcorazione delle libertà.

Han, forse anche esagerando questa sincronica globalizzata circolazione di merci messaggi immagini e umanità incoscienti che negherebbe ogni soggettività militante e trasformatrice, punta molto il dito su una ormai avvenuta e fatale de-simbolizzazione e de-conflittualizzazione dei rapporti interpersonali, anche in un altro libro, “La società senza dolore” (Einaudi), dove la sparizione dell’Altro, nella doppia maschera del nemico e del fratello, assume i contorni di un “processo de-immunizzante”: niente più resistenze, guerra alla sofferenza corporale e ai cammini impervi della ricerca di senso, via libera all’anestesia del pensiero, all’analgesia di ogni immaginario politico, alla refrattarietà a ogni critica e dissenso ottenuta per “via medicamentosa e mediale”. 
 

L’uomo arde di burnout e di depressione: velocizza in chiave performativa la sua energia produttiva, si sgancia dalla solidarietà, non intravvede alcun responsabile esterno del suo destino, e dunque tende a flagellarsi e intorpidirsi, quando non ad ammalarsi di una vita ipertonica ma senza veri ideali, senza coordinate etiche, senza missioni, nella pura “prosa della compiacenza”.

Prosciugato, dice Han, dall’”inferno dell’Uguale” e senza quella levatrice del Nuovo che è proprio dell’”esposizione” al diverso da noi, l’individuo si costituisce in un continuo recharge, in una progressiva galvanizzazione (che sa anche di lento spegnimento) rispetto alle intimidazioni e alle diffide felpate del Potere - di cui diventiamo pannelli fotovoltaici, superfici di incidenza, caloriferi -, che agisce con noi come una sorta di cacciavite cercafase per vedere se siamo in accensione, se siamo in piena elettromotricità, che non siamo spirati, ma senza più urlare, sopraffare, incidersi sulla nostra carne in maniera orripilante come avveniva sui patibili e nei codici della barbarie e della vendetta, oggi soppiantati dal salutismo, dall’efficientismo e dall’organicismo della “nuda vita”. Covid docet.

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