I RACCONTI DI PPN: Viaggiare in treno, un vero inferno, ma oggi è accaduto davvero di tutto sul Roma Reggio Calabria

Ecco cosa accade in questi giorni a chi si mette in viaggio in treno. Il racconto che vi proponiamo ci arriva direttamente dalla freccia Roma Napoli di qualche ora fa e la protagonista è stata la giornalista Anna Maria De Luca.

(Prima Pagina News)
Domenica 09 Agosto 2020
Roma - 09 ago 2020 (Prima Pagina News)

Ecco cosa accade in questi giorni a chi si mette in viaggio in treno. Il racconto che vi proponiamo ci arriva direttamente dalla freccia Roma Napoli di qualche ora fa e la protagonista è stata la giornalista Anna Maria De Luca.

Frecciarossa 17675. Hanno sbagliato treno. Non io a prenderlo, ma loro a mandarlo. Mancano quattro carrozze, compresa la mia, ovviamente. L'ultima carrozza è la 8, ma io ho la nove. E altri hanno la 10, ma c'è anche chi ha una prenotazione per la 11.

"Salite e mettetevi dove trovate" mi dice un tizio, viaggiatore anche lui, per convincermi a salire i gradini del treno. E le norme Covid? Che faccio? Salgo o non salgo?

Salgo. La carrozza 8 è piena, sono tutti seduti uno accanto all'altro quelli rimasti senza posto.

Decido di restare in piedi nello spazio tra le due carrozze, senza aria condizionata.

Meglio così che stare attaccata alle persone Stessa scelta la fa una ragazza bionda destinata ad un'altra carrozza inesistente. E anche una famiglia con un bimbo. Ed anche due turisti giapponesi. E ora che si fa? Scendo o resto? Nel frattempo, un amico diretto a Bolzano mi scrive che il suo treno ha quattro ore di ritardo.

Si sono fermati a Orte, pare per aggiustare un finestrino rotto perché un Frecciarossa col finestrino rotto non può viaggiare.

Sarebbe dovuto arrivare alle 16, arriverà alle 20. Mentre leggo i suoi messaggi esasperati, passa il macchinista. Il treno sta per partire da Roma, sta correndo di tutta fretta al suo posto. Cerco di fermarlo.

"E noi? Stiamo in piedi per tutto il viaggio? E le norme Covid? Siamo tutti ammassati tra una carrozza e l'altra, dove non c'è neanche l'aria condizionata. Posso cambiare treno almeno? Ho pagato quasi 80 euro".

Non si ferma, dice solo "Io guido, parlate col capotreno". Mi sposto sui gradini in modalità "vedetta" alla ricerca del capotreno. Peccato per i dieci decimi di vista persi sui libri, ora mi sarebbero stati utili. La valigia è su, I miei piedi sono a metà tra il treno e la banchina, in posizione di discesa immediata per evitare sei ore assurde a 80 euro.

Arriva il capotreno. Sale. Lo guardiamo in modo eloquente. "Ora vi sistemo", ci tranquillizza.

D'istinto, la ragazza bionda in piedi accanto a me, con la sua valigia, mi guarda spaesata. Mi viene da sorriderle, ed anche a lei, accomunate da questo bizzarro destino in un primo pomeriggio assolato di agosto.

Nei momenti di esasperazione, ridere fa sempre bene. Lei aveva la carrozza 10, io la 9, entrambe inesistenti.

Squilla il telefono del capotreno. Lo stanno chiamando da Napoli. "Ho 150 persone da sistemare, hanno mandato un 500 invece che un mille". Io e la ragazza ci guardiamo, ascoltando la telefonata, e scoppiamo a ridere.

"Io posso mettermi sopra all'aria aperta, se mi legate bene" dico, per sdrammatizzare, a quel povero cristo del capotreno che mi sembra stia tentando di mantenere la calma.

"Noi abbiamo prenotato più posti per far viaggiare il bambino tranquillo senza vicini e rischio Covid", dice una donna col figlio in braccio, incastrata nell'intercapedine tra le due carrozze. Nessuno risponde. Chiamano di nuovo da Napoli, il capotreno ripete la stessa risposta. "Venite con me", ci dice. Lo seguiamo nella carrozza 5. Mettetevi dove volete.

Bene, qua stiamo distanziati e c'è anche l'aria condizionata. Forse è prima classe. La ragazza si siede vicino a me, distanziando i sedili come da regola.

Forse abbiamo trovato un posto. Bisogna vedere cosa accadrà quando saliranno a Napoli le persone destinate a questi posti. Sarà rissa?

Nel frattempo mi arrivano messaggi dal mio amico diretto a Bolzano.

Sta mangiando Tuc in modo compulsivo, il suo treno va a 30 all'ora e non si sa quando arriverà. Gli scrivo del mio viaggio, in direzione opposta alla sua, e mi risponde con una foto di un treno stracarico nel continente africano.

Bene, l'ironia ci salva sempre. La mostro alla ragazza bionda di cui non so il nome e ci ridiamo su. Al microfono annunciano che il bar ristorante è chiuso, ovviamente per il Covid. Il viaggio prosegue. Anche questa carrozza si riempie.

Una signora si lamenta perché il suo cane ha pagato il biglietto e sta viaggiando scomodo.

C'è il bracciolo rigido del sedile che lo infastidisce.


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