Lo scorso 8 maggio Stefi Troguet ha postato su twitter una videochiamata con la sua famiglia radunata attorno al tavolo per il pranzo domenicale, in tutto una quindicina di persone. La nonna da Andorra la Vella le chiede: "Domenica prossima vieni pure te?". Dall'altra parte del mondo la nipote le risponde in catalano: "Estic al Nepal".
Troguet è una maestra di sci, una scalatrice andorrana molto conosciuta negli ambienti himalayani. Ex campionessa nazionale di Telemark, è soprannominata l'alpinista col rossetto scarlatto perché arrampica o scia sempre con le labbra truccate di rosso. Ha iniziato ad usare il rossetto per nascondere i segni sulle labbra screpolate dal gelo, poi col tempo è diventato una specie di marchio distintivo.
Stefi ha 31 anni ed è salita già in vetta a tre ottomila: Nanga Parbat, Manaslu e K2. Sempre senza l'uso delle bombole d'ossigeno. "Lo scorso luglio, il Karakorum 2 è stata la cosa più difficile che ho fatto. In vetta a quell'enorme piramide! Non potevo crederci".
Quest'anno Troguet voleva scalare l'Everest e il Lhotse. Doveva farlo insieme alla leggenda dell'alpinismo nepalese, Nirmal Purja, l'ex soldato Gurkha che è riuscito a scalare, nel 2019, tutti i quattordici Ottomila nel giro di appena sei mesi e alla cui storia è ispirato il film
14 Vette.
Dopo un lungo periodo di acclimatamento iniziato ad aprile, Stefi è arrivata, sull'Everest, fino a quota 7350 metri. Poi, a metà maggio, si è dovuta arrendere ad un principio di bronchite e ad un virus che l'hanno costretta a scendere al campo base per farsi trasportare, a bordo di un elicottero, all'ospedale di Kathmandu.
"Ho cercato di salire più in alto possibile. Non è andata come mi aspettavo. Ho iniziato ad avere una tosse disumana, più salivo e più peggiorava. Mi usciva anche sangue dal naso. Sono quindi scesa al campo 2 per riposarmi un giorno e riprovare, ma la tosse è peggiorata ancora. Quando sono arrivata al campo base sono scoppiata a piangere rendendomi conto che il mio sogno di raggiungere la cima all'Everest stava ormai svanendo".
Troguet ha pubblicato la sua foto in lacrime sui social, mostrando così il lato umano dell'alpinismo estremo. Nella capitale nepalese è stata ricoverata per 48 ore ma non è riuscita a riprendersi completamente. Alla fine, il 25 maggio, giorno del suo compleanno, la decisione di ritornare in Patria.
"Mi sentivo come se fossi stata investita da un camion, mi faceva male tutto!". Ora ha ripreso ad allenarsi a Maladeta, nei Pirenei. Tra un anno tornerà sull'Himalaya. "Il mio obiettivo principale è quello di raggiungere le 14 vette più alte del mondo, senza ossigeno supplementare, vivendo la montagna nel modo più naturale e puro. A presto Everest e Lhotse!".
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