Per il Cagliari è notte fonda. Al Ferraris finisce 3-0 per la Sampdoria di Claudio Ranieri.

La squadra di Giulini dice addio definitivamente ai sogni europei con una gara inguardabile. 

di Maurizio Bistrusso
Mercoledì 15 Luglio 2020
Genova - 15 lug 2020 (Prima Pagina News)

La squadra di Giulini dice addio definitivamente ai sogni europei con una gara inguardabile. 

Una prestazione difficile da accettare per i tifosi che avevano creduto alle ambizioni e alle nuove motivazioni del nuovo allenatore Walter Zenga per tentare la scalata.

Ma i risultati non sono arrivati e alcune scelte del mister fanno discutere. I blucerchiati liquidano i rossoblù con un gol, dopo soli otto minuti di Gabbiadini e una doppietta di Bonazzoli, autore di una rete in acrobazia da vero campione.

I blucerchiati fanno un passo avanti importante verso la salvezza e raggiungono quota 38. Deludono i cagliaritani. I protagonisti sembrano aver staccato la spina con un certo anticipo.

Evidentemente per molti di loro il campionato è finito con la salvezza anticipata raggiunta. Un film già visto nelle stagioni passate che rispecchia probabilmente la vera dimensione di società e squadra.

E se poche settimane fa si era riacceso un minimo di entusiasmo oggi registriamo la prestazione di un gruppo privo di ambizioni che si accontenta di fare il compitino pur non avendo niente da perdere. La sconfitta di oggi chiude il cerchio e va oltre il risultato. È una sentenza che invita tutti ad andare al mare o a fare altro. Un’imbarcata così ci ha riportato indietro nel tempo. Ranieri e la Sampdoria ringraziano.

 

Nell’anno del centenario qualcuno si era illuso di poter volare alto, riprendere a sognare e riscrivere la storia. Poteva essere l’occasione propizia per riaprire l’album dei ricordi e riportare la memoria a quello storico scudetto vinto cinquant’anni fa con un risultato di prestigio. Nulla di tutto questo è emerso nel corso della stagione e si percepisce che non è mai stata una priorità e un sentimento comune.

Oggi lo scenario è decisamente diverso. In campo gli attori protagonisti sono altri e fa male vedere indossare quella storica maglia da chi non giocherebbe titolare in una partita tra scapoli e ammogliati.

Ci sono elementi che non sanno effettuare un cross, stoppare un pallone o fare un passaggio elementare da cinque metri.

Oggi proviamo una profonda delusione e tanta vergogna per avere visto giochicchiare una squadra priva di orgoglio e senza carattere. Una squadra guidata male da un tecnico che ha rinunciato con troppa superficialità a uno come Cigarini che ha sposato il progetto con entusiasmo per consegnare le chiavi della regia a Birsa che ha dimostrato in campo di essere ormai un ex giocatore. Un’alternativa valida in un organico ridotto e male assortito. Sono state settimane difficili per Zenga.

Troppi dubbi e cattivi consiglieri alle spalle. Regista si regista no , centrocampo con due mediani di quantità, difesa a tre , a quattro a cinque, trequartista forse, chissà! Confusione e improvvisazione che non portano da nessuna parte.

Poi il tempo è stato galantuomo e ha chiarito le idee a tutti. Zenga è andato in confusione e ha dimostrato di non essere all’altezza del ruolo.

Oltre ai sorrisi e le dichiarazioni di circostanza con avversari e allenatori di turno serve ben altro per certificare competenze, strategie e un’idea di calcio giocato. Non si può vivere di rendita e non si deve mai improvvisare.

In serie A non ci si può specchiare sul proprio passato. L’ex portiere dell’Inter e della nazionale a Cagliari non è riuscito a dare una fisionomia e un’identità ad una squadra composta per lo più da giocatori mediocri e si è affidato ai soliti noti per mascherare i suoi limiti tecnico tattici. Scelte azzardate e molta confusione in campo e fuori hanno privato la squadra di quelle poche certezze maturate e acquisite con fatica durante la gestione Maran. E ora la storia si ripete.

Il Cagliari è Nainggolan dipendente, in campo e fuori, e per raggiungere obiettivi importanti ha bisogno del contributo dei suoi elementi migliori.

A fare la differenza sono i vari Cragno, Pavoletti, Rog, Nandez, Joao Pedro, Simeone, Pellegrini e Ceppitelli. Il resto della rosa fa da contorno e la squadra dovrà essere ricostruita a partire dalla difesa. Se il presidente Giulini vorrà fare il salto e ambire a traguardi di prestigio, oltre la salvezza, occorrerà programmare e pianificare subito attraverso un progetto tecnico col nuovo mister. E si dovrà partire dal settore nevralgico. La vera forza del Cagliari infatti oggi è il centrocampo.

Se il reparto funziona alla perfezione tutta la squadra ne può trarre vantaggio ma se qualcosa gira storto sono dolori per tutti. Su Birsa diventato regista basso occorre fare una profonda riflessione. Non è pensabile.

Troppi giocatori fuori ruolo e adattati, al di là dell’impegno che non si può discutere, non aiutano e gli equilibri si spezzano.

Stasera anche Rog era sottotono, poi ci si è messo Ionita, un giocatore fantasma rispetto al passato, con una condotta davvero disarmante. I primi due gol dei blucerchiati portano anche la sua firma.

E se la qualità degli esterni è quella di Lykogiannis e ci dobbiamo affidare a Ragatzu nel settore avanzato il calcio è davvero finito. La difesa senza una protezione adeguata del centrocampo viene esposta a brutte figure e a pagare sono i più giovani e inesperti come Walukiewicz e Carboni.

L’unico nota lieta arriva da Nandez. L’ultimo ad arrendersi. Un giocatore forte, determinato, duttile e capace di adattarsi a qualsiasi ruolo.

Un ragazzo umile che piace perché ci mette l’anima e non smette mai di combattere. L’uruguaiano corre, lotta, tira con entrambi i piedi e gioca a tutto campo senza fermarsi. Un esempio isolato ma dal quale si deve ripartire. Sabato al Sardegna Arena arriva il Sassuolo che stasera ha giocato alla pari e messo in difficoltà la Juventus.

I tifosi si augurano una reazione d’orgoglio per rivedere una bella partita. Provarci non costa niente.


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