Rassegna stampa: dalle prime pagine dei principali quotidiani italiani del 27 maggio 2020

I quotidiani italiani sfogliati in due minuti

di Tiziana Benini
Mercoledì 27 Maggio 2020
Roma - 27 mag 2020 (Prima Pagina News)

I quotidiani italiani sfogliati in due minuti

I fatti del giorno. La ripartenza spinge le Borse a livelli pre lockdown. Oggi i Riflettori sono accesi sull'Europa e sul piano che riguarda i recovery found che sarà presentato dalla Von der Leyen. Lettera del premier Conte al Fatto e intervista del ministro dell'Economia Gualtieri al Foglio alla vigilia di Bruxelles. Sulla Stampa si legge invece David Sassoli per il Parlamento Ue.

Politica interna. Questa mattina il voto finale della Camera sul dl liquidità che ieri ha incassato la fiducia dei deputati con larga maggioranza e poi sarà votato al Senato il 3 o il 5 giugno secondo quanto stabilito in conferenza capigruppo. Ieri la giunta per le autorizzazioni di Palazzo Madama ha votato sul caso Open arms e Salvini: 13 sì a favore della relazione Gasparri, 7 no, 3 astensioni. La parola passa all'Aula.

I quotidiani danno ampio spazio e aperture in prima al caso Salvini e al piano Marshall per l'Europa. Riaperture e Giustizia sempre in evidenza.

Repubblica “Una scialuppa per Salvini"e nel taglio centrale “wall Street riapre e il listino vola". Riforma fiscale in autunno 10 mld di tasse in meno grazie al recovery found. In evidenza il dossier Copasir sulle fake news in Italia “Responsabili Russia e Cina" dice Raffaele Volpi il presidente. Il Sole 24ore apre con “Borse recuperato il crollo da lockdown in rialzo i listini europei".

Milano chiude in positivo. Tra i titoli: recovery found dai paesi dell'est gli ostacoli più difficili. L'analisi: non sprecare i contributi della Ue. Nel taglio basso: inchiesta, la Svizzera di nuovo l'approdo dei soldi degli italiani. La Germania apre i confini dal 15 giugno. Sul Sole e in apertura su MF, verso la ripresa, Macron annuncia piano da 8 mld per auto e l'ecotrasporto.

Sempre su Mf report Bce avverte a spirale tra banche e titoli di Stato. Quasi pronto il piano per riportare borsa spa in mani italiane. Corsa all'asset strategico per battere la francese Euronext. Su Italia oggi l'apertura è con “Professioni agli stati generali il 4 giugno tutti gli ordini in piazza per protestare contro le discriminazioni attuate dal governo con gli ultimi dl".

La Stampa apre invece con “Allarme asili, uno su 3 non riapre". Parla la sindaca Appendino soldi ai comuni o l'Italia muore. Provenzano: la sfiducia è colpa della politica. Nel fondo: Alessandro di Matteo “Per Salvini c’è il soccorso dei renziani" e di spalla Vladimiro Zagrelbesky “ le toghe e il merito dei corrotti".

La Verità offre parecchie finestre sui temi giustizia. Il quotidiano aveva anticipato le chat dei magistrati su Salvini.”Si capovolge il giudizio della Giunta rispetto al caso Gregoretti”. E poi si legge: il pd ha chiesto a Palamara di candidarsi nelle sue liste. La trattativa stato mafia su cui le Procure non vogliono indagare. Siti porno la dolce vita dei detenuti grazie ai tablet del Dap.

Sul Messaggero. Riaperture serve l'ok del sud. Mario Ajello “ Salvini no al processo le mosse di Renzi preoccupano Conte e il Pd. Sul Foglio “la verità vi prego sui due Matteo".

Il Corriere della Sera apre con “Battaglia sulla Lombardia". I timori dei governatori sul contagio da turismo. Scienziati cauti. Lettera del premier Conte “Il mio piano in 7 punti". Editoriale di Francesco Verderami “il paracadute del premier". L'intervento di Giorgia Meloni si legge tra gli articoli di spalla “il Mes per noi non serve".

Gli approfondimenti.

Il piano Von der Leyen. Un piano per la ripresa dell'economia europea dalla crisi del coronavirusall'interno di un bilancio pluriennale che dal 2021 disegnerà il volto finanziario e politico dell'Europa per i prossimi sette anni. La presidente della Commissione europea presenta oggi in giornata la proposta dell'esecutivo europeo sul Recovery Instrument integrato nel Quadro finanziario pluriennale dell'Unione, con l'intenzione di dare una risposta massiccia alla più devastante recessione economica della storia europea.

Una partita tecnica complessa anche sul piano politico.

Il piano von der Leyen infatti dovrà essere approvato all'unanimità dai 27 e dovrà avere il via libera del parlamento europeo. Un accordo tra gli Stati membri (che già a febbraio non avevano trovato l'intesa sul bilancio) al momento è lontano ed è difficile che si riesca a chiudere al vertice europeo del 18 giugno.

La 'potenza di fuoco' del Recovery Instrument sarà svelata in mattinata da von der Leyen, ma è assai probabile che la cifra complessiva si aggiri attorno ai mille miliardi di euro da investire, in un mix di contributi a favore delle aree e dei settori più colpiti dalla crisi e di prestiti agevolati a tassi bassi e scadenze temporalmente molto lunghe. Nella proposta sul bilancio dovrebbe essere più chiaro inoltre quante risorse fresche saranno aggiunte al bilancio e anche, come chiede l'Italia, se i finanziamenti potranno essere utilizzati già quest'anno, visto che il Quadro pluriennale entrerà di fatto in vigore solo nel 2021. Con il Recovery Fund il bilancio 2021-27 dell'Unione Europea sarà "adattato alla nuova realtà economica e avrà una potenza di fuoco aggiuntiva per finanziare investimenti massicci", ha detto il vicepresidente della Commissione, Maros Sefcovic dopo una riunione con i ministri per gli Affari europei dell'Ue.

Ma lo stesso Sefcovic ha parlato di "negoziati complessi" e ha lasciato chiaramente intendere che le posizioni dei paesi membri restano ancora distanti anche su come e se anticipare una parte dei finanziamenti: "Abbiamo bisogno di un accordo politico rapido.

Per lanciare i nuovi programmi non c'è tempo da perdere. Abbiamo bisogno di un accordo a giugno sui programmi", ha aggiunto definendo la proposta della Commissione "la più ambiziosa mai messa sul tavolo". Quello che sembra chiaro dalle parole che la stessa von der Leyen e diversi commissari hanno anticipato nelle settimane scorse, è che il piano verrà finanziato a debito ma non graverà sui bilanci dei Paesi, ma sarà garantito dalla Commissione europea, che emetterà obbligazioni e raccoglierà sul mercato finanziamenti ai Paesi sotto forma di trasferimenti e prestiti a scadenza molto lunga e tassi molto bassi.

Il Recovery Instrument, quarto pilastro che si aggiunge alle tre 'gambe' della risposta europea alla crisi, ovvero Mes, fondo Sure e piano Bei, si baserà su tre pilastri: un primo pilastro con cui finanziare direttamente investimenti all'interno delle regole del semestre europeo; un secondo pilastro che punta a facilitare gli investimenti privati in settori strategici che vanno dal 5G alle rinnovabili, con delle particolari attenzioni ai settori più delicati come l'industria farmaceutica (Margrethe Vestager ha anche annunciato nei giorni scorsi uno strumento che aiutera' a ricapitalizzare le imprese colpite dal lockdown), un terzo pilastro sarà dedicato a rafforzare le 'riserve' europee che all'inzio della crisi si sono rivelate insufficienti sul piano sanitario e medico e punterà a migliorare il meccanismo di protezione civile della Ue (il programma RescUe) e la ricerca attraverso finanziamenti al programma Horizon.

La partita che inizia si giocherà sia sul modo in cui il Recovery Isntrument sarà strutturato e finanziato sia sulla composizione del bilancio pluriennale. Da una parte i paesi del Sud, i più colpiti dalla crisi, a partire da Italia e Spagna, chiedono sovvenzioni e in tempi brevi per rispondere al devastante tsunami scatenato dalla pandemia, dall'altro i cosiddetti 'frugali', Austria, Olanda, Danimarca e Svezia non vogliono mutualizzare il debito e chiedono che ai paesi colpiti vengano concessi solo prestiti in cambio di riforme.

In mezzo il blocco di paesi dell'Est, beneficiari netti di fondi europei, che si batteranno affinché dal bilancio non vengano tagliate risorse all'agricoltura o alla coesione a scapito di altre voci. Sullo sfondo la potenza politica della proposta francotedesca: Parigi e Berlino, con la presa di posizione della Merkel che ha di fatto depotenziato il piano dei frugali, propongono un fondo da 500 miliardi di euro, la meta’ dei quali composta solo di trasferimenti. Il Parlamento europeo, a larghissima maggioranza, ha approvato la settimana scorsa una risoluzione con cui chiede un fondo da 2 mila miliardi.

Ieri un articolo del sole 24 ore on line ha evidenziato che i 4 paesi virtuosi e frugali sono però quelli delle banche e scandali internazionali coinvolti nelle inchieste di riciclaggio internazionali su cui poi le istituzioni non sembrano brillare per collaborazione.

Caso Anm e Palamara.

Il materiale processuale sul pm di Roma Luca Palamara, trasmesso dalla procura di Perugia alla procura generale della Corte di Cassazione, "è composto da un notevole numero di atti, tra cui diverse decine di migliaia di sms e chat, in larga parte di contenuto estraneo all'oggetto delle procedure". È quanto fa sapere la procura generale della Suprema Corte che per "il celere esame di questi atti" ha costituito "un apposito gruppo di sostituti procuratori generali". Risale al 22 aprile scorso la trasmissione delle carte dell'inchiesta di Perugia e si tratta di "ulteriori atti la cui valutazione è indispensabile ai fini delle considerazioni conclusive sulle azioni disciplinari già esercitate e sulle eventuali nuove azioni da assumere".

La procura generale della Suprema Corte ricorda che è già stata esercitata l'azione disciplinare nei confronti del pm Luca Palamara per il quale è stata chiesta e ottenuta la misura cautelare della sospensione dalle funzioni e dallo stipendio, confermata dalle Sezioni Unite civili della Cassazione il 15 gennaio scorso.

E che è stata esercitata l'azione nei confronti dei componenti del Csm, poi dimessisi, e cioè Corrado Cartoni, Paolo Criscuoli, Antonio Lepre, Gianluigi Morlini e Luigi Spina. Quanto a Cosimo Ferri, deputato, "per il quale è stata iniziata l'azione disciplinare", la Consulta - si legge ancora nella nota della procura generale della Cassazione - "ha oggi deciso sul conflitto di attribuzione sollevato dallo stesso parlamentare, dichiarandolo inammissibile".

La polemica sulla giustizia non si placa e anche Lega e Fdi chiedono a chiare lettere che il Presidente della Repubblica intervenga, anche sciogliendo il Csm. Matteo Salvini, dopo il no della Giunta delle Immunità all'autorizzazione a procedere a suo carico, ha ricordato "le intercettazioni di qualche magistrato" su di lui, ha chiesto che "Mattarella sciolga il Csm" e ha proposto una riforma dell'elezione del Consiglio che preveda "l'estrazione a sorte". Senza entrare nel merito dei provvedimenti, anche Giorgia Meloni ha chiesto che il capo dello Stato prenda una posizione. E dopo la proposta di riforma del Csm da parte di Alfonso Bonafede tutti i partiti hanno rilanciato, anche se ognuno con ricette diverse.

Il Colle vigila, ma non pensa a sciogliere il Csm

La richiesta di sciogliere il Csm, però, non è assolutamente all'ordine del giorno e, tra l'altro, non vi sono precedenti di un presidente della Repubblica che abbia sciolto il Csm. E i motivi sono di merito e di metodo. Il metodo è legato alla lettera della legge istitutiva del Csm, che all'articolo 31 spiega come il Presidente della Repubblica scioglie il Csm "qualora ne sia impossibile il funzionamento", sentiti i presidenti delle Camere e il Comitato di presidenza.

Dunque lo scioglimento, trapela da giorni dal Quirinale, non è un atto politico ma una decisione assunta in caso di blocco della funzionalità del Consiglio. L'impossibilità di funzionamento è determinata dalla mancanza del numero legale, ma l'attuale Csm non ha posti vacanti ed è nel pieno della sua funzionalità. Le ragioni di merito, poi, riguardano gli attuali componenti del Csm: nessuno è coinvolto nello scandalo che cominciò un anno fa.

I componenti del Consiglio interessati dalle intercettazioni, pubblicate un anno fa e in questi giorni, si sono tutti dimessi, sono stati sostituiti da nuovi componenti eletti e sono sotto procedimento disciplinare da parte del Csm.

Anche l'ex procuratore generale della Cassazione Riccardo Fuzio, sfiorato dalla vicenda, ha anticipato le sue dimissioni ed è in pensione. Luca Palamara è sospeso da stipendio e funzioni, è soggetto a un procedimento disciplinare davanti al collegio disciplinare del Csm. È sotto inchiesta da parte della Procura di Perugia.

Tutti i procedimenti previsti dunque sono stati avviati. Già lo scorso anno, molti chiesero al Capo dello Stato di sciogliere il Csm, ma il Presidente fece capire che uno scioglimento avrebbe bloccato il processo di riforma del Consiglio, agevolato l'elezione di un nuovo Csm sempre con le vecchie regole (contestate da quasi tutto l'arco costituzionale) e bloccato i procedimenti disciplinari appena avviati.

Queste motivazioni non sono mutate; ora si attende che, magari senza grandi indugi, il Csm porti a termine l'iter dei provvedimenti disciplinari e il Parlamento vari una riforma, una volontà espressa già un anno fa ma ancora non divenuta realtà.


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