Marina Bis, chiesta la “pena di giustizia” per gli alti ufficiali accusati della morte di 11 militari per esposizione all’amianto
Verso la conclusione il processo penale d’Appello: prossima udienza il 27 aprile.
(Prima Pagina News)
Giovedì 24 Marzo 2022
Venezia - 24 mar 2022 (Prima Pagina News)
Verso la conclusione il processo penale d’Appello: prossima udienza il 27 aprile.

Sarà la corte di appello a stabilire la pena, che potrà arrivare nel massimo a 14 di reclusione, è la “pena di giustizia” richiesta ieri dalla Procura generale al processo di Appello “Marina bis” in corso a Venezia che vede imputati Guido Venturoni, Agostino Di Donna, Angelo Mariani, Sergio NatalicchioMario Di Martino Umberto Guarnieriaccusati tutti di omicidio colposo per la morte di 11 appartenenti alla Marina Militare che, durante il servizio, hanno respirato amianto nelle navi del Corpo.

I loro familiari si sono costituiti parte civile e sono assistiti, tra gli altri, dall’avvocato Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, coadiuvato dall’avv. Maria Luisa Grecco che ha dichiarato: ci aspettiamo una sentenza coraggiosa che sia da monito per chiunque voglia mettere davanti alla salute dei lavoratori, compresi i militari, già esposti a molti pericoli, condotte che violano l’obbligo di tutela della salute, che vale per tutti, compresi i servitori dello Stato.  La morte di 982 di militari per mesotelioma, è solo la punta dell’iceberg rispetto ad una epidemia che è tutt’ora in corso, perché le bonifiche sono state tardive e incomplete. In questo momento, in cui ci sono venti di guerra, il ruolo delle Forze Armate è sempre più importante, e quindi dobbiamo salvaguardare i nostri uomini e donne, in divisa, da questi rischi del tutto inutili e inaccettabili”.

All’inizio del processo gli imputati erano 9, ora sono rimasti in 6 perché tre sono decedutiGuido CuccinielloLuciano Monego, e Francesco Chianura.

Durante i vari dibattimenti del processo sono stati sentiti i consulenti del Tribunale, i periti Bruno Murer Dario Consonni, che hanno ribadito la sussistenza di un rapporto causale tra l'esposizione patita da ogni singolo lavoratore e la contrazione della relativa malattia. La sussistenza del nesso causale è stata valutata sulla base di tutta la documentazione disponibile, sia di natura sanitaria, sia relativa alle occasioni di esposizione ad amianto. Lo stesso Ministero della Difesa ha già riconosciuto il nesso causale della causa di servizio in particolari condizioni ambientali ed operative e la patologia (in molti casi mesotelioma), che li ha portati al decesso, ammettendo, quindi, che tra gli anni ’60 e gli anni ’90 fosse presente amianto. Nesso causale riconosciuto da tempo anche dall’INAIL che ha equiparato questi militari morti a causa dell’amianto a vittime del dovere.

Importante ai fini del processo anche la perizia dell’ing. Laureni che ha ricostruito la situazione di esposizione all’amianto sulle navi militari dell’epoca, facendo una stima della presenza dell’asbesto che i militari respiravano ogni giornosenza essere dotati di dispositivi di protezione, nonostante sia emerso in dibattimento che una mascherina costava all’epoca mille lire. Inoltre è stato fatto un confronto con i Corpi di altri Stati che, negli stessi anni, già conoscevano la nocività dell’amianto e avevano iniziato ad utilizzare materiali alternativi che pure erano in commercio e distribuivano ai loro militari adeguati dispositivi di protezione. C’è infine la Circolare del Ministero della Sanità che, con un primo documento ufficiale, denunciò la lesività della fibra killer. Invece dai dati emersi sembra che la Marina Militare abbia continuato ad utilizzarlo e non abbia informato gli appartenenti al Corpo fino al 1992, anno della messa al bando con la Legge 257.

Il 27 aprile, infatti, è fissata la prossima udienza del processo durante la quale discuteranno gli avvocati della difesa e probabilmente i giudici disporranno un nuovo rinvio per repliche e sentenza.

L’Ona attraverso il suo presidente è al fianco delle vittime dell’amianto e delle vittime del dovere, con un’assistenza legale gratuita. Ha anche creato una App http://app.onanotiziarioamianto.it/ per le segnalazioni e per contribuire alla mappatura dei siti contaminati. Per richiedere una consulenza gratuita c’è lo sportello on-line https://onanotiziarioamianto.it/sportello-amianto-ona-nei-territori/ o il numero verde 800 034 294.

 

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