L’Open Day Pro Loco, il giornalista-batterista Francesco Tortora e l’importanza del Jazz

Serata Jazz all’Open Day Pro Loco di Cerignola (Fg).

(Prima Pagina News)
Sabato 01 Giugno 2019
Cerignola (Fg) - 01 giu 2019 (Prima Pagina News)

Serata Jazz all’Open Day Pro Loco di Cerignola (Fg).

In occasione dell’Open Day Pro Loco, il 2 Giugno, data concomitante con la Festa della Repubblica Italiana, Francesco Tortora, giornalista, saggista e photoreporter ma anche batterista, si esibirà eseguendo variazioni ritmiche su basi sonore relative a famosi e conosciutissimi “standard” noti in ogni angolo del Pianeta e che hanno superato i limiti del Tempo.

Attraverso la sua reinterpretazione di noti brani standard, collabora ad un miglior accoglimento di tutti coloro che vorranno far visita al Polo Museale - Museo del Grano e delle Fosse Granarie, bene che ampia parte della Storia locale e delle tradizioni del territorio ha finora rivestito.

Gli chiediamo il senso della sua partecipazione artistica all’evento culturale dell’Open Day Pro Loco.

 “In realtà, di recente mi son iscritto alla Pro Loco Cerignola perché, non appena ho potuto, ho voluto conoscere meglio usi, costumi, Storia e tradizioni della terra dalla quale provengo. Son nato a Foggia e in terra dauna ho compiuto i primi passi sia nella formazione scolastica sia nella Musica, una compagna che mi ha assistito spesso nei momenti cruciali della mia vita”.

In che cosa consiste la sua presenza all’Open Day Pro Loco?

 “Ho inteso “spettacolarizzare”, attraverso il mio corpo, la mia presenza e le variazioni ritmiche su noti standard Jazz -tra i più noti in tutti i tempi- l’accoglimento dei visitatori al Museo del Grano ma anche per vivificare la Musica non relegandola a spazi angusti o commercializzati, come spesso accade al giorno d’oggi. La Musica “dal vivo” implica non la semplice riproduzione o l’esecuzione pedissequa delle partiture così come ci sono state tramandate ma -appunto- il riviverle in tempo reale, attraverso l’interprete ed attraverso gli ascoltatori che compartecipano tutto questo oltre i meccanicismi della Tecnologia moderna”. Con tutto il rispetto per la Tecnologia e la qualità del suono cui possiamo oggi assistere e verificare, un musicista che suona dal vivo è ben altra cosa.

 Il Jazz quindi come improvvisazione ancora una volta?

 “Appunto. Il Jazz, sebbene abbia schemi molto ben precisi nella propria scansione, invita alla reinterpretazione progressiva, continua e costante di quegli stessi schemi. Potremmo dire che è proprio la sua peculiarità, rispetto a tanti altri generi musicali, Musica Classica compresa. Genere per il quale son spesso aduso all’ascolto e per il quale ho grande rispetto. Il Jazz racconta anche grande parte del “Sud del Mondo” ed io son uomo del Sud. La fusione di tutti questi elementi mi ha portato -negli anni ed attraverso la frequentazione di numerosi e differenti generi musicali- a considerare il Jazz la mia vera e propria “casa”, il luogo musicale, artistico e culturale dove mi sento maggiormente a mio agio. E la Musica è una gran fortuna incontrarla, la Musica non ti lascia mai solo, soprattutto quando vedi che intorno a te non c’è più nessuno. Come cantava Pino Daniele negli Anni ’80: “La Musica è tutto quel che ho”. Ed io sono profondamente concorde con lui. Son d’accordo anche con Miles Davis, il quale diceva, a proposito di innovazione e improvvisazione: “Non farmi ascoltare quel che ho già sentito. Fammi ascoltare quel che non ho ancora sentito”.

 

 

 


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