Covid, Massimo Fioranelli: “I virus non se vanno saltellando. Rischiamo la vita, o sarà ineluttabile la morte”

La pandemia in atto nel mondo ha scatenato paure e terrore ancestrale, ma per uscirne serve la consapevolezza che solo gli scienziati possono avere. L’opinione del Prof. Massimo Fioranelli, professore associato di Fisiologia Umana all’Università degli Studi Guglielmo Marconi di Roma.

(Prima Pagina News)
Venerdì 17 Aprile 2020
Roma - 17 apr 2020 (Prima Pagina News)

La pandemia in atto nel mondo ha scatenato paure e terrore ancestrale, ma per uscirne serve la consapevolezza che solo gli scienziati possono avere. L’opinione del Prof. Massimo Fioranelli, professore associato di Fisiologia Umana all’Università degli Studi Guglielmo Marconi di Roma.

“L'unica cosa che dobbiamo temere è la paura stessa - un terrore senza nome, irragionevole, ingiustificato, che paralizza gli sforzi necessari per convertire la ritirata in progresso”. Queste parole sono di Franklin D.Roosevelt. La sua sfida era la recessione, non la malattia.

La paura è pericolosa, è il nemico della ragione, sopprime l'equilibrio ed il giudizio; ed è contagiosa. Roosevelt pensava che il governo facesse troppo poco. Ma oggi è più probabile che la paura spinga i governi a fare troppo, dato che i politici corrono a nascondersi di fronte al panico pubblico. La nostra epidemia ne è l'esempio più emblematico.

Questa sera tuttavia siamo più sollevati, abbiamo sentito dal Ministro Boccia, con la sua mascherina a canali unificati, che ci sarà la soluzione al problema: verrà instituita niente di meno che una cabina di regia. Come non averci pensato prima; naturalmente a tale cabina di regia parteciperanno gli stessi che hanno amplificato questa grave situazione, ma fa nulla. Il lock down era necessario ed è durato sufficientemente a lungo.

Ha consentito una riduzione del numero dei ricoveri e dell’occupazione delle terapie intensive, unico motivo per cui fu implementato. Ma ora si va oltre l’umanamente consentito, oltre la sopportazione fisica e psicologica. Ma davvero qualcuno con un minimo di razionalità può pensare che si possa vivere in questo modo fino all’azzeramento dei contagi, all’annullamento della mortalità, alla messa in commercio di un non si sa quanto efficace vaccino?

Gli esperti iniziano a parlare di mesi, semestri, anni; in questo modo entriamo in un sinistro contesto in cui la cura diviene essa stessa una patologia. Nella migliore delle ipotesi, le misure di isolamento sono comunque solo un modo per guadagnare tempo. I virus non se ne vanno saltellando, bisognerà conviverci, probabilmente per sempre. Usciremo da questa crisi quando acquisiremo una qualche immunità collettiva.

È così che le epidemie si estinguono. Quel momento arriverà, in assenza di un vaccino, e solo quando una parte sufficiente della popolazione sarà stata esposta. Gli scienziati vanno ascoltati per quello che hanno da dire, a volte poco, ma non sono i più qualificati a stabilire come modificare l’assetto di una società.

Tutti noi abbiamo la responsabilità di mantenere il senso delle proporzioni, di contestualizzare la situazione, di riconoscere le differenze nelle aree geografiche e nella diversa incidenza della malattia nella popolazione. Nonostante tutto i governi hanno adottato, con il sostegno dell'opinione pubblica, le misure più estreme e indiscriminate.

Abbiamo sottoposto la maggior parte della popolazione, giovane o anziana, vulnerabile o meno, alla detenzione domiciliare a tempo indeterminato.

Ci siamo impegnati ad abolire la socializzazione umana in modi che portano a un disagio inimmaginabile. Abbiamo dato alle forze dell'ordine poteri che, anche se rispettassero i limiti democratici, creeranno un modello di vita autoritario del tutto in contrasto con le nostre tradizioni. Non si possono trattare gli esseri umani come oggetti, meri strumenti di politica, negando il futuro economico alle nuove generazioni.

Può essere questo il prezzo della nostra paura’?”


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