Dl Rilancio, associazioni no profit: gravi discriminazioni verso le scuole paritarie

In una lettera aperta, la richiesta di riconfigurare i provvedimenti in base alla sussidiarietà

(Prima Pagina News)
Lunedì 25 Maggio 2020
Roma - 25 mag 2020 (Prima Pagina News)

In una lettera aperta, la richiesta di riconfigurare i provvedimenti in base alla sussidiarietà

Nel Dl Rilancio sono presenti alcuni fattori discriminanti verso le scuole paritarie. E' quanto scrivono, in una lettera aperta ai gruppi parlamentari, cinquanta associazioni no profit, che chiedono che le rette vengano detratte, per avere un trattamento uguale a quello riservato ai soggetti commerciali e profit. "Una prima discriminazione - scrivono - si trova al Capo VIII del Decreto Rilancio (art. 230-235), interamente dedicato alle “misure” per superare la pandemia in corso “in materia di istruzione”, fra cui le condizioni igieniche delle lezioni o il potenziamento della didattica a distanza (cfr. art. 231 con 331 milioni di euro; art. 234 con 10 milioni), nonché alle “misure di contenimento del rischio epidemiologico” “in relazione all’avvio dell’anno scolastico”(cfr. art. 235 con un miliardo di euro). Tutto ciò però ad esclusivo beneficio delle sole scuole statali, nonostante il “sistema nazionale di istruzione” sia “costituito dalle scuole statali e dalle scuole paritarie” (art. 1 Legge n. 62/2000). E nonostante gli art. 32 e 33 della Costituzione obblighino la Repubblica a tutelare la salute di tutti, nonché ad assicurare alle scuole paritarie e ai loro alunni “un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali". "Una seconda discriminazione - continua la lettera - si ricava dalla comparazione non soltanto fra il sistema scolastico statale e quello delle scuole paritarie, ma persino fra queste ultime e gli istituti di istruzione profit, che hanno la natura giuridica di imprese, e per questo sono stati già alleviati con le misure appositamente previste per i soggetti commerciali, quali per es. la trasformazione in credito d’imposta dei canoni per gli immobili usati per l’attività “industriale, commerciale o professionale” (art. 28), benefici che tuttavia non valgono per le rette versate per consentire l’esistenza stessa delle scuole paritarie". "Dunque: riparare una ingiusta contribuzione. I genitori degli alunni delle pubbliche paritarie (che fanno risparmiare allo Stato per l’istruzione dei loro figli e che, pagando le tasse, sostengono anche la sanificazione delle scuole statali) stanno patendo la crisi economica come tutti gli italiani, e in molti non riescono a pagare le rette. Urge un sostegno economico adeguato, per non annichilire il diritto “prioritario” dei genitori “nella scelta del genere di istruzione da impartire ai loro figli” (art. 26 Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e art. 29 e 30 Costituzione) e per garantire la sopravvivenza stessa delle scuole paritarie da loro liberamente scelte. L’art. 233 stanzia € 155,74 per ciascuno degli 866.805 alunni delle paritarie: che corrisponde a neanche metà della retta di un mese! Nel momento in cui viene opportunamente riconosciuto un bonus di € 500 per una vacanza (art. 176) o per un monopattino elettrico (art. 229), l’istruzione -ci sembra- meriti ben di più!", proseguono le associazioni. "Chiediamo pertanto che, in sede di conversione del DL n. 34/2020, le misure a sostegno delle scuole pubbliche paritarie siano riconfigurate secondo il principio di sussidiarietà, ponendo al centro la famiglia e lo studente", concludono.


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