Fiammetta Modena (FI): Innovazione del Paese? Troppi divari sociali ancora. La colpa maggiore è del Governo Conte

In una interrogazione al Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione. La senatrice Fiammetta Modena (FI) ,membro della Commissione Giustizia in Senato chiede di sapere quali interventi il Ministro in indirizzo intenda adottare, in tempi rapidi, per evitare il rischio di determinare accresciute diseguaglianze e sacche di esclusione e soprattutto per garantire il diritto di tutti al lavoro e allo studio.

(Prima Pagina News)
Giovedì 22 Ottobre 2020
Roma - 22 ott 2020 (Prima Pagina News)

In una interrogazione al Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione. La senatrice Fiammetta Modena (FI) ,membro della Commissione Giustizia in Senato chiede di sapere quali interventi il Ministro in indirizzo intenda adottare, in tempi rapidi, per evitare il rischio di determinare accresciute diseguaglianze e sacche di esclusione e soprattutto per garantire il diritto di tutti al lavoro e allo studio.

L’esponente di primo piano di FI denuncia un divario sociale in atto nel Paese strettamente legato alla rete e all’uso della rete via internet. Parte da una premessa di fondo l’analisi della senatrice Fiammetta Modena, che è questa: “A seguito della diffusione dell'epidemia da COVID-19, si è accentuato il distanziamento sociale tra coloro che vantano ancora capacità di spesa e coloro che essendone privi non possono accedere a beni divenuti essenziali per lo svolgimento della vita quotidiana come, ad esempio, i device tecnologici”. Tuttavia- riconosce l’esponente di FI- “motivi di lavoro e di studio hanno indotto un numero sempre maggiore di persone ad avvalersi dei servizi offerti dalle società di telecomunicazione e dei media e in particolare della rete internet”. La senatrice Modena ricorda anche che dal terzo rapporto Auditel-Censis "L'Italia post-lockdown: la nuova normalità digitale delle famiglie italiane", presentato in Senato, si evince che nel 2019 ammontava a quasi 3 milioni e mezzo il numero delle famiglie italiane che non disponevano di collegamento ad Internet e che per tale motivo sono state impossibilitate a svolgere qualsiasi tipo di attività on line, e di queste, sono 300.000 le famiglie in cui c'è almeno un occupato o uno studente che risultano prive del collegamento”. I numeri sono chiari. A fronte di una media in Italia del 55 per cento di famiglie che dispongono della banda larga su rete fissa, questa è presente nel 77 per cento delle famiglie che si collocano nella fascia alta e medio-alta e solo nel 19,8 per cento di quelle con livello socioeconomico basso. Ma cè dell’altro. Sono quasi 6 milioni le famiglie che si collegano al web solo con smartphone e, conseguentemente, non possono garantire la qualità delle loro prestazioni a distanza: nel 76,9 per cento delle famiglie con livello socioeconomico basso non è presente in casa neppure un computer fisso o portatile o un tablet collegato a Internet, quota che è del 10,2 per cento tra quelle di livello socioeconomico alto. È evidente sottolinea la senatrice che in base agli attuali dati della pandemia si rende ancor più necessario l'utilizzo di questi mezzi per proseguire la propria attività lavorativa e didattica presso la propria abitazione, ma la cosa più grave è ancora un’altra: “La mancanza di praticità nella digitalizzazione emerge anche dalle difficoltà della App immuni. Con 9 milioni circa di persone che l’hanno scaricata, ormai è chiaro che non funziona per il problema del caricamento dei dati. Chi non lo fa? Pazienti? Medici? Addirittura, è intervenuto l’ultimo Dpcm. Ma siamo sicuri che i primi e i secondi sappiano cosa devono fare?”. Si corra dunque ai ripari. Conte per primo dovrebbe saperlo e capirlo.


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