Il sogno archeologico di Lorenzo Nigro. Rosa Rubino: “Occasione ideale per parlare del passato del mondo”
Presentato in Sicilia, al Circolo Canottieri di Marsala, dalla Direttrice de Il Vomere, la giornalista Rosa Rubino, l’ultimo saggio di Lorenzo Nigro, “Gerico. La rivoluzione della Preistoria”, romanzo archeologico di grande suggestione, 192 pagine,105 illustrazioni a colori per le Edizioni Il Vomere.
(Prima Pagina News)
Giovedì 05 Agosto 2021
Trapani - 05 ago 2021 (Prima Pagina News)
Presentato in Sicilia, al Circolo Canottieri di Marsala, dalla Direttrice de Il Vomere, la giornalista Rosa Rubino, l’ultimo saggio di Lorenzo Nigro, “Gerico. La rivoluzione della Preistoria”, romanzo archeologico di grande suggestione, 192 pagine,105 illustrazioni a colori per le Edizioni Il Vomere.
Durante un convegno a Parigi, il protagonista, l’archeologo Lorenzo Nigro –esordisce così Rosa Rubino con la sua verve caratteriale e il suo fascino prepotente di donna chiamata a dirigere uno dei giornali più antichi e illustri di Sicilia, “Il Vomere”- , decide di visitare la réserve del Louvre: qui trova una scatola degli anni ’30 contenenti le gambe di una statua neolitica.

Rosa Rubino racconta che il protagonista, che scava a Gerico da 17 anni, riconosce il luogo da cui proviene la cassa, e decide di pianificare una nuova spedizione per cercare di ricostruire l’intera statua.

La spedizione archeologica, composta da assistenti e studenti dell’università parte alla volta della Palestina, a Gerico, “la più antica città del mondo”. Ogni capitolo di questo romanzo- sottolinea la direttrice de Il Vomero- prende le mosse da un episodio avvenuto sullo scavo, come la mancanza dell’acqua nelle condutture, che introduce i lavori di canalizzazione della sorgente compiuti dagli abitanti di Gerico 12.000 anni fa, la teleferica bloccata e ripristinata dalla squadra di soccorso che ci riconduce all’importanza del lavoro organizzato che permise la nascita della prima città, o ancora la limonata con cui si rinfrescano gli archeologi sullo scavo e che apre il mondo dell’addomesticamento delle piante e degli animali che ha condotto alla creazione dell’oasi di Gerico, il giardino del paradiso.

Il lettore, attraverso una narrazione “in presa diretta” dello scavo archeologico, assiste dunque alla scoperta della ruota, del primo mattone e dell’architettura. Le prime case, di forma circolare, sono definite case-utero: emerge il ruolo della donna-madre, che è ispiratrice del passaggio dalla raccolta e caccia basata sull’uccisione, alla coltivazione e allevamento come cura e protezione della vita.

Affascinante e coinvolgente è il modo come la giornalista Rosa Rubino rimette insieme le fila di questa avventura: “Durante la campagna di scavo, gli archeologi scoprono dei misteriosi crani modellati: la prima comunità neolitica aveva creato la sua identità a partire dai suoi antenati, plasmato i suoi dèi e iniziato a trasmettere la sua memoria, fisicamente oltreché ideologicamente. Nascono i simboli e riti, le stagioni e i miti, ma anche i conflitti e la violenza”.

Secondo l’autore del romanzo, la conferma di questi primi conflitti avviene quando la missione archeologica comincia ad esplorare la torre tonda, il primo edificio mai costruito dall’uomo: qui trova gli scheletri di 12 uomini morti lottando, rimasti seppelliti per millenni.

Gli archeologi, scossi da queste scoperte, si interrogano sulle straordinarie acquisizioni della prima società neolitica, la sua capacità di vivere in simbiosi con l’ambiente naturale, ma anche i primi momenti di conflittualità.

Quasi al termine della missione, gli archeologi trovano la testa della statua le cui gambe erano state portate al Louvre, un misterioso volto modellato con l’intonaco che chiamano “occhi di conchiglia” dalle parvenze extraterrestri: si tratta della più antica statua creata dall’uomo!

I riti della prima società neolitica – sottolinea Rosa Rubino- risuonano nel presente, affascinano e interrogano la lettrice e il lettore, dando la misura di quanto ancora ci portiamo dentro della cultura della fase più recente della preistoria.

Ma aggiunge: “La riscoperta di questi fondamentali passi dell’umanità induce a prendere coscienza di quegli avanzamenti intellettuali che sono entrati da allora nella coscienza individuale e nell’immaginario collettivo”.

Veniamo all’autore. Lorenzo Nigro, è un archeologo con 30 anni di esperienza sul campo sia nel Vicino Oriente che nel Mediterraneo. I suoi primi scavi sono stati ad Ebla, successivamente ha fondato la Missione archeologica in Palestina e Giordania che ha scavato presso Tell es-Sultan (antica Gerico), nei siti pre-classici di Betlemme e Tell Abu Zarad in Palestina; in Giordania ha riportato alla luce la città di Khirbet al-Batrawy, un sito del III millennio a.C. prima sconosciuto e i siti di Jamaan e Rujum al-Jamus.

Dal 2002 è Direttore della Missione archeologica sull’isola di Mozia, colonia fenicia in Sicilia Occidentale, di fronte Marsala. Ha scritto numerosi saggi, monografie, rapporti di scavo e più di 200 articoli scientifici su riviste internazionali.

È considerato uno degli archeologi più esperti del Levante e del Mediterraneo preclassici. Come dire? Stella tra le stelle, del grande mondo dell’archeologica internazionale. (b.n.)

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