Non togliere agli studenti la notte prima degli esami!

Un ricordo indelebile: occorre inventare una soluzione: palestre, centri congressi e perfino campi sportivi attrezzati! Gli esami s’hanno da fare!!

di Gregorio Corigliano
Martedì 05 Maggio 2020
Roma - 05 mag 2020 (Prima Pagina News)

Un ricordo indelebile: occorre inventare una soluzione: palestre, centri congressi e perfino campi sportivi attrezzati! Gli esami s’hanno da fare!!

E così, quest’anno, Gabriele Muccino non avrebbe potuto girare un sequel del film, “la notte prima degli esami, con Cristiana Capotondi. Un film bellissimo, anche perché realistico. Non c’è infatti nessuno al mondo o quasi che non abbia vissuto una notte difficile prima di affrontare un esame.. Tra le tante cose che si è preso e portato via il cugino “Covid” non riconosciuto e cancellato dalla parentela, c’è anche l’esame di maturità. Lo sanno insegnanti, dirigenti scolastici, genitori, esaminandi. In teoria, durante l’anno scolastico, in molti avrebbero esultato. Qualcuno pregato per non fare gli esami, non avrebbe brigato per la raccomandazione, ma giunti al momento del dunque, non è così. Almeno credo, a giudicare dalle lettere scritte al ministro della Pubblica istruzione Lucia Azzolina. Lettere con le quali viene, a quanto pare, inutilmente sollecitato il ripristino dell’esame di Stato. Quell’esame che, anche i più anziani tra noi, ricordano ancora, a distanza anche di cinquant’anni. Non tutto, ma, per esempio, io ricordo due domande: “Caracalla mangiava le patate e Cosa e l’ecumene”!Ed era stato il presidente della Commissione a farmi la prima, ed il professore di storia e geografia, la seconda. Che poi ho rivisto, a distanza di anni, a Reggio Calabria. Era l’illustre professore Agazio Trombetta. Quanti ricordi di quelle giornate, che erano, allora, più di una, tra scritti ed orale. Si studiava da soli, si ripeteva insieme, si faceva notte, l’ansia era la nostra padrona, il caffè non poco. I genitori nascosti, ma seguivano da una porta socchiusa, le nostre peripezie e le nostre ansie , ma non è vero che sono felici e contenti di non frequentare, le ultime lezioni. Rimpiangono finanche l’ultimo giorno di scuola, l’ultimo abbraccio tra di loro, finanche al compagno meno simpatico o a quello con cui da mesi non si salutavano. E l’ultimo caffè alla macchinetta? E l’abbraccio al bidello(oggi, per carità non si chiama più così) con cui si è litigato un giorno sì ed un no? L’ultimo saluto alla stessa classe, al banco, sul quale ci si è seduti per cinque anni? Ed il suono della campanella ? Finanche l’abbraccio ai professori. Sia a quelli con i quali si andava d’accordo che a quelli che venivano accusati, da genitori e studenti” di avercela con loro: “ Non mi vuole bene, mi ha messo quattro, mi ha “preso sott’occhi” e via di questo passo. Un rimpianto, a giudicare ed a ben pensare, per cose che non sanno e che hanno solo sentito dire, da genitori e colleghi più grandi, che si erano prenotati per assistere al colloquio orale. Per lo scritto, ove ci fossero stati, erano pronti i bigliettini da nascondere, le striscette, gli appunti scritti con inchiostro indelebile. Nulla di tutto questo, un sogno che rimarrà totale, quasi un desiderio. Ecco perché hanno chiesto, per esempio, l’apertura alla classi dell’ultimo anno, le quinte. Quella classe perla quale studentesse e studenti erano invidiati dai loro colleghi meno anziani. “Benedetti, voi quest’anno ve ne andrete!”. Un’apertura, ovviamente, anche alle misure straordinarie decise dai dippicieemme, i dpcm, del presidente Conte: guanti, mascherine, guanti,gel igienizzanti. “ I sentimenti vogliono la loro parte, ministro, hanno scritto. Si può non tenere conto di quanto reclamano gli studenti? Non è il sei politico, solo momenti di emozione, irripetibili, da conservare nel cassetto della memoria, comprese le ansie ed i pianti di cui hanno sentito solo parlare. Sono stati colleghi degli anni precedenti a dirlo loro o gli stessi genitori che, tutto sommato, non possono non avere un buon ricordo. Se lo ricordano, quel giorno, non può che essere così. Dove fare gli esami? Palestre, alberghi,centri culturali, finanche i campi sportivi appositamente attrezzati, perché no, per un rito ed un mito, da raccontare, anni ed anni dopo, ai figli. E se non l’avranno la notte prima degli esami, cosa potranno raccontare? Che il parente ripudiato nel 2020, il signor Covid ( che non è proprio tale) aveva tolto loro anche la soddisfazione e soprattutto l’emozione di un esame, anche a rischio della bocciatura che, nei fatti, non ci sarebbe stata?


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