Giornalisti, taglio alle pensioni, Carlo Parisi (Figec) al Ministro Calderone: “Inaudito, non si può fare”.
La denuncia viene ancora una volta da uno dei massimi esperti di previdenza dei giornalisti italiani, Pierluigi Roesler Franz, per anni ascoltatissimo e storico dirigente Inpgi, l’Istituto di Previdenza dei Giornalisti Italiani, e oggi uomo chiave della Federazione Figec appena nata, il sindacato guidato da Carlo Parisi e Lorenzo Del Boca in contrapposizione alla Fnsi, la Federazione Nazionale della Stampa Italiana.
di Pino Nano
Giovedì 22 Dicembre 2022
Roma - 22 dic 2022 (Prima Pagina News)
La denuncia viene ancora una volta da uno dei massimi esperti di previdenza dei giornalisti italiani, Pierluigi Roesler Franz, per anni ascoltatissimo e storico dirigente Inpgi, l’Istituto di Previdenza dei Giornalisti Italiani, e oggi uomo chiave della Federazione Figec appena nata, il sindacato guidato da Carlo Parisi e Lorenzo Del Boca in contrapposizione alla Fnsi, la Federazione Nazionale della Stampa Italiana.

“Senza alcun preavviso- annuncia Pierluigi Roesler Franz- e senza nessuna comunicazione ufficiale è in arrivo proprio alla vigilia di Natale un'amara sorpresa per migliaia di giornalisti in quiescenza: la pensione INPS di gennaio 2023 verrà tagliata dell'1% con effetto retroattivo per il semestre 1° gennaio 2022- 30 giugno 2022”.

Pierluigi Franz non conosce mediazioni, e quando è convinto delle sue battaglie va avanti come un panzer: “E', infatti, inaspettatamente divenuto operativo -sottolinea- il prelievo forzoso deciso dall'INPGI il 23 giugno 2021 su pressione del Governo Conte II, ma che si riteneva ormai superato dalla successiva legge finanziaria del Governo Draghi (art. 1, commi da 103 a 108 e da 110 a 118, della legge n. 234 del 30 dicembre 2021)”. 

Lo stesso Carlo Parisi, segretario generale della FIGEC - Federazione Italiana Giornalismo Editoria Comunicazione - ritiene che “il provvedimento convalidato dal Ministero del Lavoro violi l'art. 23 della Costituzione perché senza una norma di legge un ente previdenziale privatizzato, com'era l'ex INPGI 1 fino al 30 giugno scorso, non può mai tagliare le pensioni dei propri iscritti”.

Carlo Parisi ricorda che “' questo il principio è stato stabilito dalla Cassazione addirittura con ben 87 sentenze (l’ultima è la n. 36563 del 14 dicembre 2022) tutte favorevoli ad altrettanti dottori commercialisti, ragionieri e periti commerciali che avevano impugnato analoghi tagli delle pensioni decisi dalle loro Casse previdenziali privatizzate”. 

Per di più – ricorda il Segretario Generale di FIGEC- “per i giornalisti che avevano già subìto per 3 anni - dal 1° marzo 2017 al 29 febbraio 2020 - il taglio delle loro pensioni superiori ai 38 mila euro lordi l'anno, deciso nel settembre 2016 dal CdA INPGI e convalidato dal ministero del Lavoro, al danno si aggiunge anche la beffa perché il Consiglio di Stato con due sentenze (la n. 5288 e la n. 5290 del 26 luglio 2019) aveva ritenuto valido “una tantum” quel taglio (o prelievo forzoso) specificando, però, a chiare lettere che sarebbero stati illegittimi ulteriori successivi tagli delle pensioni INPGI 1”. 

Pierluigi Roesler Franz va molto oltre il giudizio politico di Carlo Parisi e preannuncia “una battaglia giudiziaria davanti ai tribunali del lavoro di ogni parte d'Italia per ottenere l'annullamento di un provvedimento che appare del tutto illegittimo e che, oltre alle pensioni in corso di pagamento, decurtava dell'1% per 6 mesi anche gli stipendi di tutti i giornalisti in attività di servizio, i quali a fine gennaio 2023 potrebbero quindi vedersi ridotta la retribuzione dal loro datore di lavoro. Insomma, un gran "pasticcio" giuridico”.

L’auspicio generale dei vertici di FIGEC è che la nuova ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali  Marina Calderone, grande esperta della materia essendo stata per anni Presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine dei Consulenti del Lavoro, e che ha ereditato la “patata bollente” dai precedenti Governi Draghi e Conte II, “voglia riesaminare attentamente l’intera vicenda e risolverla – sottolinea ancora Carlo Parisi-con equità, lungimiranza e buon senso anche nell’interesse dell’INPS che rischierebbe di dover affrontare migliaia di singole cause davanti ai tribunali del lavoro di tutta Italia con un elevatissimo rischio di perderle e di dover rimborsare ai pensionati non solo gli importi di pensione trattenuti, ma anche a rifondere le parcelle dei loro legali e gli interessi legali dalla data di maturazione del diritto (coincidente con i prelievi “forzosi” effettuati dall’INPS) fino al momento dell’effettivo rimborso”.

È chiaro che la battaglia legale è ancora all’inizio, ma i presupposti per vincerla ci sono tutti, anche perché va nella direzione della difesa dei diritti dei giornalisti pensionati, ma anche di tutti i coloro i quali hanno subito questa decisione che qualcuno ha sperato fino all’ultimo passasse sotto silenzio. 


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