Cultura: Vibo Valentia Capitale italiana del libro. Emozione in Calabria. Era il vero sogno segreto di Tony Murmura
Il ministro Dario Franceschini riconosce oggi che la città calabrese ha vinto una bellissima competizione. Per tantissimi anni era stato questo il sogno segreto del senatore Antonino Murmura che, nato e vissuto a Vibo Valentia, dopo aver realizzato il sogno originario della nuova Provincia di Vibo, è morto invece sognando di vedere diventare Vibo Valentia la capitale della cultura italiana.
di Pino Nano
Venerdì 07 Maggio 2021
Vibo Valentia - 07 mag 2021 (Prima Pagina News)
Il ministro Dario Franceschini riconosce oggi che la città calabrese ha vinto una bellissima competizione. Per tantissimi anni era stato questo il sogno segreto del senatore Antonino Murmura che, nato e vissuto a Vibo Valentia, dopo aver realizzato il sogno originario della nuova Provincia di Vibo, è morto invece sognando di vedere diventare Vibo Valentia la capitale della cultura italiana.
Possiamo dirlo? La vera notizia non è che Vibo sia da oggi la capitale italiana del Libro,ma la vera notizia è che finalmente si realizza quello che per anni era stato il sogno segreto di Antonino Murmura, senatore amatissima di Vibo Valentia, e che è morto sognando di fare della sua città natale la Capitale italiana della cultura. Un sogno che per lui non era per niente impossibile, ma che si è realizzato dopo la sua morte.

È Vibo Valentia, dunque, la Capitale italiana del libro per il 2021. Una scelta proclamata all’unanimità. Lo ha comunicato questa mattina in diretta zoom il Ministro della cultura, Dario Franceschini al termine della selezione svolta da una giuria di esperti presieduta da Romano Montroni.

“Una bellissima competizione: 23 città, 6 finaliste, una vincitrice. Tutti insieme per sostenere il libro e la lettura. Dopo Chiari e Vibo Valentia, seguiranno per tanti e tanti anni altre città. La Capitale del libro nasce dall'esperienza molto importante della Capitale italiana della Cultura che ha mostrato, nelle diverse edizioni, la capacità della cultura di mettere in moto meccanismi virtuosi” ha dichiarato il ministro Franceschini dopo aver letto le motivazioni della scelta.

Ecco le motivazioni con cui la commissione presieduta da Romano Montroni e composta da Valentina Alfery, Pierangelo Cappello, Gerardo Casale e Fulvia Toscano ha proclamato all’unanimità Vibo Valentia Capitale italiana del Libro per il 2021: “La città prescelta si è distinta per la qualità delle iniziative presentate, esposte con una chiarezza in cui si fondono rigore ed entusiasmo: ‘L’idea di base’, era scritto nell’introduzione al progetto che ha vinto, ‘è di far entrare prepotentemente il libro nella vita delle persone’. Un concetto che siamo certi verrà tradotto in comportamenti virtuosi, destinati a lasciare un’impronta duratura. La giuria ha dunque scelto all’unanimità come Capitale del libro 2021 la città di Vibo Valentia, premiando il programma che più degli altri sembra efficace per diffondere e promuovere i libri e la lettura”. La città vincitrice riceverà ora dal ministero della Cultura, tramite il Centro per il Libro e la Lettura, un contributo pari 500mila euro per la realizzazione del progetto.

Vibo, dunque, la città di Tony Murmura, dove Tony Murmura è nato e da dove con un consenso plebiscitario, sempre e comunque, ha attraversato da grande protagonista le varie fasi della Prima e della Seconda Repubblica.

Nel 1986 Murmura viene nominato Sottosegretario di Stato al Ministero della Marina Mercantile, secondo Governo Craxi, dal 4 agosto 1986 al 16 aprile 1987, riconfermato poi dal sesto Governo Fanfani nel medesimo incarico dal 18 aprile 1987 al 27 luglio 1987 , ma l’incarico forse più prestigioso per lui gli arriva nel 1992 quando diventa Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Interno, primo Governo Amato, dal 30 giugno 1992 al 27 aprile 1993, e poi di nuovo ancora nel Governo Ciampi, dal 7 maggio 1993 al 9 maggio 1994, un traguardo questo ultimo a cui Murmura teneva moltissimo e a cui aveva dedicato gran parte del suo lungo e a volte anche travagliato percorso politico.

Dal 1977 al 1983 è stato Presidente della Prima Commissione Affari Costituzionali del Senato, e Presidente del Comitato Pareri della Prima Commissione in tutte le legislature dal 1979 al 1992. Ha sempre fatto parte, durante la sua lunga attività parlamentare, della Prima Commissione Affari Costituzionali, della Presidenza del Consiglio, del Ministero dell’Interno e dell’Ordinamento Generale dello Stato.

Membro per lungo tempo anche della “Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali similari”, dal 13 luglio 1988 al 22 aprile 1992, e dello stesso “Comitato parlamentare per i servizi di informazione e sicurezza e per il segreto di Stato”, dal 15 ottobre 1987 al 22 aprile 1992.

Amico personale di Giulio Andreotti, al Senato lo ricordano ancora come un lavoratore instancabile, “arrivava a Palazzo Madama – ricorda ancora qualche vecchio commesso d’aula- alle sette del mattino e a volte era l’ultimo ad uscire dal palazzo”. Giovanni Spadolini e Aldo Moro lo chiamavano “un principe prestato alla politica”.

Ma forse fu proprio per questo suo modo di intendere il lavoro parlamentare che fu chiamato a far parte di quasi tutte le Commissioni permanenti del Senato. Decine e decine di disegni di legge e di provvedimenti legislativi importanti portano la sua firma, tra i tanti ricordiamo la “Istituzione dei Tribunali Amministrativi Regionali (T.A.R.)” e delle “Sezioni Regionali della Corte dei Conti”, il “Riordino delle carriere nella Pubblica Amministrazione”, la “Riforma della Polizia di Stato”, la “Riforma della Presidenza del Consiglio”, la “Istituzione del Dipartimento della Protezione Civile”, la “Legge sulle autonomie locali”, il “Riordino del Consiglio di Stato”, il “Riordino dell'Avvocatura dello Stato e della Corte dei Conti”, la “Riforma del processo amministrativo”, nonché il “Potenziamento dei più importanti Ministeri italiani”.

Ma porta la sua firma anche il disegno di legge che prevede la “Istituzione della Direzione Investigativa Antimafia (D.I.A.), istituita nell’ambito del Dipartimento della Pubblica Sicurezza con l’art. 3 del D.L. 345 del 1991 (ora art. 108 del D.Lgs. 159 del 2011), organismo investigativo composta da personale altamente specializzato interforze, con il compito esclusivo di indagare e colpire la criminalità organizzata nel Paese, nonché di effettuare indagini di polizia giudiziaria relative esclusivamente a delitti di associazione mafiosa o comunque ricollegabili all’associazione medesima.

Dal 1998 al 2001, proprio per la sua esperienza amministrativa e per la sua profonda conoscenza legislativa viene chiamato a far parte, presso il Dipartimento Affari Regionali e le Autonomie Locali della Presidenza del Consiglio dei ministri, della Commissione Stato-Regione della Valle d’Aosta per le norme di attuazione dello Statuto Regionale. Ma sono anche gli anni in cui, su richiesta dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale, diventa soggetto protagonista della grande riforma dello Statuto Regionale della Calabria.

E nel 2004, cosa questa che lo riempirà di orgoglio personale più di quanto nessuno si aspettasse, viene nominato primo Presidente dell'Ente Parco Regionale delle Serre in Calabria, incarico a cui teneva più di ogni altra cosa proprio per via dell’amore che ha sempre avuto per la montagna delle Serre e per i paesi che vivevano attorno alla Grande Certosa di Serra San Bruno.

Lo piangono tutti, una voce unica dal popolo alle istituzioni, quando nel dicembre 2014 scompare improvvisamente nella sua amata Vibo.

Per ricordare il suo nome e la sua storia pubblica nel 2015, su iniziativa della moglie Maria Folino Murmura e delle figlie Anna Enrica e Francesca, nasce a Vibo “L’ Associazione pro Fondazione Antonino Murmura”, che presto darà vita alla Fondazione, con l’obbiettivo primario di “svolgere attività di utilità sociale nei confronti dei soci e di terzi, nei settori della cultura e della società civile, con particolare attenzione ai principi della legalità e dell’etica e con specifico interesse alla tradizione storico-culturale e giuridica di Monteleone – Vibo Valentia e ai legami di tale tradizione con la cultura nazionale e trans-nazionale”.

La Fondazione ha pubblicato nel 2016 un volume dal titolo “Un galateo per la politica” opera che raccoglie un estratto consistente del lavoro parlamentare di Murmura (per raccoglierlo tutto non sarebbero bastate cinquemila pagine) e una raccolta di saggi e altri scritti vergati dalla penna del Senatore sino agli ultimi giorni della sua vita intensa, e dove è possibile rileggere l’amore viscerale che il vecchio Tony aveva per la sua città natale e che a suo giudizio aveva, già allora, tutti i numeri necessari per diventare punto di riferimento nazionale della cultura italiana.

Oggi, sei anni dopo la sua morte, Vibo diventa finalmente Capitale italiana della cultura,ma il merito di un successo così imprevisto e inimmagibaile spetta ancora una volta a lui, e al lavoro certosino con cui lui aveva predisposto che tutto aiutasse e favorisse la crescita culturale della sua città natale e della sua gente, a cui Tony murmura alla fine ha davvero delegato tutto e a cui ha donato completamente la sua vita.

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