Bossetti, nel “dubbio” la Corte non avrebbe dovuto condannarlo al carcere a vita

Decine di giuristi in questi mesi e in questi anni si sono lasciati andare ad analisi parallele e simili alla nostra.

di Maurizio Pizzuto
Lunedì 15 Ottobre 2018
Roma - 15 ott 2018 (Prima Pagina News)

Decine di giuristi in questi mesi e in questi anni si sono lasciati andare ad analisi parallele e simili alla nostra.

Oggi parliamo della sentenza della Corte di Cassazione contro Massimo Bossetti per il delitto di Yara Gambirasio, una sentenza che è a nostro giudizio una “sentenza ingiusta”. Lo scriviamo naturalmente con tutto il rispetto che abbiamo verso la Corte, ma ci aspettavamo dalla Corte un giudizio diverso, sostanzialmente diverso.

Avendo noi seguito per tutta la durata del processo l’evoluzione della vicenda giudiziaria siamo oggi in grado di obbiettare che la Corte avrebbe potuto emettere una sentenza meno pesante. Noi pensiamo che, nel dubbio, la Corte avrebbe dovuto rinviare Bossetti ad un nuovo processo, perché fino ad ora i processi che si sono sviluppati dopo la prima sentenza di condanna nascondono troppi lati oscuri e pongono interrogativi spesso inquietanti.

Non siamo noi a dirlo, ma decine di giuristi in questi mesi e in questi anni si sono lasciati andare ad analisi parallele e simili alla nostra.

Certo, oggi condividiamo in pieno quanto, subito dopo la sentenza definitiva di condanna da parte della Corte ha scritto ieri l’altro sul suo profilo fb uno dei più affermati penalisti italiani, il prof. Carlo Taormina: “La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso e questo giuridicamente significa che gli avvocati hanno sbagliato il ricorso.

Ma io so, per aver letto il ricorso, che esso era assolutamente ammissibile perché chiedere un accertamento può essere infondato ma non inammissibile.”

Ma il prof Carlo Taormina non si ferma qui, e aggiunge: “Questa è un’altra terribile devianza in cui da tempo si trastulla, e cinicamente si diverte, la Corte di Cassazione perché deve scaricare le sue responsabilità, le sue incapacità e incompetenze sugli avvocati, i quali per la incapacità che li attanaglia, subiscono e basta.

Il diritto di difesa costituzionalmente protetto, non esiste più da tempo.” Per noi Bossetti rimane innocente, ma solo perché della sua colpevolezza non esiste nessuna certezza assoluta, e nel dubbio per noi è non colpevole.

La Corte avrebbe dovuto riconoscere l’esistenza del dubbio, e di fronte al dubbio avrebbe dovuto decidere magari un nuovo processo, più serio di quanto non sia stata l’inchiesta immediatamente successiva al delitto.

Non vorremmo mai credere o immaginare che in questo nostro Paese, pur di dare alla folla il nome e il volto di un assassino a tutti i costi, sull’onda di ogni possibile emozione popolare, si prenda il primo che si incontra per strada, e che come in questo caso con la vittima ha avuto in qualche modo qualcosa a che fare. e gli si costruisca attorno una montagna impossibile da scalare.

E’ proprio per questo che oggi abbiamo scelto di fare nostro l’appello che Carlo Taormina affida alla rete: “Abbiamo un nuovo, giovane e competente ministro della giustizia che fa parte del governo del cambiamento.

Si cambi prima di tutto la giustizia, mettendo fuori dai tribunali i magistrati togati e facendovi entrare le giurie popolari; si eliminino i pubblici ministeri e si metta al loro posto l’Avvocatura dello Stato; alle indagini ci pensi la polizia; si istituiscano corti di Cassazione regionali e una Suprema Corte solo per l’affermazione dei grandi principi perché una Corte Suprema per tutti i processi ha fatto il suo tempo, anzi è sbagliata e continuamente fallisce.”

Ora Bossetti vivrà il resto della sua vita in carcere, e la cosa che ci auguriamo è che qualcuno possa aiutarlo a sopportare il carcere con la giusta serenità. M.P.


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