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Commosso, assolutamente intimo, e soprattutto pieno di riconoscenza personale il ricordo che Franco Azzinari, “Il ritrattista ufficiale di Gabriel Garcia Marquez e di Fidel Castro”, fa del grande maestro del giornalismo italiano Sergio Zavoli, proprio nel giorno del suo funerale. E a Franco Azzinari Sergio Zavoli ha dedicato una lunga serie di scritti e di saggi sulla magia delle sue tele e dei suoi quadri, definendolo per primo in assoluto “Il pittore del vento”.
Commosso, assolutamente intimo, e soprattutto pieno di riconoscenza personale il ricordo che Franco Azzinari, “Il ritrattista ufficiale di Gabriel Garcia Marquez e di Fidel Castro”, fa del grande maestro del giornalismo italiano Sergio Zavoli, proprio nel giorno del suo funerale. E a Franco Azzinari Sergio Zavoli ha dedicato una lunga serie di scritti e di saggi sulla magia delle sue tele e dei suoi quadri, definendolo per primo in assoluto “Il pittore del vento”.
“Il mio primo incontro con Sergio Zavoli – ricorda il maestro Franco Azzinari- fu immediatamente pieno e ricco di emozioni diverse. Io allora vivevo gran parte della mia vita in America Latina, avevo casa a Cuba, tornavo in Europa solo in occasione delle mie mostre ma poi tornavo nella mia casa davanti al mare che tanto amavo, e in una di queste mie parentesi romane mi venne presentato quello che io avevo sempre considerato un mito irraggiungibile, un giornalista che conoscevo bene per averlo visto mille volte in televisione, ma soprattutto che consideravo esempio di trasparenza e di correttezza professionale senza pari. Sai, all’estero, questi concetti e questi valori li vivi in maniera più forte di come possa accadere se vivi in Italia. E ricordo che quando lui mi porse la mano per salutarmi, mi disse che aveva visto le mie tele e che lo avevano colpito molto i miei papaveri e le mie ginestre, allora io finalmente capii che la mia vita non era forse trascorsa invano come per anni avevo creduto”. Da quel giorno le strade di Franco Azzinari e Sergio Zavoli si ritroveranno più volte, e col passare degli anni nasce tra “Franco e Sergio” un rapporto di grande amicizia e di grande complicità. Il maestro Franco Azzinari ogni qual volta torna in Italia lo va a trovare diverse volte nella sua casa di Monte Porzio Catone e Serzio Zavoli scrive per Franco Azzinari dei saggi di una bellezza davvero struggente, l’ultimo dei quali è in realtà una lunga lettera personale, 19 cartelle dattiloscritte, in cui Zavoli racconta l’amico pittore come un genio del colore e dell’impressionismo pittorico,e lo fa con un trasporto che il grande cronista non si era mai concesso prima d’allora. “Questo -scrive Zavoli di Azzinari- è il momento di confessare un piccolo segreto, nato nel silenzio, mai percepito da entrambi, il giorno in cui, mentre guardavo i suoi quadri ormai pronti per essere conclusi nelle loro cornici, lasciò che cominciassi a vaneggiare, assai più di oggi, nel tentativo di spiegare a me stesso l'arcano di un quadro, per dir così, tutt'uno con la natura senza che nulla di naturalistico potesse complicarmi le idee. Rimase, ricordo, laconico, si limitò a sorridermi né lusingato né indifferente. E fu lì, a quel punto, che nacque la nostra amicizia. Avvezzo, nel mio mestiere, a spendere molte parole anche per dire cose semplici, doveva sorprenderlo, o incuriosirlo, il mio almanaccare: perché anche al più incolto, ingenuo, addirittura sprovveduto ammiratore di quella singolare, sconosciuta, forse inedita bellezza, quei quadri gli uscivano dalle dita con una precisione così semplice e puntigliosa da sembrare scientifica? Che cosa, nei quadri di Azzinari, era più vero del vero?” Ma ancora, Sergio Zavoli dice di Azzinari: “Se qualcuno, magari a caccia di effetti, si avventurasse a chiamare Azzinari "pittore del vento" - per ciò stesso facendolo pressoché unico nel panorama pittorico contemporaneo - non uscirebbe da un' immagine dopotutto credibile: quegli sprazzi di "natura vera" contribuiscono, infatti, a tener viva la riconoscibilità di un pittore che stavolta s'immerge o aspira a immergersi nell' immaginario, senza rinnegamenti e abiure, perché ciò che conserva e autentica la tecnica e la poesia di Azzinari, in definitiva la sua arte, è una continua rincorsa tra il visto e il percepito, ma con la realtà sotto gli occhi, mai erratica nello stile, né concettualmente vaga. “Ricordo che un giorno – dice Franco Azzinari-tra le piante della sua bellissima villa alle porte di Roma ci siamo ritrovati a parlare del futuro, dei progetti che sia io che lui avevamo ancora da realizzare, e ricordo che lui mi fissò negli occhi e con tutto il carisma che aveva, ed era tanto, mi sorrise e mi disse ”sai Franco, io spero di arrivare alla morte sereno, e a questo mi sto già preparando”. Capii solo che forse era stanco di questa sua vita nevrotica, piena di mille relazioni e di mille incontri, in giro per il mondo, ma il modo come me ne parlò mi convinse che aveva vissuto una vita felice, intensa, e già questo era una grande conquista. Non finirò mai di dire grazie a Sergio Zavoli, per aver creduto in me, per avermi accettato tra la cerchia dei suoi amici, per aver scritto tante cose belle della mia vita che era niente rispetto alla sua, e soprattutto lo ringrazio per avere amato i miei quadri come fossero stati i suoi, E questo è il più grande privilegio che un gigante del giornalismo come lui potesse dedicare ad un povero ex ragazzo di Calabria come me”.