Diffamatorio per la Cassazione l'articolo "Le azioni pericolose di Dell'Utri" pubblicato 10 anni fa

Gli eredi del legale catanese Antonino Papalia avranno dal giornale “Il Fatto Quotidiano” 30 mila euro di indennizzo.

di Pierluigi Roesler Franz
Martedì 13 Ottobre 2020
Roma - 13 ott 2020 (Prima Pagina News)

Gli eredi del legale catanese Antonino Papalia avranno dal giornale “Il Fatto Quotidiano” 30 mila euro di indennizzo.

Per la Cassazione l’articolo "Le relazioni pericolose di Dell'Utri", pubblicato 10 anni fa dal giornale cartaceo ed on-line “Il Fatto Quotidiano”, è diffamatorio nei confronti dell’avvocato catanese Antonino Papalia (poi deceduto).

La 3^ sezione civile della Suprema Corte 2020 (Presidente Raffaele Frasca, relatore Chiara Graziosi) con ordinanza n. 21969 del 12 ottobre 2020, ha infatti dato definitivamente ragione agli eredi del legale siciliano, confermando il precedente verdetto emesso due anni fa dalla Corte d'appello di Catania.

Pertanto, il “Fatto Quotidiano”, l’articolista Giuseppe Lo Bianco e l’allora direttore Antonio Padellaro sono stati condannati a rifondere 30 mila euro per danno non patrimoniale, nonché le spese processuali della controparte.

L’articolo, pubblicato dal giornale cartaceo ed on-line “Il Fatto Quotidiano” il 2 giugno 2010, riguardava in particolare un procedimento penale nei confronti di Marcello Dell'Utri per la strage di Capaci conclusosi con archiviazione del gip del Tribunale di Caltanissetta il 3 maggio 2002.
Vi si dava atto della presenza di un riferimento a un bloc-notes sequestrato a Dell'Utri in cui era stato appunto scritto: "sono segnati numerosi contatti intrapresi dall'avvocato catanese Nino Papalia, indagato in passato dalla Dda di Catania per traffico d'armi. In una di queste -si legge: Avv. Papalia- per candidature su Catania".

I congiunti dell'avvocato avevano addotto che tale passo, in origine, era davvero presente nel suddetto decreto di archiviazione, ma che, su istanza avanzata dal legale il 22 luglio 2005 - cui era allegata una certificazione che l'istante non era mai stato indagato per traffico d'armi, né era mai stato indagato dalla DDA di Catania nel procedimento penale n. 6795/93 -, il gip nisseno aveva emesso un provvedimento di correzione che ne aveva disposto la cancellazione con conseguente annotazione sull'originale e allegazione al decreto per farne parte integrante; quindi la non veridicità della notizia pubblicata in ordine al defunto legale, già evidente al momento della pubblicazione sul giornale "Il Fatto Quotidiano", avrebbe provocato grave pregiudizio all'immagine del Papalia - come avvocato e come cittadino - e a quella dei suoi congiunti.


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