Sei sicuro di voler sbloccare questo articolo?
Era l’uomo che aveva fatto della bicicletta l’unica cosa per cui valesse davvero vivere.
Era l’uomo che aveva fatto della bicicletta l’unica cosa per cui valesse davvero vivere.
L'ultima pedalata di Luciano Berruti fu quella che fece il 14 agosto di un anno fa, 2017, poi basta. Era esattamente un anno fa, infatti, quando il grande campione se ne è andato, proprio mentre pedalava verso il Colle Melogno, entroterra ligure, lasciando il mondo del ciclismo orfano di un altro grande campione. Luciano Berruti era l’uomo che aveva fatto della bicicletta l’unica cosa per cui valesse davvero vivere, e non a caso prima di invecchiare aveva fortemente voluto che si realizzasse il suo grande sogno, il bellissimo Museo della bicicletta di Cosseria.
Dire oggi che la sua vita è stata una leggenda è dire davvero molto poco, e non a caso la grande corsa che lui aveva fortemente voluto per anni sulle colline e sui monti della sua terra natale la volle chiamare “Eroica”, perché era davvero eroico parteciparvi dall’inizio alla fine. Il giornalista del Foglio, Giovanni Battistuzzi, ricorda lui e la sua corsa in maniera quasi commovente: “L’Eroica è un compendio di storie e soprattutto di biciclette, ma che suonano tutte allo stesso modo. E’ un fruscio di pneumatici e tubolari sull’asfalto che diventa uno sferragliare di catene che saltano sui pignoni quando la strada sale, un ticchettare di acciaio quando il catrame lascia spazio alla terra e al ghiaino e i sassolini incontrano i telai delle biciclette. E’ un ritorno a quello che è sempre stato, a quelle strade che sono state percorse per secoli a piedi, a cavallo o con i carri e che da poco più di uno anche dalle biciclette. All’epoca erano solo strade, strade e basta. Sterrati, o sterri, lo sono diventati in epoca moderna, quando l’evoluzione e la necessità di velocità ne hanno scurito il percorso, per renderlo più pratico. Asfalto, cioè facilitazione allo scorrimento, base ottimale per lo spostamento. E così da quotidianità sono diventate eccezione, come eccezione è stato pensare ora di ripercorrerle in bicicletta. L’Eroica da qui parte, dall’eccezione di quelle 92 persone che nel 1997 le percorsero assieme per smaltire i rifornimenti avanzati dalla Granfondo dedicata a Gino Bartali, trasformatasi poi in eccezionale. Nel senso di spettacolo, di impresa”. Ma ancora: “Una corsa che è evento, che da essere giro per colline chiantigiane che è diventato una specie di Giro d'Italia, almeno per passione, almeno per temi, almeno per entusiasmo generato e generale. Gente al traguardo che applaude, gente sulle strade che incita, tanti sconosciuti che per un giorno sembrano Gimondi e Moser. Sarà perché come la corsa rosa ha per protagoniste le biciclette, sarà perché la memoria riporta alle nubi di polvere e alle maglie e ai volti coperti di fango di Girardengo e Binda, di Coppi e Bartali, sarà perché nella storia del ciclismo ci sono stati più sterrati che asfalto. Un corsa che però allo stesso tempo è oltre il Giro d'Italia, perché i campioni delle due ruote a pedali sono qui solo un contorno alla protagonista assoluta: la bicicletta”. Dal 14 agosto di un anno fa il mondo del ciclismo ha perso uno dei suoi punti di riferimento fondamentali ,ma domani proprio per ricordare il grande Berruti in molti, appassionati come lui della bicicletta, si sono dati appuntamento sulla terra e sulle colline che lui tanto amava per riprovare insieme la grande ed eroica attraversata della montagna. Buon Ferragosto Luciano, dovunque tu sia. B.N.