Calabria, Sanità da Terzo Mondo, il report shock di due cronisti navigati. Una denuncia pesantissima al Paese.
“Disastro Pandemico in Codice Rosso. La Sanità in Calabria tra mafia e paradossi”, la prima uscita a Cosenza è stato un vero e proprio bagno di folla, nonostante il gran caldo. Un libro denuncia, un’inchiesta a tutto campo, ma anche un appello al Paese per questo eterno stato di abbandono in cui versa la Calabria.
di Pino Nano
Sabato 10 Luglio 2021
Roma - 10 lug 2021 (Prima Pagina News)
“Disastro Pandemico in Codice Rosso. La Sanità in Calabria tra mafia e paradossi”, la prima uscita a Cosenza è stato un vero e proprio bagno di folla, nonostante il gran caldo. Un libro denuncia, un’inchiesta a tutto campo, ma anche un appello al Paese per questo eterno stato di abbandono in cui versa la Calabria.

“Disastro pandemico in Codice Rosso. La Sanità calabrese, tra mafie e paradossi”, appena fresco di stampa, è l’ultimo saggio scritto a quattro mani da due vecchi cronisti di razza calabresi, Attilio Sabato e Arcangelo Badolati, obiettivo puntato questa volta sullo stato della Sanità in Calabria, che storicamente fa acqua da tutte le parti, e che ha anche tragicamente segnato la storia di questa regione del Sud così lontana da tutto e da tutti.

Anni di “scorribande” e di “improvvisazioni gestionali”, in un comparto che i calabresi non hanno mai sentito “efficiente e pronto”. Nel corso della serata è riecheggiato spesso il mantra “commissariamenti inefficaci” e, a volte, “dannosi”. Il giornalista Carlo Macrì, nel suo intervenuto ha puntato l’indice anche contro l’attuale commissario “è un mio amico, un grande poliziotto, ma la gestione della Sanità, ha bisogno di altro, molto altro”.

L’inviato del “Corriere della Sera” si è soffermato anche sul “peso ingombrante” dell’apparato burocratico. “I debiti prodotti dalle Asp e dagli ospedali sono diretta conseguenza di malgoverno di direttori e commissari, bisogna prendere atto di questo, avere il coraggio di dirlo e chiedere alla magistratura di intervenire ove la situazione lo richiede”.

Badolati e Sabato, hanno spiegato che il libro non è “contro la sanità calabrese, popolata da tanti grandi professionisti senza i quali saremmo allo sbando, ma un grido d’allarme che giunge dai cittadini calabresi

Nel corso dell’iniziativa si sono alternate una serie di testimonianze, tra le quali quella di Simona Loizzo, dirigente medico e moglie di Lucio Marruocco, il medico in servizio all’Annunziata di Cosenza,  responsabile del servizio vaccini, morto suicida. Toccanti e forti le parole della Loizzo che ha raccontato “l’inferno che ha vissuto”.

Un saggio-denuncia, dunque, in cui gli autori proclamano la propria convinzione di fondo, che è questa: “In Calabria, soprattutto, la Sanità è da decenni il più ambito dei “passaggi” per carriere possibili, “parcheggio” dorato per burocrati giunti a fine corsa spediti dal governo centrale in Calabria, indipendentemente dal grado di competenze in materia. Tutto è Sanità: attenzione, lavoro, risorse, inchieste, progetti, ambizioni, futuro”.

Ma nella prefazione che ne fanno sono ancora più diretti ed espliciti: “Rieccoci. Undici anni dopo aver raccontato storture, sprechi, paradossi e contraddizioni della sanità calabrese ci siamo rimessi a scrivere. L’arrivo della pandemia ha messo a nudo ciò che in tanti tentavano di nascondere dietro le insegne luminose e ingannevoli di ospedali riammodernati solo a parole, strumentari ultramoderni mai entrati in funzione e nosocomi ingiustamente chiusi in nome di un “taglio” agli sprechi che era, invece, un colpo d’ascia alla sanità di prossimità e all’assistenza alle popolazioni.

L’incedere del Covid 19, le decine di morti registrate nella regione, hanno rappresentato la tragica opportunità per rimettere tutto in discussione e levare la patina sparsa a piene mani su strutture e servizi, aziende ospedaliere e sanitarie, trasformate in sepolcri imbiancati. L’ipocrisia politica, l’improvvisazione riscontrata nell’agire di molti dirigenti di settore, il ciarliero festival inscenato quasi quotidianamente per annunciare soluzioni e interventi puntualmente disattesi ci hanno indotto a indagare e raccontare quanto stava realmente accadendo”.

Il quadro generale è davvero devastante, e se non conoscessimo la serietà e lo scrupolo con cui gli autori raccontano la sanità calabrese verrebbe naturale nutrire qualche dubbio. Ma loro restano categorici nel giudizio finale: “In questo libro- spiegano con forte determinazione- che è il naturale seguito di quello pubblicato nel 2010, troverete la mappa d’uno scempio che ha dunque radici nel passato e freschi e velenosi germogli nel presente. Ogni cosa che abbiamo deciso di raccontarvi trova puntuale riscontro in atti pubblici e provvedimenti giudiziari e la sola ragione che ci ha indotto a scriverne è l’indignazione”.


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