Giornalismo Sos a Draghi, Gallizzi (Fnsi): "I fondi del Recovery al nostro settore in crisi"
Il consigliere della Federazione nazionale stampa italiana: "Servono giornalisti professionali e collaboratori pagati in modo equo: perchè solo chi è adeguatamente remunerato può avere il tempo per verificare i fatti e l'indipendenza di pensiero per riportarli correttamente".
(Prima Pagina News)
Venerdì 26 Febbraio 2021
Roma - 26 feb 2021 (Prima Pagina News)
Il consigliere della Federazione nazionale stampa italiana: "Servono giornalisti professionali e collaboratori pagati in modo equo: perchè solo chi è adeguatamente remunerato può avere il tempo per verificare i fatti e l'indipendenza di pensiero per riportarli correttamente".
In un articolo pubblicato su Libero il consigliere nazionale della Fnsi, Giuseppe Gallizzi, a nome delle componenti 'Movimento Liberi Giornalisti' e 'Non Rubateci il Futuro' lancia un appello al premier Draghi per destinare parte dei fondi del Recovery al settore del giornalismo. "La pandemia - scrive Gallizzi - è stata per il giornalismo italiano, malato di lunga data, una sorta di prova del nove: ha dimostrato quanta necessità ci sia di buon giornalismo, quello come lo definisco io 'della scuola dei grandi maestri' fatto di cronaca, verifiche, legame con il territorio. Ma perchè



si torni ad un giornalismo umano è necessario che sia data dignità a chi ha ancora voglia di praticare questo mestiere. Per questo nei giorni scorsi, con i colleghi Alan Patarga, Giuseppe Alberti, Domenico Affinito ed Edmondo Rho, tutti, come me, consiglieri nazionali della Fnsi, abbiamo presentato un documento per chiedere il ripristino della legalità per questa sgangherata categoria. Lo abbiamo chiesto al nuovo governo presieduto da Mario Draghi con l'auspicio di rivitalizzare, attraverso le risorse del Recovery Fund, il mondo dell'informazione e del giornalismo.



Servono giornalisti professionali e collaboratori pagati in modo equo: perchè solo chi è adeguatamente remunerato può avere il tempo per verificare i fatti e l'indipendenza di pensiero per riportarli correttamente. Un giornalismo, questo, che dalla crisi del 2008 sta scomparendo. I numeri si assottigliano, ma non viene meno dall'altra parte il bisogno d'informazione: anzi, da allora ad oggi, la fruizione dell'informazione è



aumentata (soprattutto sul web). E' un paradosso - sottolinea il consigliere nazionale della Fnsi - che ha alimentato il fenomeno delle fake news, che rappresentano un grave pericolo per la democrazia, il cui unico antidoto è il buon giornalismo. Un maggior sostegno oggi è possibile: la partita del Recovery Fund può cambiare faccia al Paese e crediamo che possa essere anche l'occasione per liberare risorse e ridare linfa al mondo dell'informazione e del giornalismo. E' compito del sindacato portare avanti queste istanze a livello politico, bisogna partire dal contratto, magari



con la corretta applicazione degli articoli 2 e 12, quelli che tutelano collaboratori e corrispondenti locali, perchè queste figure non si trasformino in giornalisti di serie B. E' questione di dignità, ma anche interesse nostro, soprattutto di chi ha a cuore l'idea di avere, in futuro, una pensione. Perchè le casse dell'Inpgi non sono mai state così vuote e bisogna pretendere che chi fa questo mestiere (e soprattutto chi glielo fa fare: gli editori) paghi i contributi. E c'è, anche, da guardare oltre l'orticello dei soliti noti, allargando ai cosiddetti 'comunicatori', spesso giornalisti che per



vivere hanno scelto di lavorare in uffici stampa e società di pr. Senza questi correttivi, senza 'un compromesso al rialzo' per ridare lustro ai media italiani, la crisi di vendite continuerà e con essa quella dell'ente previdenziale. Per questo noi consiglieri delle componenti 'Movimento Liberi Giornalisti' e 'Non Rubateci il Futuro' chiediamo che l'Ordine, ai due elenchi dei professionisti e dei pubblicisti, ne affianchi appunto uno dei comunicatori. Serve, anche, una nuova legge che riconosca il lavoro giornalistico in tutte le sue declinazioni, dando dignità ai percorsi



professionali, formativi e previdenziali, sanando la grave stortura di tutti quelli che sono iscritti al nostro Ordine, ma non versano alcun contributo all'Inpgi. Un passaggio importante sarà anche la risoluzione della controversia che nega da tempo a molti colleghi impegnati nella Pubblica Amministrazione il riconoscimento contrattuale e deontologico della nostra professione. Come quelli che lavorano da un anno senza un giorno di pausa, a Lombardia Notizie, l'agenzia di stampa della Regione: giornalisti in prima linea nel racconto della pandemia che - conclude Gallizzi - l'applicazione cieca di leggi pensate da burocrati fa inquadrare e pagare come impiegati pubblici, anzichè come cronisti di razza, quali sono".

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