Pino Nano e Natuzza Evolo, “La morte? Perché dovrebbe farmi paura? Sarà invece la mia liberazione” – Ottava Puntata

Natuzza parla della morte, e lo fa in una delle tante interviste che la veggente calabrese ha rilasciato ai microfoni della RAI.

di Pino Nano
Mercoledì 08 Aprile 2020
Roma - 08 apr 2020 (Prima Pagina News)

Natuzza parla della morte, e lo fa in una delle tante interviste che la veggente calabrese ha rilasciato ai microfoni della RAI.

-Natuzza da oltre cinquant'anni lei vive il mistero delle stigmate: ricorda quando le apparvero per la prima volta?

"Ero appena una ragazza...un giorno mi comparve sulle mani e sui piedi un foro, pensavo fosse una malattia, non sapevo neanche cosa fossero le stigmate, qualche tempo più tardi avvertii un dolore alla spalla, ebbi la sensazione che Gesù si fosse appoggiato con la mano su di me, e da allora mi porto dietro queste ferite con grande sopportazione e con tanta fede nel Signore".

-C'è un periodo particolare dell’anno in cui lei soffre di più il peso di queste ferite?

"E' la Pasqua. Durante la Settimana Santa incomincio a star male,le ferite mi si riaprono, perdo quasi completamente le forze,poi tutto passa,dopo il periodo pasquale tutto ritorna come prima.

Ma non mi sono mai preoccupata più di tanto, so che tutto questo accade perchè è il Signore che lo vuole..."

Ricordo come fosse appena ieri il giorno in cui andai a trovarla per la prima volta... Erano le prime ore del pomeriggio: Alla porta della sua casa arrivò una giovane signora, veniva da Taranto, e ricordo perfettamente bene il momento di quell'incontro tra queste due donne, frazioni di secondi carichi di una commozione impossibile da descrivere e da immaginare, l'una avvinghiata all'altra, come fossero la stessa persona insieme, il silenzio rotto dalle lacrime della giovane arrivata da lontano, un pianto disperato, quasi liberatorio, a dirotto, come se per tutta la vita quella donna non avesse aspettato altro per liberarsi di tutto il pianto custodito per anni nel chiuso del suo cuore. Incontro indimenticabile.

Non capivo se quel pianto fosse il segno negativo di una tragedia, o forse invece l'espressione più naturale di un dramma appena vissuto e ormai finalmente lontano. Aspettai con calma che tutto ritornasse come prima, poi mi avvicinai alla giovane signora e le chiesi il perché di quella commozione.

Questa fu la sua risposta: "Qualche anno fa mi trovavo a Parigi. Ero capitata in uno dei più grandi ospedali parigini perchè mio padre era gravemente ammalato di tumore.

Lo avevo accompagnato con la speranza di poter in qualche modo prolungare i pochi giorni di vita che ancora gli restavano da vivere. E un pomeriggio, nell’androne di questo reparto dove era ricoverato mio padre, incontrai Natuzza.

Mi disse che veniva da lontano, che la sua terra era simile alla mia, io venivo dalla Puglia lei dalla Calabria, io venivo per mio padre, lei lo aveva fatto per stare accanto ad una persona che amava molto.

Dopo aver scambiato insieme a lei i soliti discorsi che normalmente si fanno in queste tragiche occasioni, Natuzza mi accarezzò, appena sotto il collo. Mi parve la sua una carezza carica di amore, lasciai che questa donna mi accarezzasse il più a lungo possibile, ma subito dopo averlo fatto Natuzza mi guardò quasi implorante negli occhi e mi pregò di farmi controllare. Aveva avvertito che sotto la parte accarezzata c'era qualcosa che secondo lei andava ben guardata da un medico.

Pensai subito che questa povera donna avesse voluto dimostrarmi, in questo modo così semplice ma anche così strano, il suo amore, forse era un modo come un altro per dirmi che a suo modo pensava anche alla mia salute fisica. Chissà? I primi giorni lasciai correre, tentati di dimenticare quel gesto e quel consiglio, ma la cosa non fu facile.

Ogni qual volta la rincontravo Natuzza non faceva altro che ripetermi quello che già mi aveva detto, “fatti guardare da un medico!”.

Una mattina, dietro le sue insistenze decisi allora di approfittare di questa mia permanenza in ospedale a Parigi e di farmi visitare da un medico..." Incredibile. L'esito di quella visita fu dirompente. I medici parigini scoprono che questa giovane donna ha una ghiandola ingrossata all'altezza della tiroide, ne studiano le cause, ne esaminano il liquido estratto e scoprono che si tratta di un tumore invasivo. "Cancro !". La donna viene operata d'urgenza, mentre suo padre, rispetto a lei, sembra invece completamente guarito.

Due mesi più tardi i medici parigini la tranquillizzano. Le spiegano che era arrivata appena in tempo utile per permettere loro un intervento chirurgico.

Se fossero passate altre due settimane, le spiegano, sarebbe morta devastata dal male. Ma quando le chiedono come avesse fatto a scoprire di essere gravemente ammalata questa donna non seppe dare loro nessuna risposta plausibile.

Fece finta di non capire la loro lingua, sorrise, poi corse in agenzia e si prenotò un volo per LameziaTerme: prima di arrivare in Puglia volle passare da Paravati, perchè in sogno Natuzza era tornata a trovarla e le aveva detto di volerla rivedere.

Mille storie incredibili come questa ho avuto il privilegio di raccogliere in tutti questi anni seguendo da vicino e personalmente per la Rai il caso-Natuzza Evolo, storie apparentemente impossibili, al limite del mistero, storie tutte uguali, ricorrenti, cicliche, ognuna di esse più bella e più tragica dell'altra.

In tutti questi anni c'è chi si è preso la briga di catalogare tutte queste "morti evitate", questi "miracoli" che forse diventeranno tali fra un secolo, quando la Chiesa li riconoscerà come tali.

È uno straordinario professore universitario, Valerio Marinelli, che ha scritto almeno dieci volumi diversi su questa materia e su queste “vicende personali”, catalogando tutto questo immenso pianeta del dolore e della sofferenza che si muoveva attorno alla casa di Natuzza con la stessa precisione maniacale di un postulatore di una causa per i santi.

E sarà tutto questo immenso patrimonio che ora in Vaticano qualcuno sarà costretto a guardare e a tradurre in atti concreti. Riferire nomi e cognomi di tutta questa gente significherebbe anche raccontare meglio la vera storia di questa donna-santa, che ha fatto di questa miserrima contrada di Mileto la Lourdes di casa nostra.

Dinnanzi a questa sua casa ho infatti ritrovato negli anni le stesse facce e le medesime speranze rivissute ai piedi della fonte benedetta di Bernadette,la stessa esasperata voglia di toccare con mano un "fenomeno" del nostro tempo, la stessa voglia di vivere una vita sana, la stessa ricerca della propria essenza di uomini, forse anche la medesima disperata voglia di combattere fino alla fine contro un male che spesso non ti concede nessuna rivincita, la stessa capacità di capire che non siamo che polvere, la stessa disperata voglia di afferrare la vita per la coda ,anche se per un'ora o per un giorno soltanto.

Natuzza, è vero che lei dice continuamente alla gente che viene a trovarla di essere una donna felice?

“È vero, io sono una donna felice, a cui il Signore ha dato più di quanto io stessa potessi aspettarmi o sognare di avere. Viene da me tanta gente e mi confessa di essere in preda alla disperazione perchè ha un figlio gravemente ammalato: i miei figli stanno bene, non sono mai stati male, e questa la considero una grande fortuna. So che anche questo lo ha voluto il Signore,e di questo gli sono profondamente grata. Come potrei non essere una donna felice? O davvero lei crede, come molti fanno, che la felicità sia legata ai beni materiali della vita ?

No, non si illuda, la vita è fatta di ben altro, i valori materiali passano senza che tu neanche te ne accorga, ciò che alla fine rimane nel fondo di ogni uomo è ciò che egli ha saputo costruire in chiave ideale, e solo la preghiera ti aiuta a rimuovere questo falso mito del denaro e del benessere...da questa casa sono passate migliaia di tristezze, e tutto questo mi ha insegnato che nella vita non c'è denaro o benessere che conti di fronte al dolore dell'anima...Ogni volta che io prego penso agli altri, e prego il Signore perchè dia agli uomini la serenità che serve loro per continuare a vivere.

C'è un momento della vita di ognuno di noi in cui si fanno dei bilanci, e se nel cuore non hai qualcosa da offrire a te stesso, o se nella vita, che hai già vissuto, non sei riuscito a costruire niente né per te e per gli altri, allora i bilanci saranno la sintesi di questo fallimento totale della tua esistenza...il denaro è solo un'illusione del momento, il benessere materiale è solo una volgare ubriacatura, i valori veri della vita di un uomo sono nella sua fede in Dio e nella sua capacità di amare gli altri"

-Natuzza, ma prima di andare via posso chiederle che cosa le ha insegnato finora la vita?

"Una cosa bellissima, cioè la certezza e la consapevolezza piena che Dio esiste e che niente è più forte del suo amore. Dio esiste, meravigliosamente, straordinariamente, prepotentemente, è questa la grande certezza della mia esistenza. È difficile forse che io riesca a spiegarglielo bene, le ripeto non conosco neanche i numeri o le lettere dell'alfabeto, ma posso assicurare a tutta questa gente che continua a cercarmi che vale la pena di pregare perchè solo così ognuno capirà il senso vero della vita. Altrimenti, quella che verrà dopo di noi, sarà una vita ancora più triste di questa già vissuta".

-Suppongo allora che la morte sia l'unica cosa che non le fa paura...

“Perché dovrebbe farmi paura? La morte è la soluzione naturale della nostra esistenza, se non ci fosse la morte non ci saremmo noi e non ci sarebbe la vita...intanto c’è la vita in quanto c'è la morte. Commette un gravissimo errore chi crede che la morte sia la fine, essa è invece solo l'inizio di un nuovo cammino. Ho capito tutto questo quando ero ancora una bambina: un giorno si presentò alla mia casa un povero che chiedeva l'elemosina, in casa c'era soltanto un tozzo di pane, aprii la panca dove di solito conservavamo il pane e diedi a quel povero quell'unico pezzo di pane che era rimasto...prima di andarsene il povero mi chiese se avessi un desiderio da realizzare, gli dissi che mi sarebbe piaciuto conoscere San Francesco di Paola, lui allora mi sorrise e mi rispose "oggi il tuo desiderio è finalmente esaudito"...da quel giorno non rividi più quell'uomo, ma nel sogno gli chiesi alcune cose che puntualmente si avverarono...quel giorno capii che San Francesco era venuto a trovarmi e che la morte di un uomo è soltanto il vero trionfo della vita terrena...perchè dopo la morte c'è un'altra vita in cui ognuno di noi ritroverà finalmente gli affetti lasciati e gli amori traditi dalla morte terrena".(8^ Puntata-segue)


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