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Un libro non che vuole semplicemente rievocare ricordi.
Un libro non che vuole semplicemente rievocare ricordi.
“Questo libro non vuole semplicemente rievocare ricordi, né tantomeno rimpiangere quella esperienza catalogandola magari tra le occasioni mancate. Più che un bilancio, questo lavoro ha – vuole avere – l’impronta del documento. Sui 50 anni di vita del giornale, i riflettori sono stati puntati sul decennio (1972 – 1982) che ha riguardato più da vicino il varo e lo sviluppo dell’edizione Sud. La forma è quella del libro, ma la funzione è quella del piccolo fascicolo di una storia più grande che riguarda Avvenire. Un fascicolo che va agli archivi sotto la voce Pompei. Una voce che, semplicemente, non poteva mancare”.
Angelo Scelzo, giornalista di lungo corso, scrittore navigato e vaticanista di grande tradizione ed esperienza, racconta così il suo ultimo libro, appena dato alle stampe “La Questione meridionale del quotidiano cattolico Avvenire, Cronache del Sud (e anche un po’ di storia),165 pagine, Edizioni santuario di Pompei, e in cui “l’uomo del Papa”, per anni intere generazioni di giornalisti stranieri lo hanno chiamato in questo modo, ricostruisce nei dettagli la storia del quotidiano dei Vescovi, “Avvenire”, con un occhio puntato sulla fase forse più delicata ma anche più esaltante del giornale, quando il giornale sbarcò a Pompei, e Pompei divenne per il Quotidiano della Chiesa Cattolica il vero faro editoriale del Sud e della sua gente.
Di questa fase così esaltante della storia del giornalismo meridionale Angelo Scelzo è stato grande protagonista e indiscusso caposcuola, non solo un grande maestro di giornalismo, ma anche straordinario organizzatore, manager e filosofo insieme di un giornale che era nato a Milano con grandi ambizioni, e che dopo il lancio nazionale si preparava ora a conquistare anche il mercato povero della gente del Sud.
Per far questo serviva un uomo che fosse capace di leggere la realtà meridionale in chiave meridionale e fosse poi capace di proiettarla in chiave nazionale con un linguaggio severo e sofisticato a cui il quotidiano aveva ormai educato i suoli lettori. Non era un’operazione semplice, e dopo mesi di riflessioni e di progetti sulla carta i vertici del giornale decisero che Angelo Scelzo, allora giovane cronista d’assalto, avrebbe potuto trasformare quel progetto in realtà.
Nei fatti così fu.
“Il traguardo del mezzo secolo di vita -spiega lo scrittore Angelo Scelzo- in ogni campo, evoca bilanci e, se riguarda un giornale, il più tradizionale tra i segnatempo, il richiamo è ancor più giustificato. La ricorrenza dei 50 anni dalla nascita di Avvenire è naturalmente anche alla base di questo lavoro”. Poi, facendosi schermo della sua tradizionale e immensa modestia personale, aggiunge un dettaglio fondamentale: “La motivazione di questo libro non è tanto quella di una rievocazione, che, peraltro, ha già visto impegnato Avvenire in una serie di iniziative e celebrazioni a livello centrale. Il fatto è che tutta la vicenda dell’approdo al Sud del quotidiano nazionale di ispirazione cattolica è rimasta sempre ai margini della storia complessiva del giornale. Una lacuna, se di questo si tratta, del tutto comprensibile, se è vero che un tratto distintivo di Avvenire, è proprio quello della nascita, avvenuta dalla fusione di due organi di stampa del Nord, L’Avvenire d’Italia di Bologna e l’Italia di Milano.
Angelo Scelzo, dunque, l’uomo che per oltre tre anni è stato Vice Direttore della sala stampa vaticana come se fosse lui stesso sacerdote sommo di una Chiesa elitaria e orgogliosa del suo compito spiega che “Obiettivo di questo lavoro è quello di illustrare e portare a conoscenza, attraverso una ricostruzione dei diversi momenti, un’iniziativa non sporadica e neppure solo editoriale, che ha condotto a naturale compimento il progetto di Paolo VI per fare di Avvenire un quotidiano davvero nazionale”.
E qui viene fuori per intero il senso dell’appartenenza e dell’orgoglio professionale dell’autore del saggio, per essere stato lui guida strumento e timone di un’operazione editoriale su cui non era facile scommettere mote cose: “È il fronte Sud del giornale ad essere quindi soggetto unico di una ricostruzione che, nel momento in cui si ripercorre fin dall’inizio il cammino di Avvenire, si rende necessaria, se non altro per quella completezza di informazioni che impone, proprio di fronte a un giornale, di sfogliare una a una tutte le sue pagine. La pagina, anzi le pagine, che Avvenire, a un tratto della sua vita, ha aperto sul Mezzogiorno, sono una storia a sé. Una storia che, mentre respinge ogni aggettivo, reclama invece, un’attenzione postuma, volta a recuperare, pur a distanza di anni, una serie di elementi di ricongiunzione che aiutano a meglio delineare i diversi capitoli della vicenda – tuttora in corso e con risultati sempre più apprezzabili – del giornale dei cattolici italiani”.
Ha ragione il Direttore di Avvenire, Marco Tarquinio quando scrive che “È un libro davvero prezioso, questo che avete tra le mani. E preferisco dire subito, a costo di contraddire il suo Autore, che il suo valore non deriva esclusivamente dalla indubbia forza documentale che lo caratterizza. Angelo Scelzo ha certamente scritto un testo ricco di fatti, testimonianze, dettagli e profili di protagonisti, che perciò costituisce un documento indispensabile per custodire la memoria storica della presenza di Avvenire nel Sud d’Italia, una presenza che s’è a lungo irradiata da Pompei, a un tempo città mariana e polo tecnologico, base operativa e speciale “capitale morale” di un impegno formativo e informativo”.
Pompei ad una certo punto diventa quindi la nuova capitale dell’informazione cattolica nazionale, e questo Angelo Scelzo lo riconosce senza peli sulla lingua: “Una delle caratteristiche di Avvenire Sud - ricorda- è stata quella di aver avuto una sua capitale. E una capitale del tutto speciale: Pompei, sede di uno dei Santuari mariani più famosi al mondo, e città delle Opere di carità di Bartolo Longo, il fondatore laico che, come tanti altri benefattori nell’Ottocento, aveva iniziato dai banconi di una tipografia a svolgere le concrete lezioni di solidarietà sociale verso gli esclusi e gli emarginati, a partire dai figli dei carcerati”.
Ma c’è un ulteriore dettaglio che fa di questo libro un saggio storico di grande attualità, ed è il ruolo svolto in quella fase in favore del giornale da Papa Paolo VI e di cui Angelo Scelzo conserva gelosamente mille ricordi personali .
“E’ vero -riconosce lo scrittore-, Paolo VI. Un altro decisivo elemento di spinta, veniva direttamente proprio da lui, da Paolo VI che considerava l’approdo al Sud di Avvenire come la seconda fase, del tutto necessaria, per dare un senso compiuto all’unificazione del ‘68. La nascita del giornale dei cattolici, nella sua visione, non era completa se non con il varo di un’edizione per il Mezzogiorno e quindi attraverso un reale radicamento territoriale in un’area del Paese che conservava un forte segno ecclesiale e religioso”.
Ma è vero che il giornale aveva alle spalle il sostegno finanziario della Santa Sede?
Angelo Scelzo racconta nel suo saggio una verità che nessuna prima d’ora avrebbe mai immaginato e nega che dietro il successo di Avvenire Sud ci fossero le casse vaticane. Il segreto del successo del giornale era invece completante un altro: “Per fronteggiare le spese si rendeva necessario un impegno concreto da parte delle diocesi meridionali. Trattandosi di un giornale, moneta contante poteva diventare il dato di una diffusione da incrementare sia in numero di copie vendute alle edicole, sia, soprattutto, nella sottoscrizione di una quota di abbonamenti che avrebbe ulteriormente migliorato il primato già detenuto da Avvenire come il quotidiano con il maggior numero di abbonati in Italia. Fu stabilita perciò una quota con il pareggio di bilancio fissato a diecimila copie in più nell’area del Meridione. Un traguardo impegnativo, ma non impossibile di fronte alla mobilitazione che l’arrivo del giornale al Sud aveva cominciato a suscitare”.
Ma alla fine ne è valsa davvero la pena?
Angelo Scelzo, che per una vita ha usato nel suo impegno quotidiano in Sala Stampa Vaticana l’arma complicatissima della mediazione, questa volta si abbandona ad uno sfogo istintivo, e riconosce che “ Nella geografia del giornale, Pompei oggi – come realtà editoriale – non ha alcun rilievo. È storia passata, si direbbe con una frase fatta. Ma storia passata non significa storia inutile; non significa che tracce di essa non siano ancora presenti nel corpo di un giornale che non si è trovato a caso, ad un tratto del suo cammino, a misurarsi con una realtà difficile e complessa come quella del Mezzogiorno. Si può oggi dire che si è trattato di un incontro vero che ha contribuito, tra l’altro, a far vedere una Chiesa all’opera, e forse per la prima volta impegnata a fondo su un tema – le comunicazioni sociali – che il Concilio aveva appena proposto all’attenzione dei fedeli e degli stessi operatori del settore”. Un saggio storico dunque, scritto da un Uomo di Chiesa a tutto tondo, da un giornalista che non ha mai perso la bussola della fede, da un manager che ha trascorso quasi tutta la sua vita a stretto contatto con la Chiesa che conta, e che della Chiesa che ha incontrato e conosciuto ha raccontato solo il meglio, e lo ha sempre fatto nel migliore dei modi, con la sua immensa carità cristiana. Certamente, un grande maestro del giornalismo cattolico.