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Natuzza Evolo si racconta in una delle tante interviste che la veggente calabrese ha rilasciato ai microfoni della RAI
Natuzza Evolo si racconta in una delle tante interviste che la veggente calabrese ha rilasciato ai microfoni della RAI
"...La Madonna mi apparve per la prima volta cinquantacinque anni fa per dirmi che presto avrei avuto una casa più grande di questa, dove poterla ricevere...ricordo quel giorno come fosse ieri, e ricordo il volto radioso di lei, la serenità immensa con cui mi guardava e con cui mi parlava...mi pareva di averla già incontrata mille altre volte, gli occhi le brillavano, aveva le mai tese verso di me, e lo sguardo rivolto in una radura poco distante da qui...poi scomparve ...la rividi qualche tempo dopo...mi disse che avrebbe voluto che qui sorgesse una grande chiesa e che si sarebbe dovuta chiamata “Cuore Immacolato di Maria-Rifugio delle anime….".
-Natuzza, se lei dovesse spiegare alla gente chi è in realtà Natuzza Evolo, lei che cosa risponderebbe?
"Direi la verità, e direi che sono soltanto una poveraccia. Io sono soltanto un povero verme di terra..." In una delle ultime interviste che Natuzza Evolo aveva scelto di rilasciare ai microfoni della Rai, la mistica di Paravati racconta nei minimi dettagli e con una serenità senza pari il giorno in cui per la prima volta le apparve la Madonna e le chiese di adoperarsi per far sorgere di fronte alla sua vecchia casa di campagna una grande Chiesa. Dopo quasi 60 anni da quel giorno, e a 10 anni dal giorno della sua morte, oggi a Paravati sorge una Grande Basilica, frutto delle preghiere e della testimonianza terrena che Natuzza Evolo volle in vita produrre per servire il Signore e per mantenere fede alla promessa fatta a Maria Immacolata.
-Natuzza, ma di lei dicono che abbia il potere di fare dei miracoli...
"Se ne dicono di tutti i colori sul mio conto, ma che io abbia il potere dei miracoli è la cosa più inesatta che si possa dire o si possa immaginare...Non ho mai fatto un solo miracolo in vita mia".
-Eppure, ci sono migliaia di persone, giunte qui da ogni parte del mondo, che sarebbero disposte a giurare di essere state miracolate da lei...
"La verità è che io non ho mai fatto dei miracoli. Io ho solo pregato per i drammi personali di migliaia di persone. È gente che viene da me da ogni parte del mondo e che mi pone a volte anche i casi più disperati. Quello che faccio io è pregare, prego il Signore perché abbia pietà di loro, perché aiuti i casi più gravi ad affrontare meglio la loro sofferenza, prego perché Dio vuole che io sia qui per pregare per gli altri"
-C'è tantissima gente che è venuta per la prima volta da lei e a cui lei ha dato una diagnosi esatta del male accusato: come è possibile tutto questo?
"Non sono io che dò delle diagnosi. È l'angelo custode, che sta alle nostre spalle, che mi suggerisce le cose da dire alle persone che mi vengono a trovare". Dieci anni dopo la sua morte oggi in Calabria, alle porte di Mileto, sulla direttrice Vibo Valentia Rosarno, di Natuzza Evolo è rimasta, l’immagine fisica e possente di questa sua grande Basilica che presto sarà consacrata al Signore, verrà aperta al culto, e diventerà per come Natuzza aveva sempre sognato e sperato in vita meta di pellegrinaggi di preghiera. Bastava essere a Paravati il 2 novembre scorso, giorno dei defunti, per capire quanto questa povera contadina calabrese abbia lasciato agli altri con il suo esempio e la sua testimonianza terrena: a ricordarla, ma soprattutto a pregare sulla sua tomba nell’anniversario della sua morte sono venuti in ventimila, e da ogni parte del mondo, sono i figli della speranza, è gente che per tutta la vita ha avuto con Paravati e con la casa di Natuzza un rapporto ombelicale forte e viscerale, e che rimarrà legata a Natuzza per tutto il resto della propria vita. Per chi avesse ancora voglia di risentirla Natuzza la si ritrova ancora oggi più presente e più serena che mai sulla rete, su YouTube migliaia di persone ogni giorno tornano e corrono a guardarla, a parlare con lei, a chiederle magari qualcosa, ed è sempre la rete a restituirci frammenti delle sue dichiarazioni in televisione.
-Natuzza, a volte lei dà delle diagnosi usando gli stessi termini scientifici che usano i medici più famosi nel mondo: non le sembra una cosa assolutamente fuori dal normale? "Come faccio a spiegarlo? Io non ho nessun merito in queste cose. Mi limito soltanto a ripetere quello che l'angelo mi suggerisce, e il più delle volte ripeto cose che neanche io riesco a capire".
-Ma perché dice che è l'angelo custode che le suggerisce le cose da dire?
"Perchè così è. Dietro ognuno di noi c'è un angelo custode, che di noi sa perfettamente tutto. Quando una persona si presenta da me e il suo angelo custode mi suggerisce delle cose da riferire a quella persona, io non faccio altro che ripetere quello che l'angelo mi ha appena detto".
-Ma è vero che un giorno si presentò da lei un sacerdote, vestito in borghese, e lei lo riconobbe immediatamente?
"Ricordo bene quel giorno: appena vidi entrare nella mia casa questo signore gli andai incontro e gli baciai la mano. Ricordo che lui rimase di stucco, mi chiese come facessi a sapere che era un sacerdote, gli spiegai che lo avevo capito dalla posizione del suo angelo custode, lo aveva alla sua sinistra, tutti gli altri invece lo hanno a destra. Per un attimo quel sacerdote rimase di stucco, poi mi spiegò che aveva pensato di venire in incognito per parlare più liberamente delle sue cose".
-Ma quando Natuzza incomincia a vivere i primi fenomeni straordinari?
“Aveva appena otto anni – ricorda don Michele Cordiano, il sacerdote che insieme a don Pasquale Varone l’ha seguita per lunghissimi anni- quando Natuzza riceve per la prima volta la "visita" straordinaria di san Francesco di Paola, il grande santo calabrese, patrono della gente di mare- e poiché questa visione le sembra una cosa del tutto normale Natuzza la racconta ai suoi familiari con una naturalezza che incomincia a preoccupare il piccolo mondo che attorno a Natuzza già allora si muoveva.
Ma da quel primo racconto ne seguirono tanti altri. Quando Natuzza riceve la prima Comunione si accorge che la sua bocca è piena di sangue. Lei lo inghiotte, pensa di "aver mangiato" Gesù e di aver fatto peccato, lo racconta a tutti ma il parroco la rassicura. Erano i primi segni di un'anima privilegiata, che si moltiplicheranno qualche anno più tardi quando, verso la fine del 1938, Natuzza prende servizio nella casa dell'avvocato Silvio Colloca a Mileto.
A quell’età Natuzza è una ragazza sveglia, svelta nei mestieri di casa, molto obbediente e schiva, che presto conquista la fiducia dei Colloca”.
E qui si verifica il secondo evento straordinario della vita privata di questa giovane domestica: “Un pomeriggio, quando la signora Alba Colloca offre il caffè ad alcuni ospiti, Natuzza le chiede con grande naturalezza come mai non lo avesse dato anche al sacerdote. «Scusa, ma quale sacerdote?» le risponde la signora. «Quello che sta seduto con gli altri due signori» le risponde Natuzza.
La signora torna in salotto, riferisce l'episodio e uno dei due ospiti racconta che suo fratello, morto da anni, era un prete. Chiamano Natuzza e lei incomincia a descriverlo alla perfezione. Non potevano esserci dubbi.
Era lui. Un altro giorno invece la sentono bisbigliare: «Attenti a non far cadere quei bicchieri, sennò la signora mi sgrida!».
La padrona di casa le chiede con chi stese parlando e le di rimando risponde che stava parlando con alcuni angeli che erano venuti a trovarla. All'età di quindici anni, torna a casa Colloca dopo aver ricevuto la Cresima, e si accorge che ha la maglietta bagnata. Se la toglie e scopre che sulla parte interna della maglietta le si è formata una grande croce di sangue.
Don Michele sorride. “Non penserà davvero che quella dei Colloca sia diventata nel tempo la casa degli spiriti? Eppure, la famiglia dove Natuzza presta servizio incomincia a preoccuparsi di tutto questo: “La sera, durante la cena, i coniugi Colloca discutono sottovoce di cosa fare di quella ragazza così tanto buona ma anche così tanto strana, e adombrano l'idea di rispedirla a casa sua, a Paravati.
Ma quando la signora Colloca entra nella cameretta di Natuzza per parlarle, la trova in un mare di lacrime.
Fra un singhiozzo e l'altro Natuzza dice alla sua padrona: «E venuta a trovarmi una signora, mi ha detto che è sua madre, e mi ha raccontato che voi volete cacciarmi di casa!». La signora Alba la rassicura, pur sapendo di mentire. Ma il giorno dopo Natuzza le chiede: «Perché vostra mamma parla con la voce abracatizza?».
La signora quasi sviene: sua madre era infatti morta alcuni anni prima di un tumore alla gola e quindi parlava con la voce roca, in dialetto calabrese si dice esattamente così, abracatizza.
E quando le mostra una foto della mamma scomparsa, Natuzza non ha dubbi: «Sì, è proprio questa donna che è venuta a trovarmi ieri sera». E provoca ancora grande emozione il rivedere e il risentire Natuzza che risponde ad una delle domande più scontate della sua vita. (5^ Puntata -Segue)