Fiere, mostre convegni, quale fase si prospetta

Come dove e quando.

di Enrico Micheli
Lunedì 04 Maggio 2020
Roma - 04 mag 2020 (Prima Pagina News)

Come dove e quando.

Tutto il settore fieristico congressuale, ramo parallelo a quello del turismo, il cui fatturato supera i 60 miliardi, è stato tra i primissimi se non il primo a essere chiuso a causa del Covid19. Turismo come momento di incontro svago e conoscenza, le fiere e le mostre come luoghi deputati agli scambi economici culturali e di esperienze professionali e non.

In virtù di questo grandissimo contesto di socializzazione tutto quel che riguarda questi due ambiti è stato bloccato. Dentro questi settori ovviamente rientrano comparti come quello degli allestimenti stand, dei service di luci audio e video, quelli delle aziende di trasporti, dell’arredo floreale, e quindi non da meno della ristorazione e dell’alberghiero.

Tantissimi eventi sono stati annullati e moltissime aziende italiane e straniere non hanno quindi potuto partecipare a manifestazioni nazionali ed estere. Taluni eventi, difatti, non hanno avuto luogo a causa dell’assenza di espositori e di visitatori provenienti da tutta Europa e non solo. Il settore fieristico calcola in un anno circa 200.000 espositori e oltre 20 milioni di visitatori.

Fiere ed eventi, in genere, sono sempre stati una spinta ed un fattore di crescita dei fatturati, delle esportazioni e quindi dell’occupazione, anche se, per quest’ultima, in alcuni casi solo stagionale. Le fiere italiane annullate in questi mesi di lockdown sono più di cento, ma probabilmente molte di più se si vanno a rintracciare e a considerare quelle minori a carattere regionale se non provinciale, molte delle quali saranno oramai inevitabilmente irrecuperabili e di conseguenza già proiettate al 2021, sempre che il mercato prometta speranze di ripresa.

La considerazione base da fare è che certi settori non potranno nemmeno sperare di recuperare ciò che è stato perso: come un fiore, che rimasto invenduto appassisce e si macera, e per il quale si può solo attendere che rifiorisca augurandosi una buona stagione, così tutto il lavoro organizzativo, se abbandonato, va in fumo e si può solo rimandare a data futura.

Immaginate ai primi di marzo quando già migliaia di stand erano stati progettati costruiti ed imballati, migliaia di operai e tecnici ingaggiati per il montaggio di pannellature e strutture modulari, centinaia di trasportatori pronti a partire magari con i loro tir già carichi di merci, migliaia tra hostess, stuart ed interpreti, tra hotel e catering, fiorai e fotografi. Si pensi alla smisurata quantità di materiale promozionale inutilmente prodotto e stampato con la data “marzo 2020” e via dicendo.

Tutto improvvisamente stoppato come in un fermo immagine, ma qui purtroppo non siamo seduti alla moviola di un film, bensì allo “smontaggio” del lavoro di tutto un mondo e di un’intera stagione. Ripartire non sarà facile, perché, ancor più che in altri settori, ci sarà bisogno di riprogrammare e ripianificare luoghi e date incrociando, con tutte le complicazioni del caso, la stagionalità di ogni singolo mercato di prodotti e servizi con le esigenze e priorità delle sedi fieristico-congressuali, tenendo in considerazione inoltre la disponibilità di spazi e date di quest’ultime.

In tal senso non dovrà accadere che i grandi eventi scavalchino i piccoli. Una sciarada complicata che solo allo scioglimento di ogni “rebus” potrà dirsi conclusa e propedeutica alla ripartenza.

Perché per un organizzatore o Ente fieristico od espositore ripartire non vuol dire poter subito esercitare la propria attività o funzione, ma solo riproporla se non addirittura reinventarla. Sino allora sarà ancora emergenza e lo stato dovrà tenerne conto dando sostegni utili e fondamentali ad evitare la morte di ogni manifestazione; ciò significa intervenire in modo mirato evento per evento, evitando così sprechi, con cassa integrazione e bonus per partite iva ed autonomi, con rinvio dei pagamenti di tasse e contributi, con finanziamenti a fondo perduto.

Così mentre da una parte ogni addetto al comparto dovrà occuparsi di rielaborare progetti e proposte, nonostante ora siano ovviamente fermi ma non immobili, dall’altra gli esperti che producono protocolli per le cosiddette “fasi” dovranno con chiarezza ed uniformità dettare le linee guida per la sicurezza. Queste includono modalità di divisione e collocazione aree, istruzioni per l’accesso agli spazi comuni, per gli spostamenti e la visita degli stand, soluzioni intelligenti per gestire le entrate e le uscite dai padiglioni e dalle sale attigue, etc etc.

Queste regole guida dovranno compendiare indicazioni e protocolli adattabili ad ogni singola diversa manifestazione, perché ciò che potrebbe andar bene per la moda potrebbe non essere funzionale per la nautica, per l’arredamento o per l’auto e ancor meno per un convegno con i suoi corner be to be. In fase di predisposizione di protocolli sicurezza non si commetta l’errore di non interpellare le associazioni fieristiche ed organizzative, che possono fornire non solo teoriche ma anche e soprattutto collaudate e praticabili soluzioni operative.

Solo così tutto quest’universo imprenditoriale potrà riemergere, probabilmente nell’ultima ed indefinita “fase” che ci auguriamo combaci con “l’ultima luna”, come cantava Lucio Dalla nella sua omonima canzone, quella della speranza e della rinascita: “quella di un bambino appena nato che aveva occhi tondi e neri e fondi e non piangeva, con grandi ali prese la luna tra le mani e volò via, era l’uomo di domani”


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