Dopo "Il curioso giornalista’’, diventato ormai un classico per chi voglia intraprendere la carriera giornalistica, è uscito in questi giorni per i tipi dell’editore Rubbettino, il nuovo libro di Mario Nanni, Parlamento sotterraneo.
Giornalista parlamentare, Nanni ha ricoperto per lunghi anni l’incarico di capo del “politico” dell’ANSA, la più autorevole tra le agenzie d’informazione, le cui note, ricordo, erano pane quotidiano per noi parlamentari, che sapevamo bene che ciò che scriveva l’ANSA andava subito in onda sui telegiornali e il giorno dopo sulla stampa.
Quando insorgeva un dubbio su un fatto, si sentiva esclamare : “ma lo dice l’ANSA!”, una sorta di ipse dixit a riprova della veridicità della notizia. Un lavoro quindi delicato e di grande responsabilità quello svolto da Nanni per oltre quarant’anni, in un periodo peraltro difficile della politica italiana, tra le cosiddette prima e seconda repubblica.
Dalla profonda conoscenza accumulata, degli attori e delle istituzioni parlamentari, del loro funzionamento e della loro evoluzione, nasce Parlamento sotterraneo, in cui Nanni racconta, come recita il sottotitolo, “miserie e nobiltà, scene e figure di ieri e di oggi”.
Moro, Andreotti, Berlinguer, Craxi e altre personalità della cosiddetta prima repubblica, visti a lungo da vicino, rivivono nel libro con le loro luci e con le loro ombre, descritti con poche pennellate non di maniera che ne restituiscono la statura umana e politica. Ho trovato le pagine dedicate a Craxi, non prive di accenti umani commoventi, tra le cose politicamente più oneste ed equilibrate scritte di recente in occasione del ventennale della morte. Parlamento sotterraneo è un libro che si legge d’un fiato, che apre al lettore le porte del Parlamento, ne illumina i luoghi: l’Aula, le commissioni, la sala stampa, la buvette, il Transatlantico alla Camera e sala Garibaldi al Senato; ne fa respirare l’atmosfera, rivela i tratti, alcuni inediti , di personaggi politici di vario spessore, descrive il lavoro dei giornalisti e ne svela la tecnica per ottenere una notizia o accertarsi del suo fondamento, i segreti di tanti scoop portati a segno dall’autore.
Aneddoti, fatti, episodi sono raccontati in tono svelto e affabulatorio, con una vena sottile di umorismo, talora con severità, ma sempre con grande rispetto della persona e senso di umanità, sapendo che anche i politici sono uomini e come tutti gli uomini hanno le loro “miserie”.
Si narrano così casi impensabili di superstizione e jettatura in Parlamento, si elencano i tanti episodi di ingratitudine e di parricidi politici , si parla della solitudine di quando si perde il potere, “ quando, come cantava Umberto Bindi, ‘la musica è finita, gli amici se ne vanno’.
Scrive Nanni: “ Deve essere uno choc per il leader prima trionfante, che si vedeva ogni giorno sugli schermi dei tg e sui giornali, precipitare da un giorno all’altro e piombare nell’emarginazione mediatica, nell’irrilevanza, se non nell’oblio” e commenta: ”E’ l’eterna vicenda del potente(oggi) che attira come il miele le mosche, una turba di ammiratori, salvo poi accorgersi, quando il potere cala o è perduto, nel voltarsi indietro, che sono quasi tutti spariti”.
Squarci di vita parlamentare sono oggetto di brevi racconti divertenti, eppure seri, mai banali, animati da tensione etica e civile, che portano alla fine a una considerazione sui fondamentali della politica e della dialettica democratica, di cui il Parlamento costituisce la sede più alta, nonché sull’etica del dovere e della responsabilità cui è tenuto chi esercita il mestiere del giornalista.
In controcorrente all’antiparlamentarismo, malattia cronica della politica italiana e particolarmente acuta negli ultimi decenni, da quando hanno fatto irruzione movimenti come la Lega e poi i 5 Stelle, il libro colpisce per il rispetto sincero che l’autore ha per le istituzioni parlamentari, al di fuori di ogni demagogia e retorica stucchevole.
In un’epoca come la nostra in cui c’è chi crede di poterne fare a meno, in nome di una democrazia plebiscitaria e diretta, per Nanni, il Parlamento resta ancora e più che mai il presidio della democrazia e della Repubblica.
La rivendicazione, del tutto inattuale, della sua “nobiltà”, in quanto massima istituzione democratica è l’ispirazione di fondo che unifica i vari pezzi del libro su argomenti solo apparentemente frammentari ed eterogenei o minuti. Da qui l’attenzione ai segnali di progressivo scadimento che l’autore coglie sia nella selezione e nella qualità della rappresentanza parlamentare sotto il profilo della preparazione politica, della cultura e dei comportamenti, dello stile, del linguaggio e financo dell’abbigliamento, non sempre consoni al decoro che si richiede alla più alta istituzione democratica del Paese, sia nella qualità dei dibattiti sempre più simili ai talk-show televisivi.
Alla fine la percezione che se ne ricava è che di certe figure di politici, che hanno ricostruito l’Italia dopo il disastro del fascismo e della guerra, si sia perso lo stampo, ma anche di altre, a noi più vicine, che hanno segnato la storia repubblicana del Novecento.
‘’Sono arrivati nei palazzi di Camera e Senato, scrive Nanni, eletti spesso digiuni dell’abc politico e parlamentare: molti neo eletti sono stati catapultati in un mondo di cui non conoscevano nulla né in termini di storia, né in termini di tradizioni, di diritti e di doveri”.
Una volta, pur nell’asprezza del confronto politico, che ha visto in giornate tumultuose persino zuffe e scontri fisici , c’era “un galateo istituzionale codificato, la civiltà delle buone maniere, il rispetto dell’avversario”.
Oggi, “ da tempio della Repubblica e della rappresentanza della sovranità popolare, dal tempo in cui c’erano figure di giganti a questo ‘reo tempo’ in cui ci sono molti nani, peraltro riottosi a mettersi ‘sulle’ spalle dei giganti (semmai se li mettono ‘alle spalle’ con fastidio), gli ambienti parlamentari con il passare dei decenni e delle legislature, siamo a diciotto, sono diventati sempre più simili al ‘mondo di fuori’, con le sue luci e soprattutto con le sue ombre”.
Come non dargli ragione? Grazie al mio lungo mandato parlamentare, posso dire di essere stata testimone diretta di questo “processo di oggettivo appannamento”, che Nanni mette in luce senza alcun intento polemico, né moralistico e meno che mai nostalgico dei tempi che furono. E senza voler insegnare niente a nessuno.
La domanda viene spontanea: per chi suona la campana? Direi per tutti noi, politici, parlamentari, giornalisti, cittadini elettori, di qualsiasi tendenza e colore politico, a tenere alta la coscienza del valore del Parlamento, a salvaguardarne le funzioni, il prestigio e il decoro.
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