Teatro: arriva in Friuli lo spettacolo "Arlecchino Muto per Spavento"
Lo spettacolo, prodotto da Stivalaccio Teatro, scritto e diretto da Marco Zoppello, sarà in scena questa sera al Teatrorsaria di Premariacco. Il 22 e 23 in scena a Latisana e Tolmezzo.
(Prima Pagina News)
Venerdì 10 Febbraio 2023
Udine - 10 feb 2023 (Prima Pagina News)
Lo spettacolo, prodotto da Stivalaccio Teatro, scritto e diretto da Marco Zoppello, sarà in scena questa sera al Teatrorsaria di Premariacco. Il 22 e 23 in scena a Latisana e Tolmezzo.
Arriva al Teatrorsaria di Premariacco (Ud) "Arlecchino Muto per Spavento", lo spettacolo prodotto da Stivalaccio Teatro, con il soggetto originale e la regia di Marco Zoppello. Lo spettacolo andrà in scena questa sera alle 20.45.

Dopo Premariacco, sono in programma altre due rappresentazioni, il 22 febbraio al Teatro Odeon di Latisana (Ud) e il 23 febbraio al Teatro Comunale Luigi Candoni di Tolmezzo (Ud), sempre alle 20.45.

Uno dei canovacci più rappresentati nella Parigi dei primi del ‘700, qui riproposto per la prima volta in epoca moderna, Il muto per spavento rappresenta un grande omaggio alla Commedia dell’Arte e all’abilità tutta italiana del fare di necessità virtù. 1716 – Dopo circa quindici anni di esilio forzato i Comici Italiani tornano finalmente ad essere protagonisti del teatro parigino e lo fanno con una compagnia di tutto rispetto.

Luigi Riccoboni in arte Lelio, capocomico della troupe, si circonda dei migliori interpreti dello stivale tra cui, per la prima volta in Francia, l’Arlecchino vicentino Tommaso Visentini (nomen omen), pronto a sostituire lo scomparso e amato Evaristo Gherardi. Ma il Visentini non parlava la lingua francese, deficit imperdonabile per il pubblico della capitale.

Ed è qui che emerge il genio di Riccoboni nell’inventare un originale canovaccio dove il servo bergamasco diviene muto…per spavento! Stivalaccio Teatro decide di portare in scena nove attori su di un canovaccio inedito, poggiandosi sull’arte attorale e quindi sugli strumenti propri del commediante dell’arte: la recitazione, il canto, la danza, il combattimento scenico, i lazzi e l’improvvisazione.

Scegliere Arlecchino oggi significa, per la compagnia vicentina che ha fatto del teatro popolare la propria bandiera, ritrovare il pubblico dopo un periodo di forzato distacco, di terribile crisi umana e sociale. Un po’ ripercorrendo le orme di quel tanto amato spettacolo in maschera con il quale il maestro Strehler decise di inaugurare il proprio teatro, in quell’Italia da ricostruire del 1947.

Uno spettacolo dove gioco, invenzione, amore, paura e dramma si mescolano tra le smorfie inamovibili delle maschere. Dove gli intrecci si ingarbugliano sull’equivoco e lentamente si dipanano tra le dita dei personaggi. Ma se queste esili trame, se questo mondo surreale e fantastico, eco lontano di uno splendore teatrale italiano, eclettico equilibrismo sul filo della storia e della tradizione, se queste eteree figure ci permetteranno di abbandonarci ad una gioia senza peso e senza tempo, forse in quel preciso istante ritroveremo un briciolo di poesia.

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