I Musei dopo il Coronavirus: Antonio Lampis, la grande sfida del Mibact, punto d’eccellenza ormai in Europa

Al Summit Europeo dei vertici dei maggiori musei d’Europa il Direttore Generale del Musei d’Italia fa da caposcuola e lancia ai paesi europei la sua grande provocazione culturale.

(Prima Pagina News)
Venerdì 10 Aprile 2020
Roma - 10 apr 2020 (Prima Pagina News)

Al Summit Europeo dei vertici dei maggiori musei d’Europa il Direttore Generale del Musei d’Italia fa da caposcuola e lancia ai paesi europei la sua grande provocazione culturale.

I Musei ai tempi del Coronavirus, cosa fare per salvarli? Come immaginare il loro futuro? E soprattutto come trasformarli in nuovi soggetti produttivi: a questi interrogativi risponderanno tra poco i massimi dirigenti della cultura europea in video conferenza tra di loro per iniziativa della Commissione Europea e che vedrà un parterre di grande respiro internazionale.

Questo l’elenco dei partecipanti al summit di oggi e che porteranno il proprio contributo: Ekaterina TRAVKINA, Co-ordinator - Culture, Creative Industries and Local Development, OECD; Mattia AGNETTI Executive Secretary Fondazione Musei Civici di Venezia (MUVE), Italy; Natalie BONDIL Director General & Chief Curator Montreal Museum of Fine Arts, Canada; Inkyung CHANG Founding Director Iron Museum, Republic of Korea; John DAVIES Economic Research Fellow, nesta and Creative Industries Policy and Evidence Centre; Maciej HOFMAN Policy Officer DG for Education and Culture, European Commissio; Peter KELLER Director General ICOM; Antonio LAMPIS Director General of Museums Italian Ministry for Cultural Heritage and Tourism (MIBACT); Joan ROCA Director MUHBA-Barcelona History Museum, Spain;

Il Direttore Generale dei Musei d’Italia ha portato al meeting europeo il saluto del ministro italiano Dario Franceschini. Poi la sua lezione magistrale sul come l’Italia immagina il futuro dei propri musei: “Il museo è un'istituzione permanente, che negli ultimi anni è reputata sempre più cruciale per lo sviluppo culturale e che più di altre forme del “fare cultura”- esordisce il numero uno della politica museale italiana- , ha recentemente evidenziato un impegno planetario rivolto all’ adattamento ai rapidi mutamenti della società contemporanea, spostando, in estrema sintesi, le attenzioni del museo dalle cose alle persone”.

Antonio Lampis non ha nessun dubbio e con il giusto orgoglio italiano sottolinea che “Nel passaggio di visuale “dalle cose alle persone” l'Italia avuto indubbiamente un ruolo di traino. Nello spirito di un nuovo umanesimo le recenti norme che hanno condotto alla maggiore autonomia dei musei e alla riforma della loro organizzazione hanno messo al centro delle attenzioni i temi della leadership e della governance, così come è divenuta centrale la relazione con i visitatori per la grande attenzione dedicata alla loro sicurezza e al tema dell’accessibilità, anche a quella cognitiva”.

Per il Direttore generale dei Musei d’Italia lo snodo fondamentale del cambiamento è stato il lungo e illuminato lavoro della commissione per i livelli di qualità dei musei condotto con il costante coinvolgimento di tutti livelli istituzionali e sociali da una commissione insediata presso il Ministero per i beni culturali. Oggi i nuovi standard museali pensati per l’Italia sono disponibili in molte lingue e non solo in italiano, ad uso di studio per altre realtà.

Le norme italiane sui musei sottolineano la necessità di offrire al visitatore “effettive esperienze di conoscenza”, in risposta al formidabile bisogno di conoscenza emerso in tutte le generazioni, soprattutto in quelle giovani e giovanissime.

I musei hanno dimostrato di saper usare in modo sorprendente i social media, i videogames e altri ambienti digitali. Tali strumenti sono indispensabili per stimolare il riconoscersi nel patrimonio culturale e per individuare nuove modalità di proporne la conoscenza sia alle nuove generazioni, sia a chi crede di cercare il diletto, considerando quanto sia oggigiorno estesa una domanda inespressa e talvolta inconsapevole di conoscenza, spesso mascherata da ricerca di svago.

Ma cosa faremo domani, quando la pandemia da Coronavirus sarà finalmente passata? Eccola la grande provocazione culturale del Direttore Lampis: “La nuova confidenza con i processi di innovazione rende ragionevolmente più realizzabile la prospettiva di poter finalmente offrire nuovi ambiti di lavoro alle nuove imprese creative e ai giovani che hanno scelto di dedicare gran parte della loro vita allo studio della storia dell’arte, dell’archeologia e delle altre materie umanistiche a fondamentale supporto della vita dei musei.

I musei hanno in corso un rinnovato impegno per una revisione degli allestimenti ed il rinnovo del racconto che sappiano parlare anche alle nuove generazioni e anche nelle nuove tecnologie, ben consci che la catalogazione del sapere nelle menti più giovani è ormai completamente differente da quella che si è a lungo sedimentata in altre fasce d’età ed è inarrestabile il desiderio dei nati dopo il duemila di capire la filiera dell’organizzazione dei messaggi e i perché delle scelte curatoriali”.

Ma questo da solo non basta, e mentre in videoconferenza gli autorevolissimi ospiti europei che con lui partecipano al meeting della Commissione Europea aggiunge un dato innovativo sul piano del confronto generale:” Nella seconda metà del 2020 – azzarda il direttore Lampis- dovrà crescere l’impegno per la creazione di contenuti digitali di maggiore qualità e utili alle diverse piattaforme, per la conversione delle biglietterie ai sistemi di pagamento contactless e poi nello stile amazon-store”.

Naturalmente per il Direttore Generale dei Musei italiani serviranno tecnologie sostenibili per il contingentamento degli accessi, l’incremento degli abbonamenti, delle campagne di comunicazione per conquistare il pubblico di prossimità, non solo alla visita, ma alla frequenza stabile, come nuovo luogo dell’anima ove trovare rifugio, rigenerazione e continuo dialogo, partecipazioni, continui nuovi stimoli che nascano dalle opere d’arte.

“Il museo dei prossimi anni vedrà una forte alleanza con televisione e teatro, serviranno sceneggiatori ed esperti dello scrivere, per raccogliere storie e saperle produrre: una specie di Netflix dove andare a vedere e sentire sempre qualche nuovo racconto, ricco di connessioni con l’esperienza di vita di chi ascolta”.

E non solo questo, ma altro Ancora- conclude nella sua lectio magistralis Antonio Lampis: “Il brillante adattamento ai mutamenti sociali che i musei hanno saputo realizzare può ragionevolmente fortificare la convinzione che l'attuale crisi e anche quelle future, che purtroppo vanno previste come ricorrenti, vedranno il museo come saldo e convinto protagonista”. Di più davvero non si può.

Oggi a Parigi per l’Italia e per la storia dei Musei del nostro Paese è stata una giornata davvero memorabile. (b.n)


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