Rai Calabria, Emanuele Giacoia: “Addio a Vincenzo D’Atri, grande cronista sportivo e pioniere della sede di Cosenza”
Si sono svolti a Cosenza i funerali del giornalista RAI Vincenzo D’Atri, uno dei decani del giornalismo sportivo in Calabria. Dopo la sua prima esperienza professionale alla Gazzetta del Sud negli anni 70 diventa alla sede RAI di Cosenza il Responsabile della pagina sportiva del TG regionale, e per 40 anni ha raccontato da par suo lo sport calabrese. Emanuele Giacoia è stato il suo Caporedattore di riferimento, “un rapporto il loro– racconta il famoso giornalista- durata per tutta la vita”.
(Prima Pagina News)
Martedì 29 Giugno 2021
Cosenza - 29 giu 2021 (Prima Pagina News)
Si sono svolti a Cosenza i funerali del giornalista RAI Vincenzo D’Atri, uno dei decani del giornalismo sportivo in Calabria. Dopo la sua prima esperienza professionale alla Gazzetta del Sud negli anni 70 diventa alla sede RAI di Cosenza il Responsabile della pagina sportiva del TG regionale, e per 40 anni ha raccontato da par suo lo sport calabrese. Emanuele Giacoia è stato il suo Caporedattore di riferimento, “un rapporto il loro– racconta il famoso giornalista- durata per tutta la vita”.
“Vincenzo, com’è andata col Cosenza?”. Dalla mia stanza in Rai a quella di Vincenzo D’Atri ci separava soltanto un piccolo corridoio, quando eravamo in via Montesanto, nella mitica, davvero tale, sede della prima struttura Rai voluta dall’azienda nel Dopoguerra. Vincenzo vi approdò dopo qualche anno dalla sua inaugurazione, che avvenne nel ’58, provenendo dalla Gazzetta del Sud.

Validissimo giornalista, si dice giornalista di razza, e lo era. Non gli sfuggiva una virgola dei fatti, qualsiasi essi fossero. Dalla cronaca alla politica, e naturalmente lo sport, sua sfrenata passione, i suoi pezzi erano come Vangelo per fede alla professione e per l’onestà intellettuale che ci metteva. “Vincenzo, allora, che ha fatto il Cosenza?”.

Sembra un secolo fa quando da una stanza all’altra gli facevo questa domanda, che era piena di affetto anche. Non c’erano i telefonini all’epoca, e tutte le diavolerie annesse.

Erano tempi di sguardi negli occhi, di sorrisi reali e anche di reali sofferenze, di fatica, di passioni messe in pratica. Tornavo anch’io, in genere di domenica, da qualche campo, e lo trovavo alle prese con la fattura di qualche pezzo per il tg o la radio, e specie per il suo Cosenza. Nel mondo del calcio, e non solo qui in Calabria, ho conosciuto tifosi di ogni tipo.

Ebbene lui per il Cosenza non era tifoso, ma un innamorato, come può esserlo un ragazzino con la sua prima fidanzatina che mai scorderà. So che le ultime, fumose vicende della società, lo avevano addolorato, e amareggiato non poco. Questi ultimissimi anni del suo percorso terreno – novant’anni li aveva compiuti, e tra coetanei, io ne ho due in più, ci si intende ormai con poche parole – erano stati anni difficili, complicati a causa della sua salute.

Era sempre seguito dalle amatissime figlie, e ricordo a suo tempo quanto ne parlavamo di loro e dei miei figli e di che cosa li attendesse là fuori, nel loro futuro. Eravamo speranzosi, spesso anche preoccupati, ma poi spesso si finiva per sorridere, per planare sui problemi della vita senza lasciarci mai abbattere, un po’ per dirla con Italo Calvino quando parla del saper essere leggeri.

Ecco, perciò, “Vincenzino” sempre pronto per una “ciambotta”. Conosceva a menadito dove si facessero le migliori polpette, sua altra passione, e le patate ‘mbacchiuse o, ancor più forse, i famosi intestini di agnello, le mazzacorde. Tante, tantissime volte insieme in lunghissimi e felici, semplici ma profondi anni trascorsi alla Rai e in piena amicizia al di là, molto al di là dell’essere colleghi di un fumoso ufficio di cronisti, tra il ticchettio delle macchine da scrivere e i telefoni a squillare impazziti in ogni momento.

Vincenzo caro, te ne sei andato amareggiato forse, per il tuo Cosenza. Lupo in assoluto migliore tra tutti, dall’alto dove ti porta adesso il tuo cammino mi auguro soltanto che tu possa un giorno ascoltare la notizia della promozione in serie A dei tuoi amati beniamini, della tua amata città. E mi auguro che tu possa ascoltarci dal Paradiso, e capire quanto ti volevamo bene, quanto io ti volevo bene.

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