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Il convegno è stato promosso dall’Azienda Ospedaliera di Cosenza con il patrocinio della Regione Calabria, dell’Università della Calabria, dell’Università “Magna Graecia” di Catanzaro e degli ordini professionali sanitari territoriali.
Il convegno è stato promosso dall’Azienda Ospedaliera di Cosenza con il patrocinio della Regione Calabria, dell’Università della Calabria, dell’Università “Magna Graecia” di Catanzaro e degli ordini professionali sanitari territoriali.
Il botulismo, una delle patologie più rare e insidiose per la salute umana, è stato al centro del convegno “Botulino: il veleno che ferma il respiro – Il valore della tradizione, l’importanza della prevenzione”, una due giorni di confronto scientifico, formazione e sensibilizzazione promossa dall’Azienda Ospedaliera di Cosenza con il patrocinio della Regione Calabria, dell’Università della Calabria, dell’Università “Magna Graecia” di Catanzaro e degli ordini professionali sanitari territoriali.
“Il convegno di oggi – ha dichiarato il direttore dell'Uoc Terapia Intensiva e Anestesiologia dell'Azienda Ospedaliera di Cosenza e professore ordinario di Anestesiologia all’Unical, Andrea Bruni – ha un duplice obiettivo, uno è quello di riscoprire il valore della tradizione perché il Meridione, come abbiamo visto anche dalle relazioni degli esperti nel corso del convegno, è una delle aree geografiche della nostra regione dove si producono il maggior numero di conserve, quindi è importante conservare questo patrimonio storico del sud, però è altrettanto importante anche riscoprire quali sono le norme d’igiene degli alimenti e come comportarsi quando ci si approccia a produrre questi alimenti, perché abbiamo visto che in realtà il botulismo, che si pensava ormai far parte della storia della medicina, è diventato di nuovo molto attuale.
Abbiamo avuto il cluster di Diamante l’estate scorsa, ma abbiamo avuto anche un altro caso poche settimane fa, che siamo riusciti a trattare prontamente proprio perché all’interno del nostro ospedale era disponibile l’antitossina botulinica, che è l’unico farmaco in grado di bloccare la progressione della malattia”.
Nella due giorni sono stati approfonditi gli aspetti epidemiologici, diagnostici, tossicologici e clinici del botulismo, oltre ai problemi più importanti legati alla gestione dell’emergenza: disponibilità dell’antitossina, organizzazione della risposta sanitaria, intervento ventilatorio e prevenzione delle intossicazioni legate agli alimenti tradizionali.
“Questi due giorni di convegno – ha proseguito Vitaliano De Salazar, direttore generale dell'Ao di Cosenza – non sono stati un momento celebrativo quanto un momento di approfondimento, di rivedere come ci siamo comportati come sistema sanitario regionale e di trasmettere quello che abbiamo notato e scoperto per portarlo all’attenzione di tutto il Paese. L’emergenza del Botulino ha dimostrato che c’è un vulnus, che è stata un’emergenza atipica, perché non è stata un’emergenza delle catastrofi, non è stata un’emergenza massiva in pronto soccorso, aveva aveva un inizio, ma non si pensava una fine quindi non era neanche perimetrabile. Tutto questo vuol dire che c’è bisogno di un approfondimento di un rafforzamento e che scientificamente il ministero completi le linee guida per quanto riguarda l’emergenza”.
Nel corso del convegno, il governatore della Calabria, Roberto Occhiuto, ha reso ufficiale l’accordo tra il ministero della Salute e la Regione, che elegge il reparto di Terapia Intensiva dell'Ospedale Annunziata di Cosenza come microdeposito autorizzato per la custodia dell’antitossina botulinica. Sarà l'unica struttura ospedaliera del Sud Italia ad avere una scorta dell'antidoto, con tempistiche d'intervento più veloci, maggiore autonomia operativa e un ruolo strategico esteso a tutto il Mezzogiorno.
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