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Rivive ancora nel cuore di un piccolo tifoso diventato grande con gli eroi di quella fantastica avventura.
Rivive ancora nel cuore di un piccolo tifoso diventato grande con gli eroi di quella fantastica avventura.
di Maurizio Bistrusso
Si celebrano oggi cinquant’anni da quel fantastico pomeriggio del 12 aprile all’Amsicora. Il tempo sembra essersi fermato. Sono ancora vivi i miei ricordi di bambino tifosissimo del Cagliari e dei suoi campioni. Ogni giorno era una sfida per tentare di emulare i loro gesti tecnici, il modo di festeggiare i gol, di ridere, di parlare.
Veniva la pelle d’oca quando arrivava il momento di accendere la tv per vedere 90° minuto, alle 18.00 di tutte le domeniche, per ammirare i nostri idoli e vedere per la prima volta le immagini e i gol, rigorosamente in bianco e nero, dopo aver immaginato il tutto dalle descrizioni dei radiocronisti.
Ognuno di noi, giocava in strada a rincorrere un pallone, a volte nei cortili o nei campetti polverosi e improvvisati, tra un albero di fichi e una borsa di scuola che facevano da pali, per un’ipotetica porta, di una partita infinita sempre giocata con la voglia di imitare le prodezze di Riva, di Albertosi, Domenghini, Gori, Greatti, Cera, Tomasini, Brugnera e tutti gli altri che ci regalavano emozioni, entusiasmo e una voglia di giocare al calcio vero, pulito e senza limiti di tempo.
Quello scudetto era di tutta la città, dei suoi tifosi, della Sardegna, degli emigrati e della gente che tifava Cagliari per il suo modo di affrontare gli avversari, per il suo allenatore Manlio Scopigno, definito il filosofo, sempre disincantato, ironico e di una intelligenza superiore alla media che faceva la differenza in ogni situazione senza mai scomporsi. Alle 16.15 di quella straordinaria domenica il Cagliari si è cucito addosso il primo e unico scudetto della sua storia.
La vittoria con il Bari e la contemporanea sconfitta della Juventus, maturata all’Olimpico con la Lazio, regalarono la matematica certezza con 5 punti di vantaggio sui bianconeri a due giornate dalla fine. Un verdetto definitivo e ormai certificato dalla voce rauca e inimitabile di Sandro Ciotti dalle onde medie della radio di “Tutto il Calcio minuto per minuto” con quel “scusa Ameri” che fece esplodere Cagliari e tutta la Sardegna. Dopo i gol di Riva e di Bobo Gori fu l’inizio di una festa indimenticabile. I ricordi si moltiplicano e riemergono come se quelle partite e quelle vittorie non fossero mai finite. la collezione di monete con le figure dei giocatori del Cagliari che la compagnia petrolifera Shell regalava ai suoi clienti, le figurine e gli album della Panini da scambiare a scuola con i compagni e i ritagli di giornale incollati gelosamente con la colla in pasta in voga in quegli anni “la Coccoina” in un puzzle originale costruito minuziosamente nei quaderni scolastici.
Sei giocatori di quella squadra andarono con la nazionale italiana ai mondiali messicani, finiti al secondo posto, dietro il Brasile di Pelè. Mitica la semifinale con la Germania che fini 4-3 dopo i supplementari. Albertosi, Cera, Niccolai, Domenghini, Gori e Riva furono tra i protagonisti. E se non ci fosse stato l’infortunio di Tomasini e se Greatti non avesse avuto la concorrenza di De Sisti, Rivera, e Mazzola forse sarebbero stati otto gli eroi rossoblù.
Dopo 50 anni dalla vittoria di quello storico scudetto Cagliari, la Sardegna, i tantissimi tifosi e simpatizzanti sparsi in Italia e nel mondo, giornali, tv e i principali media, rivivono quei momenti unici ed esclusivi rispolverando le immagini, le parole e le storie che videro protagonisti quei giocatori guidati da Gigi Riva, rombo di tuono, come lo definì il giornalista Gianni Brera, che prima di indossare e onorare la maglia avevano dimostrato essere uomini veri. E quel gruppo rappresentava un popolo e la rivalsa di un’intera isola considerata per troppo tempo terra di confine.
Nel giorno di Pasqua, che quest’anno coincide con quella straordinaria vittoria, è giusto dedicare alla squadra che ha vinto il tricolore un pensiero con un gesto simbolico e abbracciare virtualmente chi ancora ne rivive ogni istante nella sua memoria storica come attore protagonista.
In ogni balcone della città di Cagliari sventolerà la bandiera rossoblù per non dimenticare e festeggiare un evento ormai irripetibile e comunque unico. Anche nei giorni del Coronavirus, nei quali le emozioni e le sensazioni positive legate ai ricordi di quello storico risultato contrastano con la tristezza e il lutto per le tante vittime causate dal Convid-19, i tifosi e i protagonisti di quella straordinaria avventura hanno deciso di festeggiare in maniera sobria ed elegante, da casa e nel rispetto delle regole imposte per limitare il contagio.
Grazie campioni per averci regalato questa gioia e grazie per non aver mai tradito i principi etici e i valori sportivi e quella maglia che resterà tatuata a vita nella nostra e nella vostra pelle. Grazie per averci regalato un sogno. Un pensiero spontaneo e una dedica speciale va a chi ora non c’è più.