"Partiamo dall’autore. Domenico Distefano è nato il 18 febbraio del 1948 a Montalbano Elicona (Me) dove risiede. Laureato in Lettere Classiche presso l’Università di Messina, ha insegnato materie letterarie nelle scuole secondarie. Attualmente è in pensione. Ama la vita e la natura e nel tempo libero coltiva la passione per la poesia.
I suoi versi lasciano intravedere una personalità protesa a carpire i segreti dell’anima. Ha partecipato a concorsi letterari ottenendo diversi riconoscimenti. Ha pubblicato le raccolte di poesie: 'Il giorno non è mai troppo lungo', 2014; 'Tracce d’esistenza', 2015; 'Viaggio di un poeta in cerca di un lettore', 2018.
La sua attività letteraria è trattata nelle seguenti opere: 'Alcyone 2000 - Quaderni di poesia e di studi letterari n°9', Guido Miano Editore, Milano 2016; 'Dizionario Autori Italiani Contemporanei', quinta edizione, ivi, 2017; 'Contributi per la Storia della Letteratura Italiana', quarto volume, terza edizione, ivi, 2020".
"… Per quei delicati boccioli, / che si schiudono alla vita, / rivolgo un’orazione al Cielo, / affinché illumini il loro cammino / e ogni giorno regali un po’ d’amore, / disdegnando il ricorso all’apparenza / a danno della sostanza / e auguro di conservare sempre / il sorriso e la serenità, / la salute e la fiducia in sé" ("Guardando i miei figli bambini").
"Qui- scrive nella prefazione Nazario Pardini- è il focus della poetica di Domenico Distefano; ogni sua vibrazione emotiva, ogni suo palpito vitale. Sono gli affetti a motivare le sue vertigini, a renderle concrete e preziose come punti luce. È guardando le mossucce dei figli, i loro gesti e i loro sguardi che il poeta raggiunge il regno di Orfeo, il Paradiso dell’ispirazione e la poesia sgorga fluente e immediata consegnandosi a parole che ne definiscono il senso; che ne concretizzano significato e significante".
"Poesia semplice e diretta questa che non ha bisogno di astrusi accorgimenti figurativi, di marchingegni retorici, dacché è l’animo che parla rivelando tutto se stesso in una confessione di epigrammatica spontaneità.
Una poesia elegante, fine, delicata, i cui versi – conclude Nazario Pardini- si fanno tatuaggi di stati emotivi che si giocano il corso della vita: affetti, radici, poesia dell’home; versi concisi, apodittici, vibranti; uno spartito musicale di accessori di effetto contrattivo ed estensivo ad accompagnare le varianti e le angolature dell’esistere. E si sa che la vita non sempre scorre liscia, ma, come una barca in mare aperto, a volte incontra sole e luce, a volte tempeste e scogli su cui è facile imbatterci.
Importante è amare, sognare, credere, e continuare il viaggio verso l’isola, quella della quietudine, quella degli slanci verso il Cielo; tirando in ballo Paul Verlaine si potrebbe dire: 'Le ciel est par-dessus le toit'".
"Il poeta – aggiunge Nazario Pardini- rema, perché sa che c’è l’isola fatata, l’isola della salvezza, l’isola della beatitudine. Tutti assieme su quell’isola ricamata di fiori e panorami ineguagliabili, godranno di mari riposanti e sereni. Durante il viaggio non è difficile perdere volti che noi ritenevamo eterni, imperdibili. Sono momenti di grande sconforto che mettono in crisi la coscienza e la fede, ma che rafforzano anche la nostra voglia di esistere. D’altronde è proprio sulle difficoltà, sugli inciampi, che cresce e si rafforza il nostro essere […]".
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