Ricerca scientifica. Nasce in Calabria il Renato Dulbecco Institute.Il prof. Pino Nisticò :“… il mio ultimo sogno ”.
Ecco la vera storia del “Renato Dulbecco Institute” appena nato in Calabria. Nostra intervista al suo fondatore, il prof.Giuseppe Nisticò, Commissario dell’Istituto di Ricerca di Neuroscienze “European Brain Research Institute”, Presidente della “Fondazione Rita Levi-Montalcini”, farmacologo di fama internazionale ed erede di fatto della grande lezione scientifica lasciataci dai premi Nobel Renato Dulbecco e Rita Levi Montalcini.
di Pino Nano
Mercoledì 14 Luglio 2021
Roma - 14 lug 2021 (Prima Pagina News)
Ecco la vera storia del “Renato Dulbecco Institute” appena nato in Calabria. Nostra intervista al suo fondatore, il prof.Giuseppe Nisticò, Commissario dell’Istituto di Ricerca di Neuroscienze “European Brain Research Institute”, Presidente della “Fondazione Rita Levi-Montalcini”, farmacologo di fama internazionale ed erede di fatto della grande lezione scientifica lasciataci dai premi Nobel Renato Dulbecco e Rita Levi Montalcini.

Pino Nisticò, classe 1941, è oggi -prima di tutto- uno dei farmacologi italiani più conosciuti e più apprezzati al mondo. Alle spalle ha anche una solida esperienza politica.Un tempo la politica per i ruoli di primissimo piano sceglieva i suoi candidati ideali tra i migliori della società civile del momento.

E’ stato  prima  Presidente della Regione Calabria dal 1995 al 1998, poi senatore della Repubblica e poi ancora Parlamentare europeo. Oggi, lasciata definitivamente la politica per tornare al suo primo amore, che è la ricerca scientifica, ha messo in piedi un progetto internazionale di ricerca avanzata che avrebbe potuto realizzare molto prima e molto più facilmente in qualunque altra parte del mondo, ma lui ha pretesso che il motore centrale della sua cellula di sperimentazione nascesse proprio in Calabria, a Lametia Terme, praticamente a due passi dal suo paese di origine che è Cardinale.

Siamo a cavallo tra la provincia di Catanzaro e quella di Vibo Valentia.

 Professore ordinario di Farmacologia nelle Università di Napoli, Londra, Messina, e Roma Tor Vergata, in Calabria è stato anche Preside della Facoltà di Farmacia e Prorettore dell’Università Magna Graecia di Catanzaro. Dopo essere stato Commissario della Fondazione EBRI Rita Levi-Montalcini, attualmente è il Direttore Generale della stessa Fondazione.

Ma è stato anche Direttore dell’European School for the Assessment of New Medicines dell’Università di Roma Tor Vergata , e promotore e Direttore del Comitato Scientifico e di Gestione del nuovo Corso di laurea in Farmacia in lingua inglese dell’Università di Roma Tor Vergata.Un curriculum di primissimo ordine.

 Rappresentante italiano nella Commissione Scientifica del Farmaco,(CHMP, EMA, Londra), e Rappresentante del Parlamento Europeo in seno al Consiglio di Amministrazione dell’Agenzia Europea del Farmaco, Pino Nisticò è autore di oltre 300 pubblicazioni scientifiche diverse e di oltre 20 volumi-guida nel campo delle Neuroscienze, pubblicati dalle più prestigiose case editrici internazionali.

Negli anni scorsi è stato insignito della laurea ad honorem presso l’Università di Cordoba in Argentina e del prestigiosissimo “
Award in Neurosciences” presso l’Università della Louisiana, dopo aver ricevuto la cittadinanza ad honorem di diverse capitali straniere e le chiavi della città di Buenos Aires e della città di New Orleans.

 Una eccellenza tutta italiana,insomma,ma che trasuda di Made in Calabria dalla testa ai piedi. Dopo aver girato il mondo, e dopo aver preso casa nei laboratori di ricerca farmacologica più inaccessibili del pianeta, non appena smette di parlare il suo inglese perfetto e fluente, e torna alla lingua italiana, la prima cosa che si percepisce è la cadenza dialettale calabrese che ha conservato inalterata nel tempo.

Ma di cui lui va assolutamente fiero, quasi fosse un marchio di origine. Soria la sua di uno scienziato italiano che è ancora punto di riferimento nel mondo.

 -Professore, vogliamo partire dall’inizio? Come nasce questo progetto?

Nasce quasi per caso, mi creda.Dopo oltre cinquant’anni di ricerca presso prestigiose Università italiane e straniere, e dopo circa dieci anni di attività politica intensa, in Calabria, nel nostro Paese ed in Europa, ho accettato l’invito della prof.ssa Rita Levi-Montalcini di essere il Commissario dell’Istituto di Ricerca di Neuroscienze denominato “EBRI” (European Brain Research Institute), che lei intendeva realizzare a Roma, ma che trovava enormi difficoltà nonostante lei avesse coinvolto nel Consiglio di Amministrazione e in quello Scientifico diversi premi Nobel e scienziati di fama internazionale.

 

-Cosa ha fatto lei che Rita Levo Motalcini non era riuscita a fare?

Con i pieni poteri derivati dal ruolo di Commissario, con un progetto strategico chiaro e qualificato e con la collaborazione di un team di ricercatori e del personale amministrativo, grazie anche ai Rettori della Sapienza, Luigi Frati prima ed Eugenio Gaudio in seguito, ci sono stati concessi i locali presso il complesso Regina Elena dell’Università Sapienza.Così, in meno di un anno, grazie alla sponsorizzazione di industrie come la Chiesi di Parma ed altre internazionali, Alliance Boots di Londra e Sinobioway di Beijing, siamo riusciti a realizzare i laboratori del Rita Levi- Montalcini Institute, che oggi rappresenta una piattaforma di eccellenza nel campo delle Neuroscienze ed in particolare delle ricerche sul Nerve Growth Factor cioè il fattore di crescita scoperto dalla stessa Montalcini, scoperta per la quale le è stato conferito il premio Nobel nel 1986.

 -E a questo punto?

Finita questa prima missione a Roma,ho allora deciso di rientrare in Calabria con un grande progetto.Io dico, con l’ultimo mio sogno.Il sogno di poter realizzare in Calabria, a Lamezia Terme,presso la Fondazione Terina e il suo Centro agroalimentare, da me fortemente voluto circa 25 anni or sono quando ero ancora Presidente della Regione Calabria, l’Istituto denominato “Renato Dulbecco”.

 

-La prima vera disponibilità che ha trovato sul fronte della ricerca, qual’è stata?

Un nome per tutti, quello del mio grande amico Roberto Crea, considerato uno dei padri delle Biotecnologie a livello internazionale avendo egli per primo sintetizzato l’insulina umana ricombinante già nel 1978. Un numero uno al mondo. Successivamente Roberto Crea ha scoperto e depositato circa cento brevetti di prodotti biotecnologici innovativi come interferons, Growth Hormone, somatostatina, vaccini universali, anticorpi monoclonali e più recentemente pronectine dette anche nanoanticorpi, cioè proteine di piccole dimensioni che sono molto più potenti, più biodisponibili e più tollerate rispetto agli anticorpi monoclonali classici e che oggi rappresentano l’arma più innovativa e micidiale contro il coronavirus e le sue varianti. Nonché per il trattamento di vari tipi di cancro resistenti alle terapie tradizionali, come pure malattie neurodegenerative, come l’ Alzheimer per esempio,  e di numerose malattie “orfane”.

 -Professore, non deve essere stato facile per uno scienziato come Roberto Crea rientrare in Calabria?

Niente è facile o scontato nella vita di uno scienziato.Roberto Crea è stato allettato dall’idea di poter rientrare dopo tanti anni trascorsi in California, nella sua terra natia convinto da me e dalla Presidente Jole Santelli, la quale sia era innamorata del progetto che prevede il rientro di tanti cervelli dall’estero e la realizzazione di un Istituto di Ricerca di Biotecnologie Mediche denominato “Istituto Renato Dulbecco”.

 -Perché ha voluto intestare questo Centro a Renato Dulbecco?

Perchè Renato, che era calabrese come me. Il grande Dulbecco eranato a Catanzaro nel 1914, e viene ancora oggi considerato il padre della decodificazione del genoma umano. Le ricordo che soprattutto per le sue ricerche sugli oncogeni, gli è stato conferito il premio Nobel nel 1975.Dopodiché, Renato Dulbecco su mio invito aveva accettato un contratto di professore di Genetica Molecolare presso la nascente Università di Catanzaro, e questo e ha profondamente inciso sulla formazione di tanti nostri giovani studenti.

-Vuole fare il nome di qualcuno di questi allievi eccellenti?

Certamente si. Partirei da Pierfrancesco Tassone, che oggi è divenuto uno degli oncologi più brillanti del nostro Paese, da Mino Pelaia che è uno dei migliori pneumologi in Italia, da Enzo Libri, Direttore della Farmacologia Clinica dell’University College di Londra, da Giuseppe Rosano, Direttore della Cardiologia del St. Georges University Hospital di Londra, da Luigi Camporota, Direttore delle malattie respiratorie del St. Thomas Hospital di Londra,è lo scienziato italiano che ha salvato di recente la vita al premier Boris Johnson affetto da polmonite interstiziale da coronavirus. E poi ricordo che grazie a Renato ho conosciuto negli anni ’70 Rita Levi-Montalcini e ciò rafforzò in me l’idea, come ho confidato alla moglie Maureen, di portare avanti la realizzazione di un Istituto di Biotecnologie a lui intestato.

 

-Non credo sia stata un’impresa facile?

Vede, sapevo bene che la Calabria non è una terra “facile”, perché ci avevo vissuto a lungo durante la mia vita accademica all’Università di Catanzaro, e sono stato anche Presidente della Regione. Accanto ad un patrimonio straordinario di giovani cervelli purtroppo ancora si annidano in molte persone sentimenti ignobili come l’invidia e la gelosia e l’animo perverso di queste persone si oppone a qualunque cambiamento e a qualunque rivoluzione si voglia fare. Però sono stato incoraggiato a tornare perché ho preso coscienza che in Calabria grazie a un giovane magistrato, il Procuratore Generale della Repubblica Nicola Gratteri, era iniziata una rivoluzione giudiziaria e così mi ero convinto che ci potesse essere uno spiraglio di salvezza e un futuro più luminoso per i nostri giovani. Nonostante le difficoltà presenti nel territorio, la lentezza burocratica che mantiene uno stato paludoso che tutto paralizza e soffoca, con grande determinazione insieme con Roberto Crea abbiamo allora deciso di dedicare le nostre migliori energie ed esperienze a favore della nostra terra. E’ così che grazie alla visione strategica della Presidente Jole Santelli abbiamo deciso di far nascere il “Renato Dulbecco Institute” a Lamezia Terme, sopra i resti dell’antica città di Terina, uno dei punti nodali della terra sulla quale nacque l’Italia, così chiamata dal mitico fondatore re Italo. Quella terra, ricca di vegetazione lussureggiante come l’Eden, il paradiso terrestre, fu descritta da autori famosi a cominciare da Omero nell’Odissea, poi da Cassiodoro e altri autori in epoche successive. Di essa recentemente se ne sta occupando il mio amico Salvatore Mongiardo,uno dei massimi esperti di Filosofia ed Etica dellaMagna Grecia.

 -Vedo che si porta ancora la Calabria nel cuore. Professore, ma lei come racconta ai suoi amici stranieri questa sua terra di origine?

Nella maniera più scontata del mondo. Alla fine la Calabria dove sono nato e dove sono cresciuto è un istmo, simile a una vallata, che si estende dal Golfo di Lamezia lungo le sponde dei fiumi Amato e Corace, che scendono dai monti di Platania, di Tiriolo, la terra dei Feaci dell’Odissea, e della Sila da un lato. Dall’altro dalle montagne di Borgia, Girifalco e delle Serre. Poi sfociano l’Amato nel Mar Tirreno e il Corace nel Mar Jonio nel Golfo di Squillace. È un istmo sempre verde per le piogge abbondanti che alimentano acque sorgive, le quali danno vita ad alberi, vegetali, erbe medicinali e una grande varietà di frutti ,grappoli di uva su estesi vigneti, mele, pere, arance, limoni, cedri, gelsi, fichi, mandorle, ciliegie, noci, e via di questo passo. Terina fu fondata dagli abitanti di Crotone nel VI secolo a.C. durante il periodo della Magna Grecia. Forse non è una coincidenza se oggi, a distanza di oltre 2 mila anni, sorge nello stesso luogo, tramite lo spirito di Pitagora, il “Renato Dulbecco Institute” presso la Fondazione Mediterranea Terina, un Istituto degno erede delle scienze della Magna

Grecia, dotato delle tecnologie più avanzate per il trattamento di malattie ancora incurabili. Nell’antica Grecia gli Argonauti, sotto la guida di Giasone, partirono sulla nave Argo alla ricerca del vello d’oro, esplorando terre ignote e ostili, per ritornare in una mattina dorata sulle spiagge della loro amata terra natia. Così oggi i calabresi, sparsi nel mondo alla ricerca di un pezzo di felicità e di benessere, dopo la tragica pandemia da coronavirus, spero ritorneranno nella nostra Calabria, coscienti che un pezzo di vello d’oro risiede ancora nel loro cuore e nei borghi da cui erano partiti tanti anni fa.

 -Siete pronti a diventare dunque operativi?

Di certo, il “Renato Dulbecco Institute” accoglierà a braccia aperte tanti di questi giovani sulla base dei loro meriti ed eviterà che tanti altri cervelli siano costretti alla “fuga” in terre lontane. Nel campo delle Biotecnologie, il “Renato Dulbecco Institute” rappresenterà una piattaforma di eccellenza nella produzione di anticorpi monoclonali (MABS) e di “pronectine” dette anche “nanoanticorpi”, con la collaborazione dell’Università Magna Graecia di Catanzaro, dell’Università della Calabria di Cosenza e di tanti altri scienziati provenienti da prestigiosi Istituti di ricerca internazionali. Sarà così possibile raccogliere i migliori cervelli di giovani ricercatori calabresi, che ora prestano la loro attività fuori della Calabria in altre Regioni d’Italia o all’estero.

 

-Non sarà facile per molti di loro rientrare, non crede Professore?

E’ l’esatto contrario. Ciò è possibile e quanto mai reale oggi, come dimostra la volontà di rientro di Roberto Crea, il quale, dopo l’invito della Presidente della Regione Jole Santelli a dirigere il “Renato Dulbecco Institute”, ha deciso di lasciare la California dopo quarant’anni di successi internazionali. È evidente, inoltre, come tale iniziativa permetterà di attrarre in Calabria ricercatori di ogni Paese in una dimensione di collaborazione internazionale.

 -Come lo ha immaginato questo grande Centro di Ricerca?

Il “Renato Dulbecco Institute” sarà articolato in due Centri: Il primo Centro sarà denominato “MABS & Pronectins platform”, una piattaforma per la produzione di anticorpi monoclonali e pronectine in cui si svilupperanno con tecniche d’ingegneria genetica CAR-T e CAR-NK cells. Il secondo sarà denominato “Pharm-Toxicol platform” che si occuperà dello studio farmacodinamico e farmacocinetico dei prodotti biotecnologici a base di pronectine. Inoltre, in tale centro sarà valutata la qualità e sicurezza (“safety”) dei prodotti agroalimentari della Regione Calabria. Il marchio di qualità consentirà ai nostri prodotti tipici alimentari di entrare nei mercati di tutto il mondo.

 

-Un progetto di grandi ambizioni?

Sì è vero, il progetto è molto ambizioso, ma assolutamente realizzabile. Vede qui parliamo di un progetto basato sulle tecnologie più avanzate che consentiranno la produzione di prodotti biotecnologici innovativi e competitivi nel mondo di assicurare la salute dell’uomo. Inoltre, la Calabria rappresenta una miniera di giovani talenti capaci di portarlo avanti e che non saranno più costretti alla fuga in altre Regioni o all’estero.

 -Serviranno anche molti soldi?

Le risorse finanziarie non saranno certamente un problema, perché a livello regionale esistono risorse europee già assegnate e non spese ed anche perché a livello del Governo nazionale e della Commissione Europea gli investimenti in ricerca innovativa come pure la lotta al coronavirus e alle sue varianti, rappresentano una priorità assoluta e usufruiranno di finanziamenti di miliardi di euro.E durante il mio soggiorno da un anno in Calabria mi sono convinto che esiste una squadra di persone eccellenti, di cui voglio indicare come esempio il mio amico compianto Pietro Putame, che si impegnano con grande abnegazione per realizzare l’Istituto Renato Dulbecco. Inoltre, ho trovato grande entusiasmo nei giovani ricercatori delle nostre Università e ho avuto l’onore di conoscere politici molto intelligenti che credono nella rivoluzione scientifica della nostra Regione come spinta propulsiva per il rilancio economico e sociale della Calabria.

 

-Molti si chiederannno quanta “politica” ci sia dietro questo obiettivo così ambizioso?

Ai miei studenti ho sempre insegnato un principio di fondo che è questo:quando gli obiettivi sono nobili c’è sempre qualcuno dall’alto che li condivide, li apprezza, e li sostiene fino alla loro realizzazione.Infine, è chiaro a tutti che il progetto Renato Dulbecco non appartiene a nessun partito politico, si trova al di sopra di essi e delle loro correnti, è in fondo il progetto della gente comune, di tutta la popolazione che ha a cuore il futuro dei loro figli e della loro terra.

 -Buona fortuna professore…

Ne avremo bisogno, certo. Grazie comunque, ma non lasciateci mai soli.


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