Calabria & Sanità. Il grande sacco. Santo Gioffrè “Ho denunciato tutto e lo Stato mi ha tolto di mezzo”
Impressionante, scandalosa, raccapricciante denuncia pubblica del medico scrittore calabrese Santo Gioffrè che oggi nel suo ultimo libro “Ho Visto” (Catelvecchi Editore) racconta la sua drammatica esperienza ai vertici dell’Azienda Sanitaria di Reggio Calabria, e la scoperta di quella che lui chiama la “Contabilità Orale”, un modo con cui per anni ogni sorta di criminalità ha chiuso grandi affari milionari con le istituzioni. Domani la prima uscita pubblica del saggio in tutta Italia, e dopo l’intervista clamorosa che lo stesso Santo Gioffrè ha rilasciato giorni fa alla BBC di Londra il libro è destinato ora ad essere tradotto in inglese per l’estero. Primo caso letterario del genere in Calabria.
di Pino Nano
Martedì 15 Dicembre 2020
Roma - 15 dic 2020 (Prima Pagina News)
Impressionante, scandalosa, raccapricciante denuncia pubblica del medico scrittore calabrese Santo Gioffrè che oggi nel suo ultimo libro “Ho Visto” (Catelvecchi Editore) racconta la sua drammatica esperienza ai vertici dell’Azienda Sanitaria di Reggio Calabria, e la scoperta di quella che lui chiama la “Contabilità Orale”, un modo con cui per anni ogni sorta di criminalità ha chiuso grandi affari milionari con le istituzioni. Domani la prima uscita pubblica del saggio in tutta Italia, e dopo l’intervista clamorosa che lo stesso Santo Gioffrè ha rilasciato giorni fa alla BBC di Londra il libro è destinato ora ad essere tradotto in inglese per l’estero. Primo caso letterario del genere in Calabria.
Vecchio idealista, uomo esteriormente rude, protagonista indiscusso della sinistra storica in Calabria, Santo Gioffrè -che per mestiere fa il medico ginecologo a Palmi ma che è soprattutto conosciuto in Italia come scrittore e romanziere della grande scuola meridionale- nel 2015 viene nominato dalla giunta regionale in carica Commissario Straordinario dell'ASP di Reggio Calabria, e qui incominciano i suoi “guai terreni”.

Subito dopo il suo insediamento, incomincia a mettere mano alle poche carte che trova sul suo tavolo di gestore unico della sanità nella provincia più “discussa” d’Italia, e scopre -quasi per caso- che da quel giorno in poi la sua vita avrà a che fare soprattutto con un deficit di bilancio unico in Italia e con un disastro finanziario impossibile da risanare.

Ma l’uomo ha il carattere forte e la tempra giusta per credere di potercela fare da solo, a rimettere ordine in questo caos di totale confusione. Per giorni e notti lavora sulle cifre che ha davanti, ma intuisce immediatamente che molte cose non vanno. E man mano che va avanti nella conoscenza dei dati contabili dell’Azienda Sanitaria si rende conto che ha di fronte un quadro a dir poco scandaloso e allarmante.

Convoca allora i suoi funzionari più diretti, legge tutti i rapporti redatti dai suoi predecessori, cerca insomma di capire perché l’Asp di Reggio Cal fin dal 2013 è senza bilancio consolidato in quanto, quell’anno, fu bocciato e mai più redatto. Molte delle spese sostenute dalla sanità reggina sono state fatte infatti sulla “parola”. Cosa significa? Che non ci sono carte contabili. Non ci sono ricevute di pagamenti effettuati. Non ci sono riscontri finanziari.

Non ci sono registri contabili affidabili, ma solo “parole affidate al vento e alla memoria di qualcuno”. Molte cose sono state acquistate e saldate sulla base di accordi o promesse verbali, “sulla parola”, magari con una semplice stretta di mano. Roba da non crederci. Bastava una stretta di mano, e l’affare si chiudeva in quel modo. Ma così andavano le cose, nella più importante azienda sanitaria calabrese.

Verba volant, scripta manent. Santo Gioffrè la chiama “Contabilità orale”, nel senso di contabilità affidata alla memoria storica di qualcuno, di cui però non ci sarà mai traccia vivente. Parliamo di contabilità di milioni di euro mai regolarizzati, e mai trascritti su carte documenti o anche semplici memorandum. Per anni tutto è avvenuto “sulla parola”.

Una stretta di mano, uno sguardo ammiccante, un accordo da chiudere, e soprattutto la certezza poi che qualcuno avrebbe alla fine pagato il conto.

E il primo “conto” che Santo Gioffrè, nella sua veste di neocommissario della sanità reggina deve saldare è una “piccola” fattura di 6 milioni di euro ad una struttura privata convenzionata di Reggio Cal. Avete letto bene. 6 milioni di euro, mica bruscolini. Dopo 20 giorni dall’insediamento, Santo Gioffrè riceve la visita di un signore, già curatore legale di quella struttura. Nel suo libro Gioffrè fa nomi e cognomi precisi. Il neo-commissario lo riceve ma viene raggelato dal suo racconto.

Questi riferisce che prima del suo insediamento, l’Asp aveva pubblicato una delibera, con tutti i pareri di rito favorevoli, in cui veniva riconosciuto ad una Casa di Cura privata convenzionata un debito da pagare di 6 milioni di euro. “Dottore, noi avevamo già incassato, nel 2009, i sei milioni che ci dovevate.

Poi, nel 2014, io stesso ho curato, a nome del Consiglio d’Amministrazione, la vendita ad altri della Casa di Cura. Ora, scopriamo che si stanno pagando le stesse fatture che, allora, ci furono pagate…”. Fine della favola? Niente affatto. Santo Gioffrè chiede ulteriori verifiche e scopre per bocca dei suoi amministrativi che quel saldo di 6 milioni di euro in realtà, per come riferito, era probabilmente avvenuto “sulla parola”.

Nel senso che il debito era stato regolarmente saldato dalla Banca tesoriere dell’Azienda Sanitaria, ma nessuna ricevuta specifica, fattura per fattura pagata, era stata trasmessa all’Ufficio Economico-finanziario dell’Asp affinché la partita debitoria, da quel momento in poi, risultasse estinta. Da qui, poi, la seconda richiesta di saldo, evidentemente vogliamo pensare per via di fatture precedenti già saldate ma assolutamente inesistenti. Che fare? Gioffrè, ricevuti i documenti che accertano il pagamento avvenuto, scrive allora di proprio pugno la delibera di annullamento della precedente delibera, e blocca il saldo di 6 milioni di euro disposto per la nuova società.

Il Medico-Scrittore, proseguendo nel suo lavoro di ricerca, scopre ulteriori fatture pagate due volte, soprattutto a multinazionali del farmaco e intuisce il sistema che ha trasformato l’Asp di R.C. in bancomat. E ‘facile immaginare, a questo punto, cosa accadde nelle settimane successive. Santo Gioffrè viene cacciato dal suo incarico. Lo mandano a casa nel giro di qualche giorno, e lo fanno senza pietà, quasi fosse un appestato.

Naturalmente, lo mandano via con una “scusa istituzionale” assolutamente “impeccabile”, e fra l’altro anche giuridicamente incontestabile. L’ANAC, l’Autorità Anticorruzione guidata allora da Raffaele Cantone scopre che la sua nomina di Commissario dell’ASP di Reggio Calabria è incompatibile perché Gioffrè, nel 2013, era stato candidato, sconfitto, alla carica di Sindaco di Seminara, un paesino di 1500 mila anime. Bene, oggi -grazie a questo libro di grande coraggio ed efficacia mediatica vi assicuro- questa storia della “Contabilità orale” farà ormai il giro del mondo.

Mi permetto solo di darvi un consiglio. Avete voglia di capire come, in storie come queste, di grandi affari milionari, si materializza la Ndrangheta? Ecco, nelle prime quattro pagine di “Ho visto” troverete il racconto dettagliato, inquietante, drammatico e clamoroso di un incontro tra il medico-scrittore e un signore elegante e dall’atteggiamento sobrio che è un affresco attualissimo del rapporto tra la ‘ndrangheta e le Istituzioni di questo paese, e di fronte al quale lo scrittore confessa: “Quando tutto iniziò ebbi subito la sensazione di trovarmi di fronte all’amore e alla morte… Sentii il gelo di quando muore qualcuno... Quell’uomo aveva lavato e asciugato il mio coraggio.

Mi sentivo nudo e avevo freddo, il cuore mi sembrava diventato vegetale, non aveva più un battito. In quei momenti è difficile rimanere lucidi. Rimasi muto. Lo accompagnai con lo sguardo, fin quando non si perse tra la folla.”. Il dopo è tutto qui, in questo libro certamente degno ora dei più prestigiosi premi letterari dell’anno.

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