Editoria, non é solo questione di tagli.

Una conferenza stampa dell’Uspi(Unione stampa periodica italiana) in Senato

(Prima Pagina News)
Mercoledì 21 Novembre 2018
Roma - 21 nov 2018 (Prima Pagina News)

Una conferenza stampa dell’Uspi(Unione stampa periodica italiana) in Senato

Il governo, con il sottosegretario Vito Crimi, annuncia tagli all’editoria e proposte cosiddette alternative, mantenendo peraltro in piedi le sue perplessità sulla persistenza dell’Ordine dei Giornalisti. E l’Uspi, Unione stampa periodica, che raggruppa oltre 3.500 testate distribuite nella Penisola, risponde con una conferenza stampa in Senato trattando un tema che è tutto un programma: Libertà e responsabilità di stampa.

Presenti parlamentari di partiti ora all’opposizione, direttori di giornali, piccoli e medi editori. La questione di fondo, che sottoponiamo a tutte le forze politiche e sociali – ha spiegato l’avvocato Francesco Saverio Vetere, che dell’Uspi è il segretario generale e l’animatore – è l’intervento dello Stato nel sistema dell’informazione.

Un intervento che non può e non deve essere ridotta alla questione del sostegno all’editoria, specialmente a quella piccola e media, anche se è ovviamente collegata. E tuttavia la domanda è: le provvidenze ci sono sempre state, nella consapevolezza dello Stato che la presenza di una stampa libera e responsabile è nell’interesse della democrazia.

Tanto è vero – ha ricordato Vetere – che già i padri Costituenti si erano posti il problema, se un eminente giurista come Costantino Mortati era arrivato a ipotizzare l’opportunità di rendere pubblici i mezzi di produzione del sistema informativo. Non è un caso se, altro esempio citato dal segretario dell’Uspi, il prezzo amministrato dei giornali è rimasto fino al 1988.

 

Poi la nascita dei giornali on line, dei social, con il connesso problema della disintermediazione, che rischia di mettere fuori gioco, almeno in parte, il ruolo del giornalista, hanno complicato il sistema complessivo dell’informazione.

Da 30 anni si parla di riforma dell’editoria, e ancora questa riforma non si vede, mentre sarebbe più che auspicabile che a questa riforma lavorasse lavorassero tutte le forze politiche, perché i problemi della stampa, del giornalismo, dell’editoria non sono un campo di gioco dove debbano duellare partiti contrapposti, ma devono essere un terreno comune a tutti coloro che hanno a cuore i temi della democrazia.

Nell’attesa di questa auspicata riforma, la richiesta dell’Uspi non è tanto quella di proseguire con i contributi così come sono attualmente, ma, se possibile, è una richiesta più ampia: fare in modo da non impoverire o peggio disperdere il patrimonio delle piccole e medie imprese editoriali e delle piccole e medie testate giornalistiche, quotidiane e periodiche.

Alla battaglia dell’Uspi non sono mancati sostegni politici. Il sen.Marco Siclari, dopo aver ricordato l’allarme lanciato dal presidente Mattarella sugli attacchi alla libertà di stampa, ha annunciato che Forza Italia darà battaglia contro i tagli all’editoria. A pagare maggiormente per questi tagli – ha dichiarato l’onorevole Alessia Rotta, del Pd, giornalista anche lei di una testa locale, sarebbero i giornali più deboli, no profit, e in tal modo si perderebbe la pluralità delle voci sul territorio che queste testate garantiscono.

Quando verrà in commissione il provvedimento del governo – ha annunciato il sen. Bruno Astorre, del Pd, spiegheremo che, se con questi tagli pensano di penalizzare i grandi giornali sbagliano bersaglio, in realtà saranno i giornali piccoli e medi a subirne le conseguenze. Contro questa specie di ‘’mania di abolire’’ ( le provvidenze, l’ordine professionale) da cui sembra posseduto il governo, si è scagliata Elisabetta Conci, vicepresidente dell’Ordine nazionale dei Giornalisti.

Più che di scomposti proclami, di interventi a gamba tesa, c’è bisogno di un tavolo di riflessione su varie questioni del sistema informativo. Una soprattutto: c'è bisogno di regole nel campo dell’editoria. La legge 69 del 1963 ha sul volto tutti i segni dell’età, e disegna un giornalismo che non esiste più. Quando fu varata c’erano solo la radio e la televisione Rai, non c’erano le tv private, né internet con tutto ciò che il web ha portato con sé.

C’è – ha esemplificato la vicepresidente Conci - tutto un variegato mondo di operatori della comunicazione ( che non è informazione ma si piccano di fare giornalismo) su cui l’Ordine dei giornalisti non ha alcun potere d’intervento per far rispettare le regole deontologiche di una informazione corretta e imparziale.

Voci e dati interessanti sono venuti dal mondo della piccola e media editoria. Chiara Genisio, vicepresidente della stampa cattolica che - ha detto -fornisce ogni settimana centomila notizie, un vero patrimonio informativo che con i tagli all’editoria andrebbe disperso. Rosa Rubino, direttore dello storico periodico siciliano Il Vomere, fondato 122 anni fa, e di proprietà sempre della stessa famiglia Rubino, ha indicato nell’informazione indipendente, limpida, corretta la fonte di ricchezza e di credibilità della stampa locale.

E ha esortato a tenere in piedi un dialogo con il governo per superare questo momento indubbiamente difficile. Fabio Volli, del Forum della comunicazione locale, ha fornito al convegno un dato molto interessante che attesta le potenzialità e il futuro della stampa locale: Facebook ha deciso di devolvere cinque miliardi a sostegno dei giornali locali inglesi.

Un segno di fiducia nella efficacia e nella credibilità di questo tipo di stampa. Santo Strati, editore, giornalista e direttore del giornale on line CalabriaLive, ha ricordato che moltissime testate on line si reggono sul volontariato, e non sono sottoposte , e comunque non mostrano di sentirsi vincolate, a una verifica sul piano della deontologia professionale.

Ha poi criticato l’idea del sottosegretario Crimi di aiutare non i giornali ma il lettore con agevolazioni varie per sostenerne gli abbonamenti. Ma- ha osservato Strati – se i giornali stanno morendo e rischiano la scomparsa, i lettori a cosa potranno mai abbonarsi?

Gli ha fatto eco l’avvocato Vetere: le vendite dei giornali sono scese a un milione e novecentomila copie, prima erano sei milioni.

Un segno, peraltro, che l’informazione generalista è alle corde, mentre la stampa locale con la sua varietà di contenuti ha presa sui lettori. Con una nota di ottimismo ha concluso la conferenza stampa don Giorgio Zucchelli, presidente dell’Uspi e direttore di un giornale locale ( che si pubblica a Crema). La nostra non è una informazione urlata, gridata, puntiamo sulla positività, la raccontiamo; da noi i fatti di cronaca nera hanno poco spazio non le paginate per accendere emozioni esasperate. Bisogna essere giornalisti seri e coraggiosi, ma vogliamo essere anche rispettati nei nostri diritti.

(Mario Nanni)


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