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Uno studio pubblicato sulla rivista “Science”, sottolinea come gli strumenti e mezzi più importanti per contrastare la circolazione dei Virus, sia un costante e approfondito sequenziamento genetico al fine di frenare la diffusione delle mutazioni del Virus Sars-Cov-2, che destano preoccupazione poiché appaiono, come nel caso delle varianti (Delta ed Epsilon), che ormai diffuse in centinaia di paesi del mondo sembrano essere più resistenti sia agli anticorpi generati dai vaccini a Rna messaggero, sia a quelli generati dalle infezioni da Virus Sars-Cov-2.
L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) conferma che la crescita e la corsa della variante Delta a partire dal mese di agosto, subirà una ulteriore e pericolosa accelerazione.
La circolazione di nuove forme di Virus preoccupa anche gli esperti del “Dipartimento Prevenzione del Ministero della Salute” e la variante Delta che già ora è prevalente ed altre varianti che prossimamente circoleranno, faranno aumentare la crescita dei contagi che rischia di essere esponenziale e deve quindi essere monitorata con grande attenzione, poiché la variante Delta è contagiosissima e la sua velocità di trasmissione è preoccupante ed è stata già rintracciata nella prima settimana di luglio in quasi tutte le regioni italiane, seppur con evidenti differenze tra un territorio e l’altro.
I vaccini sembrano essere efficaci e quindi la vaccinazione di massa, nonostante la maggior aggressività della variante Delta resta, restano al momento, la strada maestra per contrastare l’epidemia, nonostante che i vaccini in uso, come tutti i sieri, non possano garantire una protezione al 100% e presentano, seppure in rari casi, controindicazioni ed inefficacia.
Proprio per queste ragioni quindi, oltre che un costante tracciamento e genotipizzazione, è necessario alzare le difese immunitarie attraverso un’adeguata prevenzione e profilassi, se non si vuole rischiare nel prossimo autunno, una nuova ondata virale simile a quella vissuta a partire da Ottobre 2020.
I giovani mediamente di età tra i 20 ed i 30 anni e non vaccinati rappresentano, al momento, il profilo medio dei più colpiti dalla variante Delta in Italia.
Il profilo dei pazienti che presenta però più criticità al riguardo sono le persone anziane, più si va avanti con l’età infatti, meno il sistema immunitario risponde ai vaccini.
Le persone anziane hanno quindi bisogno di una strategia di assistenza personalizzata, infatti il maggior numero di decessi da Covid-19 si è fino ad oggi verificato tra i più anziani, che sono i più sensibili alle infezioni e meno resistenti alle conseguenze del Virus e delle sue varianti, a causa di un sistema immune che invecchiando perde le sue funzioni di immunità naturale e di quella acquisita (ridotta produzione di anticorpi da parte delle cellule β e della risposta dei Linfociti T).
Alzare il livello delle difese immunitarie per contrastare l’avanzata della variante Delta e bloccare sul nascere la crescita dei contagi è quindi la strategia di base sulla quale concordano la maggioranza degli scienziati italiani e degli esperti immunologi e virologi di tutto il mondo.
Seppur vero è che il rischio di contagio e di contrarre il Virus in età pediatrica è davvero minimo, un’adeguata profilassi e prevenzione è altrettanto utile nei bambini a partire dai 9 ai 12 anni, fascia di età che se non monitorata, può rappresentare un grosso serbatoio per la circolazione del Virus e delle sue varianti.
Per queste ragioni, la Società Italiana di Pediatria, a voce della neo-Presidente, Professoressa Anna Maria Staiano, raccomanda la somministrazione dei vaccini dai 12 anni in avanti, appello che i Pediatri italiani sembrano propensi a raccomandare alle famiglie, programmando la campagna di vaccinazione per fine agosto e settembre, in particolare in prossimità del nuovo anno scolastico.
Tuttavia gli scienziati e gli esperti di tutto il mondo concordano sulla necessità di migliorare la capacità di gestione e di trattare la complessità clinica anche delle patologie correlate derivanti dalla pandemia, con approcci specializzati e personalizzati, che abbiano una visione della complessità dei pazienti secondo l’età e la vulnerabilità di ciascuno, sia per quanto riguarda gli anziani, valutandone i principali fattori di rischio derivanti dalla somma delle malattie croniche di cui sono portatori, sia per quanto riguarda la popolazione pediatrica e quella adulta sia maschile che femminile.
Le strategie per far fronte all’immunosenescenza (ridotta efficienza della risposta immunitaria dell’anziano) e al rischio di una accelerazione della circolazione del Virus e delle sue varianti, che possono scaturire dai contagi della popolazione pediatrica, mirano a fortificare la risposta immunitaria adattandola alle esigenze delle diverse fasce d’età, utilizzando oltre ai vaccini, molecole in grado di stimolare la risposta immunitaria, l’interleuchina-7 come fattore di crescita per i Linfociti T o utilizzando anticorpi che bloccano gli inibitori delle risposte immunitarie o utilizzando inibitori di alcuni enzimi che potenziano l’attività delle Cellule T o, ancora, molecole efficaci e sicure in grado di migliorare la risposta contro le infezioni virali.
La scoperta di un nuovo complesso molecolare ad azione anti infettiva derivante da “Antimicrobial Peptides”, che sono parte integrante del sistema immune innato ed adattivo (come le glicoproteine Lattoferrina e Lisozima), veicolate da un microorganismo geneticamente stabile presente nell’organismo umano (sia nella popolazione pediatrica che in quella adulta, che in quella anziana, denominato Lactobacillus paracasei subsp. paracasei F19, ha attirato l’attenzione e l’interesse di molti ricercatori ed esperti e medici di diverse aree di specializzazione, dai pediatri ai geriatri, così come i cardiologi, gastroenterologi, infettivologi, neurologi ed otorini ecc. ecc.
La scoperta dell’attività antimicrobica di questo complesso molecolare è stata individuata, validata da un working team di ricercatori e scienziati italiani afferenti ai Dipartimenti di: “Medicina Sperimentale” e di “Farmacia” dell’Università Federico II di Napoli e dal “Dipartimento di Fisiologia e Farmacologia” dell'Università La Sapienza di Roma.
Il nuovo complesso molecolare, già in commercio in Italia dal mese di febbraio, distribuito dalla Società Farmagens Health Care, è stato utilizzato con successo in migliaia di pazienti sia quale adiuvante nella fase acuta da Covid-19, sia più in particolare quale presidio medico per la cura primaria della “Sindrome Post Covid” e per la riabilitazione personalizzata relativa alle sintomatologie correlate.
Il nuovo complesso molecolare, si è dimostrato efficace e capace di agire su più fronti: sia spegnendo l’eccessiva risposta infiammatoria, sia potenziando il sistema immunitario, sia inibendo selettivamente alcune componenti del capside virale modificandone la struttura, ostacolandone la penetrazione intracellulare e quindi si è dimostrato utile per bloccare l’attività replicativa enzimatica dei Virus ed è stato inoltre utilizzato con successo su pazienti di diverse fasce d’età (da quella pediatrica a quella anziana), quale antidoto in grado di stimolare il sistema immunitario innato e quello adattivo attraverso un sinergismo di azione antinfiammatorio/antivirale, prodotto dalle componenti del complesso molecolare, rappresentando quindi una prima linea di difesa in grado di proteggere l’epitelio delle vie aeree superiori e del sistema immune intestinale, rafforzando la “barriera fisica antinfettiva”.
Le risposte più rassicuranti sull’efficacia del complesso molecolare denominato “Pirv F-20”, sono arrivate dai risultati ottenuti per il suo utilizzo, anche dalla “Associazione Medici di Terapia Domiciliare”, che si sono mobilitati su tutto il territorio nazionale e che hanno potuto osservare come, attraverso un’assistenza personalizzata, fatta tempestivamente al domicilio dei pazienti, basata su protocolli di cura adeguati e già adottati con successo in diverse strutture sanitarie, hanno evitato in molti casi, il peggioramento verso forme di malattie più gravi, riducendo drasticamente il numero dei ricoveri in Ospedale e contrastando significativamente la diffusione del Virus e delle sue varianti.
Molti sono gli scienziati e gli studiosi di tutto il mondo coinvolti al fine di individuare le più precise valutazioni cliniche di efficacia e sicurezza del complesso molecolare denominato “Pirv F-20”.
Studi internazionali sono stati promossi dagli scienziati e studiosi multidisciplinari dell’Università La Sapienza di Roma, dell’Università Federico II di Napoli e dall’Università Luigi Vanvitelli di Napoli, dal Max Planck Institute for Infection Biology di Berlino, dal “Division of Infection & Immunity” dello University College di Londra e dal Ragon Institute of MGH, MIT & Harvard University di Cambridge (MA, USA).
"In particolare un “Progetto di studio osservazionale policentrico” con l’utilizzo del “Pirv F-20” per il trattamento dei pazienti affetti da “Sindrome Post Covid-19” è stato già avviato dalle seguenti strutture sanitarie: Dipartimento di Scienze Mediche Traslazionali e dal Dipartimento di Medicina Interna dell’Università Federico II di Napoli, Unità Operativa Complessa (UOC) di Medicina Interna Geriatrica del Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS di Roma, Divisione di Otorinolaringoiatria dell’Ospedale Humanitas di Castellanza (VA), Centro Medico Ticinello per le patologie Cardiovascolari e Metaboliche di Pavia e Unità Operativa Complessa di Medicina d’Urgenza e Pronto Soccorso Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS di Roma."
Le peculiarità antivirali e immunomodulatorie del “Pirv F-20” quale agente terapeutico contro un ampio range di Virus, incluso quello Sars-Cov-2 e per gli effetti antimicrobici contro un ampio range di batteri e funghi che possono causare infezioni secondarie nei pazienti con Covid-19 e in altre patologie correlate e non, apre una incoraggiante futura prospettiva di utilizzo del complesso molecolare “Pirv F-20” per contrastare le infezioni virali e batteriche e per ricoprire un ruolo fondamentale per la profilassi e per le terapie adiuvanti, riducendo il rischio di infezioni da Sars Cov-2 e delle relative varianti, favorendo la riduzione dei sintomi, anche complessi, attraverso un’adeguata risposta immunitarie.
Sicuramente questi importanti Topics e tanti altri di particolare interesse in tema di “immunosenescenza”, verranno discussi e affrontati da studiosi, scienziati ed esperti che si incontreranno a Roma dal 1 al 4 Dicembre 2021, in occasione del 66° Congresso Nazionale di Gerontologia e Geriatria, dedicato al tema “Geriatria e Rinascita”, presieduto dal Professor Francesco Landi, direttore dell’Unità Operativa Complessa del Dipartimento di Scienze dell'invecchiamento presso il Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma.