Classe 1970, attore, produttore e scrittore di infiniti successi e innumerevoli traguardi. Elencare ogni suo personaggio non è quello che interessa a questo articolo anche perché tra i più lo conosco per il ruolo del Commissario di polizia Vincenzo Nappi in “Un passo dal cielo” Il romantico commmissario eternamente impacciato nei suoi sentimenti sempre troppi genuini.
Ma Ianniello è realmente quell’animo dal talento innato e romantico che vediamo nei suoi personaggi quando davanti alla camera mette un sorriso o uno sguardo impegnato? Si, lo si evince palesemente dal suo ultimo romanzo “Alfredino, laggiù” nel quale il protagonista ripercorre con spasmodica agitazione la morte di Alfredino Rampi.
Andrea, due figli, una festa di compleanno, Marco, il numero 10 sul calendario che ricorre come a voler segnare qualcosa, a voler spingere il protagonista a vivere in ogni istante quella giornata, Marco che cade su una recinzione procurandosi un taglio, Andrea che spegne la luce e ripensa (o sogna?) Addosso un’imbracatura, siamo di nuovo in un lampo in quel passato che nessuno di noi dimentica, a quella canottiera a righe esile e tanto indefinita quanto struggente, alla discesa infinita ,al taglio nell’anima, alla paura, allo spazio/ tempo che ormai si confonde ma che continua a darci l’esatto percezione delle emozioni del protagonista ... Alfredino laggiù o lassù? Si mescolano le emozioni, un’unica guida la stella Alfecca Meridiana,una luce flebile di speranza da un cerchio che sa di cielo e infinito, alzando gli occhi non si ve che che quello, troppo poco, troppa paura!
Il suo viaggio si concluderà con la stessa straziante rivelazione perché per quanto una storia cambi il passato resta sempre lo stesso, ma il mentre? È impossibile da non percorrere.
Ianniello ha una sensibilità prepotente e decisa, entra nel cuore dei lettori e ti porta a proseguire con lui il tragitto nelle sue parole, tra inchiostro anima e dolcezza. C’è una commozione del sentimento che va oltre la “trama” oltre la “storia” Che Alfredino sia stato il figlio di tutti noi, il fratellino di tutti noi, l’angoscia di tutte quelle ore è indiscutibile ma trovare la chiave giusta per riportarlo su, in cima con le imbracature della nostra memoria non è affatto semplice.
Una perla rara in questo panorama di romanzi tutti troppo simili, una perla rara per un talento ineccepibile. “Alfredino laggiù” va letto per amore di un passato che è diventato storia ed insegnamento e perché mai era stata raccontata in modo così profondo nelle sensazioni più che nel racconto.
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