Fondazione Murialdi: “Ritorna la libertà di stampa” di Giancarlo Tartaglia opera finalista al premio “Acqui Storia”
Ancora un prestigioso riconoscimento per il lavoro svolto dalla Fondazione Paolo Murialdi, e in particolare in questo caso per il lavoro di grande interesse storico svolto dal Segretario Generale della Fondazione Giancarlo Tartaglia, che con la sua ricerca dedicata alla libertà di stampa entra nella rosa dei finalisti del Premio Acqui Storia, uno dei più prestigiosi concorsi letterari ad argomento storico del panorama culturale italiano e internazionale.
di Pino Nano
Giovedì 01 Luglio 2021
Alessandria - 01 lug 2021 (Prima Pagina News)
Ancora un prestigioso riconoscimento per il lavoro svolto dalla Fondazione Paolo Murialdi, e in particolare in questo caso per il lavoro di grande interesse storico svolto dal Segretario Generale della Fondazione Giancarlo Tartaglia, che con la sua ricerca dedicata alla libertà di stampa entra nella rosa dei finalisti del Premio Acqui Storia, uno dei più prestigiosi concorsi letterari ad argomento storico del panorama culturale italiano e internazionale.
Per la Fondazione Murialdi è un giorno di gran festa quello di oggi, perché la segreteria del premio Acqui Storia, ha appena reso noto i titoli dei finalisti che concorreranno all’assegnazione del premio nel prossimo mese di settembre, e che vede tra i possibili vincitori uno dei padri storici della storia della stampa italiana, appunto Giancarlo Tartaglia, oggi Segretario Generale della Fondazione.

Nella sezione scientifica tra i cinque finalisti vi è infatti il lavoro straordinario di ricerca di Giancarlo Tartaglia dal titolo “Ritorna la libertà di stampa”, Il Mulino Società Editrice, ricerca realizzata nell’ambito e nel quadro di ricerche della Fondazione Murialdi. Gli altri autori selezionati sono Giovanni Cecini “Il salvataggio italiano degli ebrei nella Francia meridionale e l’opera del Generale Maurizio Lazzaro de’ Castiglioni”, Stato Maggiore dell’Esercito Edizioni; Vittorio Criscuolo, “Ei fu. La morte di Napoleone”, Il Mulino Società Editrice; Paolo Pombeni, “Sinistre”, Il Mulino Società Editrice; Marco Rovinello, “Fra servitù e servizio”, Viella libreria Editrice.

“Ritorna la libertà di Stampa”, - lo ricordiamo per chi non l’avesse ancora letto- è un saggio dedicato al giornalismo italiano negli anni fra la caduta del fascismo e la Costituente, un periodo storico delicatissimo ma anche complesso della storia del Paese, e che Giancarlo Tartaglia, indimenticabile e storico Direttore generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana (FNSI), oggi segretario generale della Fondazione di studi sul giornalismo italiano “Paolo Murialdi”, ricostruisce nelle 640 pagine da lui firmate con l’acume la saggezza il tecnicismo e il rigore dei grandi storici contemporanei.

Un vero e proprio testamento spirituale al mondo della comunicazione e del giornalismo italiano, un saggio erudito, meticoloso, dettagliatissimo, per certi versi anche “pesante” da leggere in poco tempo, ma scritto con il piglio del grande archivista e la passione di chi ha la piena consapevolezza di aver fatto parte di questo mondo del giornalismo italiano a pieno titolo, e di esserne stato in qualche modo anche grande protagonista.

Nessuno meglio di Giancarlo Tartaglia, infatti, storico del giornalismo italiano come nessun altro potrebbe pensare di esserlo, avrebbe mai potuto mettere mano ad un tema così spinoso e così complesso per la storia della Stampa in Italia. Tartaglia lo spiega magistralmente bene: “Fu grazie a un inciso dello Statuto Albertino, il cui articolo 28 recitava: 'La stampa sarà libera, ma una legge ne reprime gli abusi' che il fascismo riuscì a sopprimere la libertà di stampa e a imporre la dittatura. Per tutti i decenni successivi all'unità nazionale il diritto alla libertà di stampa, così chiaramente affermato, aveva dovuto sempre lottare con quel 'ma'; col fascismo dovette arrendersi”.

Nomi, date, luoghi, eventi, situazioni particolari, aneddoti e fonti autorevoli, c’è tutto e di più questo nel libro di Giancarlo Tartaglia, che oggi -va detto senza timore di smentita- supera sé stesso, riconfermandosi analista autorevole attendibile e documentatissimo della storia del giornalismo italiano. Il “vecchio professore”, come centinaia di noi cronisti chiamiamo ormai da sempre Giancarlo Tartaglia, racconta in questo suo saggio come dalla fine del regime sino all'approvazione della Costituzione repubblicana la libertà di stampa ha vissuto una lunga fase di transizione, ed è stata oggetto di aspre discussioni e conflitti politici.

Mai come in questo caso, la storia della stampa italiana coincide con la storia reale della nazione. “Nell'arco temporale che va dal 1943 al 1947 il mondo dell'informazione italiano – ricorda Giancarlo Tartaglia- subisce una profonda trasformazione, dall’ epurazione dei giornalisti e dei giornali alla nascita di nuove testate, dalla riorganizzazione sindacale alla prima regolamentazione della professione”. “Ritorna la libertà di Stampa”, non è altro dunque che la ricomposizione di un grande mosaico storico, che ricostruisce e ripercorre le vicende che porteranno poi alla definizione della libertà di stampa, “e soprattutto – sottolinea il vecchio professore- “di quelle norme sul sistema dell'informazione che hanno regolato e regolano la vita democratica della nostra Repubblica dalla sua nascita a oggi”.

Ma come potrete immaginare, in 600 pagine di storia e di cronaca ci sono mille altre cose da leggere, da sapere, da imparare, da condividere e da assimilare, e che oggi la giuria del Premio Acqui Storia, selezionando quest’opera come opera finalista, rimetterà sul tavolo del confronto e del dibattito generale in corso nel Pese e nella categoria, riaprendo una discussione mai sopita sul significato più profondo di cosa è stata in passato la “libertà di stampa” e di cosa è diventata oggi” la libertà di stampa”.

Forse non è mai abbastanza, ma questo lo diranno quelli che verranno dopo di noi. Intanto incrociamo le dita, e facciamo il tifo per il lavoro fondamentale che Giancarlo Tartaglia ha realizzato per tutti noi, e soprattutto a nome di tutti noi.

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