Maurizio Crovato: dal G8 di Genova al G20 di Venezia. Guai ad abbassare la guardia. Il mondo ci guarda
Maurizio Crovato, storico inviato speciale del Tg2, e tra i conduttori più amati della testata giornalistica Rai, rievoca qui una delle pagine più tragiche della storia repubblicana, gli incidenti al G8 di Genova, vissuti in prima persona, per una riflessione severa sul prossimo G20 di Venezia in programma dal 7 al prossimo 11 luglio.
di Maurizio Crovato
Martedì 06 Luglio 2021
Venezia - 06 lug 2021 (Prima Pagina News)
Maurizio Crovato, storico inviato speciale del Tg2, e tra i conduttori più amati della testata giornalistica Rai, rievoca qui una delle pagine più tragiche della storia repubblicana, gli incidenti al G8 di Genova, vissuti in prima persona, per una riflessione severa sul prossimo G20 di Venezia in programma dal 7 al prossimo 11 luglio.
Sarà. Ma dal G8 di Genova al G20 di Venezia, passano 20 anni. Sarà perché i fatti di Genova li ho vissuti di persona come inviato. Sarà per le drammatiche conseguenze dei black bloc, di cui si sapeva ben poco, se non nulla. Ma io non mi fido né mi fidavo.

Sarà l’atmosfera internazionale che, allora come oggi, criticava i presunti “sovranisti” del 2001 a favore di terzomondisti, extracomunitari e immigrati. Sarà. Ma bloccare una città con oltre due mila agenti e 67 delegazioni straniere riunite all’Arsenale, non mi convince.

Qualcuno dirà che rispetto a venti anni fa i tempi sono cambiati. Non ci potrà essere una Bolzaneto, centrale delle torture, oppure una Scuola Diaz, modello macelleria messicana. Con conseguenti condanne e Corte Europea che ci mette all’indice.

Il G20, è previsto a Venezia dal 7 all’11 luglio 2021, il G8 avvenne a Genova tra il 19 e 21 luglio 2001. Il Tg2 mi mandò come inviato assieme all’operatore Fabio Chiucconi, allora ventenne e oggi anchor man al Tg2 delle ore 13. I capi dei No global erano due veneti: Vittorio Agnoletto e Luca Casarini, due individui che non avrebbero fatto male a una mosca. Il questore di allora, poi rimosso, si mette d’accordo con le Tute Bianche di Luca Casarini.

A Genova si sono dati appuntamento 700 gruppi aderenti al Genoa Social Forum. Nel giorno clou, nella città della Lanterna, ci saranno non meno di 250 mila manifestanti. Purtroppo tra i presenti di tutti i colori arcobaleno ci sono anche le tute nere dei Black bloc, arrivati dal nulla. E non previsti.

Alla Stazione Brignole, i primi sintomi di una organizzazione che scricchiola, delle Forze dell’ordine, da pochi giorni guidata dal nuovo ministro agli Interni, Mario Scajola. Fa acqua da tutte le parti. Poliziotti, carabinieri e finanzieri mandati a migliaia a Genova, non conoscono la città antica.

Per la prima volta i no global si attrezzano di telefonini, computer e video. La lotta diventa impari. Prime avvisaglie alla stazione Brignole. Manifestanti stranieri, prima allora sconosciuti, lanciano molotov. Luca Casarini, capo delle Tute Bianche, aveva avvistato il questore (poi rimosso) che avrebbero superato la tanta odiata “Zona rossa” del centro storico, motivo di critiche e di incomprensioni libertarie, ma solo “simbolicamente”. Più o meno per una questione di immagine.

Viene ferito un appuntato dei carabinieri. I tam tam delle forze dell’ordine, collegate via radio, parlano di “ferito grave, forse già morto”. I no-global sono più tecnologici. In via Archimede assaltano muniti di telefonini, un supermercato e una banca. La loro tecnica è avanzatissima. Si mescolano, a gruppi di 50/70 persone di pacifisti e ingenui contestatori, e partono alla guerriglia.

In via Tolemaide, io e l’operatore Chiucconi, ci troviamo a pochi metri dal cellulare dei carabinieri dati alle fiamme. Autista e sotto-ufficiale si salvano per miracolo.

A piazza Alimonda, poco più in là succede il fatto più grave. Un giovane di 23 anni, universitario, figlio di sindacalisti ma benestante, viene ucciso da un carabiniere di leva, calabrese, 20 anni. Carlo Giuliani morirà poco dopo colpito alla testa, mentre stava per lanciare un estintore a distanza di tre metri, al carabiniere in difficoltà, ferito e rimasto bloccato nel suo Defender perché non conosceva Genova.

Mario Placanica, 20 anni, figlio di proletari, avrà la vita sconvolta. Solo dodici anni dopo, la Corte Europea dei diritti dell’uomo dell’Aia, stabilirà che il “proletario in divisa” agì per legittima difesa. A Valle Giulia, nel 1968, Pierpaolo Pasolini, fu dalla parte dei veri proletari, che non erano gli studenti figli di borghesi.

Il giorno dopo a Genova succede di tutto. Il capo della Mobile era Arnaldo La Barbera, vecchia conoscenza veneziana, prima di essere mandato come questore a Palermo. Alla Scuola Elementare Diaz, concessa dal Comune di Genova, ai pacifisti del Genoa Social Forum, come ufficio stampa, anche se in realtà dormivano e bivaccavano centinaia di sconosciuti, vengono trovate delle molotov. Gli infiltrati delle forze dell’ordine, le avevano messe nelle aule dopo averle trovate nella siepe a pochi passi dalla scuola.

Quando arriva la polizia, dalle finestre lanciano sassi. I poliziotti perdono il controllo e la testa. Centinaia di feriti e sangue anche nelle lavagne delle aule. Il fatto più grave però a Bolzaneto, diventato un centro di torture e maltrattamenti. Oggi ricorda tristemente i fatti del carcere di Santa Maria Capua Vetere.

Violenze non degne di un paese civile. Tanto che la ministra Marta Cartabia parla di “offese e tradimento alla nostra Costituzione”.

Venezia 2021, G20 all’Arsenale. Il pericolo arriva dalla risonanza mondiale. I black bloc non sono spariti. Nel 2001 il nostro ministero degli Interni, mise sotto controllo i confini francesi. Infatti i violenti arrivarono da est. Ovvero i confini austriaci e sloveni. L’Internazionale della protesta ne sa una più del diavolo.

Altra analogia. I precedenti di Genova, si chiamavano Seattle 1999 e Davos 2000. Per il G20 a Venezia c’è già stata una grande manifestazione a Roma.

Un ricordo personale? A Genova venni ferito alla caviglia da un lacrimogeno lanciato con violenza. Io e l’operatore Tg2 Fabio Chiucconi rischiammo parecchio. Ma le immagini parlavano da sole. Un inviato del Tg1, che stava comodamente seduto in poltrona e chiuso in albergo, per pura codardia, ci rubò le immagini, e vinse un premio televisivo internazionale. É la stampa, bellezza.(m.c.)

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