Simonetta Matone, la semplicità fatta persona. Una donna magistrato ai vertici del Campidoglio, eccellenza di Roma
Simonetta Matone, candidata come pro sindaco al Comune di Roma festeggia oggi il suo sessantottesimo compleanno. Vanta un curriculum di altissimo profilo istituzionale e professionale, e viene oggi considerata una delle donne magistrato più autorevoli del Paese. Ha accettato di correre per le prossime elezioni amministrative perché “Roma la sua storia e il suo futuro -dice- meritano questa nuovo impegno civile”.
di Pino Nano
Martedì 15 Giugno 2021
Roma - 15 giu 2021 (Prima Pagina News)
Simonetta Matone, candidata come pro sindaco al Comune di Roma festeggia oggi il suo sessantottesimo compleanno. Vanta un curriculum di altissimo profilo istituzionale e professionale, e viene oggi considerata una delle donne magistrato più autorevoli del Paese. Ha accettato di correre per le prossime elezioni amministrative perché “Roma la sua storia e il suo futuro -dice- meritano questa nuovo impegno civile”.

“Molti anni fa trovai la mia macchina bloccata da un enorme camion di traslochi, ero a Trastevere. Attesi una decina di minuti il ritorno di questi signori che l’avevano parcheggiato e poi, dinanzi ad una folla esterrefatta, sono salita a bordo del camion che aveva le chiavi inserite, l’ho spostato e sono uscita. Le donne presenti alla fermata dell’autobus mi hanno applaudita. Devo dire che aveva un ottimo servosterzo”.

Dettagli del tutto minimali della vita privata di Simonetta Matone, che la stampa oggi rilancia dopo la notizia della sua scesa in campo alla guida di Roma, insieme a Michetti candidato sindaco del Centro Destra, e che danno di questa donna magistrato l’immagine reale di efficienza e di praticità quotidiana. Insomma, non solo una donna che veste con orgoglio la toga e basta, ma una donna che va profondamente fiera del suo status di donna e di mamma in una città così difficile come Roma Capitale.

Romana di nascita, classe 1953, sessantotto anni proprio oggi, segno zodiacale “Gemelli”, madre di tre figli, sposata con un giornalista di grande fascino professionale come Emilio Albertario, indimenticabile voce storica del GR2 di Gustavo Selva, passato poi alla guida di “Costume e Società” una delle rubriche più seguite del TG2, è una donna determinata, pratica, efficientissima, soprattutto sempre elegantissima. Giudice a 360 gradi, dal 2014 Sostituto Procuratore Generale della Corte d’Appello di Roma, è una delle donne-magistrato più famose d’Italia. Lo sguardo fiero di chi non deve dire grazie a nessuno, tipico di quelle donne in carriera che si sono fatte da sole, che hanno alle spalle anni di durissimo lavoro e di rinunzie senza fine, di selezioni e di concorsi continui, parte di una casta che da sempre si declina tutta al maschile, con alle spalle una carriera da magistrato come poche, ricca di successi e di gratificazioni di ogni tipo, una vita privata scorsa nella riservatezza più assoluta, per lunghissimi anni ospite autorevolissima e protagonista da Bruno Vespa a “Porta a Porta”, studiosa analista e grande esperta dei problemi dell’infanzia, divoratrice di classici di narrativa e di biografie di donne celebri, ma soprattutto affascinata dal mondo della letteratura moderna e dell’arte. Sotto questo anche profilo intellettuale e giurista elitaria e ricercata.

È tutto questo insieme Simonetta Matone, la “signora” chiamata oggi a diventare il numero due di Roma Capitale, accanto a Enrico Michetti. Già nel 2013 il Centro Destra l’avrebbe voluta candidata alla Presidenza della Regione Lazio, e nel 2016 come sindaco di Roma, ma i suoi impegni ai vertici della magistratura l’hanno sempre tenuta lontana dalle blandizie e dalle tentazioni della politica. Oggi ha accettato di mettersi al servizio della sua città e della sua gente, e lo fa confessando una disponibilità quasi totale, come ha sempre fatto con tutta le sue cose nella sua vita passata.

Dietro questo suo sorriso a volte anche così disarmante, e dietro questa sua disponibilità caratteriale che sembra davvero fuori dal comune c’è anche un carriera importante, brillante, prestigiosissima, vissuta in prima persona con metodo e con religiosa dedizione. In una intervista rilasciata tempo fa a Sandra Monteleoni raccontava di questa sua grande determinazione nell’affrontare la vita di ogni giorno in questo modo: “Nella mia carriera sono stata scelta dai politici solo in virtù delle mie caratteristiche specifiche che erano quelle della elasticità e non rigidezza ideologica.

Sono stata abituata a non giudicare le persone, le cose, le situazioni per categorie di appartenenza ma sulla base dell’essere individuo. Sono riuscita ad andare d’accordo con ministri molto diversi tra loro con cui ho creato dei rapporti personali basati sulle cose che si fanno insieme senza schemi, senza pregiudizi e guardando l’obbiettivo”.

Tutta la sua carriera è segnata da traguardi eccellenti e da consensi generali, di ammirazione e di apprezzamento per le cose che fa, soprattutto per il modus con cui lei vive la sua dimensione di donna magistrato.

Laurea in giurisprudenza alla Sapienza di Roma nel 1976, diventa vicedirettore del carcere presso Le Murate di Firenze dal 1979 al 1980. Nel 1980 vince il concorso di uditore giudiziario e dal 1981 al 1982 è giudice presso il Tribunale di Lecco. E nel 1994 viene nominata Magistrato di Corte d'Appello.

“A Rebibbia, alla fine degli anni Ottanta- ricorda-, concedevo i permessi ai detenuti che li chiedevano, ancora prima che la legge lo prevedesse. E mi è andata bene: su 990, mi hanno fregato soltanto in 9. Sono riuscita a far tornare in cella ergastolani e criminali condannati anche a 24 anni.

Il mio consulente, in quel periodo, era un uomo straordinario: il cappellano, padre Mario Berni, uno che aveva incominciato nel 1936 a Regina Coeli, il più grande conoscitore dell’animo umano che abbia mai incontrato”. La dott.ssa Matone era molto amata dai detenuti della Casa Circondariale di Rebibbia. Le regalarono una targa: "A Simonetta, che a molti spezzò la chiave dell’attesa".

"Quella targa forse è la mia medaglia più preziosa”.

Assume il ruolo di magistrato di sorveglianza presso la Corte di Appello di Roma dal 1983 al 1986 e nel 1987 il Ministro della Giustizia On. Prof. Giuliano Vassalli la nomina Capo della sua Segreteria Particolare che lei oggi ricorda con grande senso di rispetto umano e professionale: “Il ministro Vassalli era una persona davvero unica, e l’incontro con lui è stato per me decisivo. Ho lavorato con lui al ministero di Grazia e Giustizia per quattro anni, dal 1987 al 1991, ho conosciuto da vicino la sua sensibilità e la sua umanità, oltre alla sua cultura. Dall’ufficio di via Arenula seguimmo il caso di Serena Cruz, la bambina adottata illegalmente contesa fra le ragioni del diritto e le ragioni del cuore: per difendere i diritti di Serena a restare con i genitori ricevemmo 15 mila telegrammi".

La famiglia? Tutto o quasi è top secret. In una intervista di qualche tempo fa a Sandra Monteleoni raccontava la sua “condizione di moglie e madre vissuta con una grande fatica: mi sono sposata due volte, ho due figlie dal primo matrimonio, un figlio dal secondo, più il figlio che mio marito già aveva e una nipotina di pochi mesi.

Viviamo tutti insieme appassionatamente ma è l’aspetto più faticoso della vita perché se vuoi seguire i figli devi fare dei sacrifici. Sono rimasta 17 anni alla Procura per i Minorenni quando avrei potuto fare ben altra carriera ma il pomeriggio volevo stare con i tre figli piccoli. E loro non hanno mai risentito del mio lavoro e parlano di me come una madre molto presente, anzi troppo”.

IL CSM, nel 1991 delibera il   suo richiamo in ruolo con funzioni di Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Roma, ed è il ruolo che Simonetta Matone ha più caro nella sua storia di magistrato: “Sul mio tavolo di lavoro arrivavano storie di abusi, di sofferenze varie, soprattutto di violenza. Avevo perfino paura, a volte, di portarli con me a casa.

Ai figli non raccontavo nulla, mi sembrava di contaminarli con tanti orrori quotidiani. La storia più terribile? Quella di una madre che sorteggiava i numeri della tombola per stabilire quante frustate, quante bruciature, quante scottature nell’acqua bollente fosse giusto infliggere ai suoi figli. E si andava a decine per volta. Le storie a lieto fine, i ragazzi che tornano a trovarmi, i mazzi di fiori che vede sono la ricarica per poter andare avanti e non lasciarsi travolgere dallo sconforto".

Nel 1991 insieme ad altre colleghe magistrato fonda l’A.D.M.l. (Associazione Donne Magistrato Italiane), la cui missione era quella di: "approfondire i problemi giuridici, etici e sociali riguardanti la condizione della donna nella società, di promuovere la professionalità della donna giudice a garanzia dei cittadini e per il miglior funzionamento della giustizia, di proporre modifiche legislative volte alla piena attuazione della parità."

Di tutto di più nella vita di Simonetta Matone. Nel 1995 viene nominata esperta di legislazione presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri e nel 2000 viene nominata Magistrato di Cassazione.

E dal 1998 al 2006 è membro del Comitato Nazionale di Bioetica. Dal 2000 è testimonial di "Telefono Rosa" e "Telefono Azzurro" per le campagne umanitarie in difesa di donne e minori vittime di violenza. Dal 2001 al 2005  ha svolto l'incarico di Rappresentante Permanente presso il Consiglio d'Europa .

Nell 2002 viene nominata Rappresentante del Ministero della Giustizia per la riunione del gruppo di Lione G8 e sempre in quell'anno riceve l'incarico di collaborazione presso la Commissione Parlamentare per l'Infanzia. Diventa nel 2003 membro del Comitato Tecnico Scientifico della Fondazione Vodafone, che si occupa di progetti umanitari in cui resta fino al 2020. Curriculum di altissimo profilo istituzionale e professionale.

“Mi piace dire che ho innato il gusto del cazzeggio e mi piace divertirmi - rispose un giorno ad una giornalista che le chiedeva della sua vita- Mi ricordo il motto di una dama del 700 che coniò questa frase stupenda: “trattare le cose serie con leggerezza e le cose leggere con serietà.” Non prendersi mai troppo sul serio è il segreto per vivere bene.

Se indossi la toga e vai in udienza devi però rapportarti alla normalità del vivere quotidiano e non sentirti chissà chi. Ricordo una grande lezione di vita di una collega che presiedeva la Corte d’Assise di Milano. Mi diceva: “per rimanere in equilibrio ricordati che la mattina possiamo dare 30 anni di carcere e al pomeriggio dobbiamo fare il sugo, perché è il sugo che ci salva dal delirio di onnipotenza.” Cioè, avere una vita normale per non perdere il senso della realtà. Andare al supermercato, avere l’hobby della cucina sono cose che ti salvano il cervello”.

Lascia la toga in ufficio solo per andare a insegnare diritto e procedura agli studenti, lo fa dal 2004 come docente presso l'Istituto di Diritto privato presso la Facoltà di Economia della "Sapienza" per il Master in Legislazione Minorile. Nel 2008 diventa Capo di Gabinetto del Ministro per le Pari Opportunità, nello stesso anno viene nominata Focal Point italiano presso il Consiglio d’Europa per i minori.

Nel 2009 diventa membro della Commissione "Bianca" per la Riforma del Codice Civile per l’equiparazione dei figli naturali con i figli legittimi. Nello stesso anno viene nominata membro del Comitato per i minori stranieri non accompagnati presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

E come se tutto questo già non bastasse, nel 2010 viene invece nominata Presidente del Centro Italiano di documentazione ed analisi dell'infanzia e dell'adolescenza e membro del Comitato Tecnico Scientifico dell'osservatorio sui minori. E sempre in quell’anno il CSM delibera la conferma del suo fuori ruolo per essere assegnata all'Ufficio Legislativo del Ministero della Giustizia.

Nel 2011 diventa Vice Capo del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria e nel 2012 Vice Capo Vicario. Nel 2013 viene nominata componente delta Commissione Tributaria Regionale.  Sempre nello stesso anno, viene nominata Capo del Dipartimento per gli Affari di Giustizia e pubblica il libro "I conflitti della responsabilità genitoriale" scritto insieme alla collega Annamaria Fasano. Nel 2014 assume poi le funzioni di Sostituto Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Roma.

Nel 2016 viene nominata presidente del Comitato tecnico scientifico dell’Osservatorio Nazionale sulla Famiglia e presiede nel 2017 la Terza conferenza Nazionale sulla Famiglia. Nell 2019 è stata nominata Componente della commissione per la redazione delle linee guida per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili nello Stato della Città del Vaticano.  Nel 2020 viene nominata membro della Commissione Parlamentare di Inchiesta sui fatti accaduti presso la Comunità “Il Forteto”.  Nel 2021 è stata nominata Componente dell’Osservatorio per il contrasto della pedofilia e della pornografia minorile presso il Ministero per le Pari Opportunità.

Riconoscimenti pubblici? Tantissimi, gran parte dei quali di rilevanza anche nazionale. Premio Donna, Premio Minerva per la Giustizia, Premio il Collegio, Premio Donna della Regione Lazio, Premio Anima, Premio Sostantivo femminile, Premio Bellisario, e nel 2018 il Premio AINET Vivere la speranza.

E alla sua amica più cara, che dopo aver saputo dalla televisione della sua candidatura come vicesindaco di Roma la chiama al telefono per chiederle conferma del suo nuovo impegno politico, confessa candidamente “E’ vero, ho accettato, perché questa volta voglio dedicare tutta me stessa esclusivamente alla mia città e ai romani. Roma, la sua storia e il suo futuro, valgono davvero questa nuova battaglia civile! Importante è non lasciarmi sola”

 

 

 


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