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Lunghe file all’Ufficio Postale romano di Elvia Recina 4 questa mattina, dopo giorni già carichi di problemi.
Lunghe file all’Ufficio Postale romano di Elvia Recina 4 questa mattina, dopo giorni già carichi di problemi.
Roma, quartiere San Giovanni alle ore 11 di questa mattina. Una fila lunghissima si è formata davanti all’Ufficio postale di Via Recina.
Quasi settanta persone, che dalle otto del mattino si erano predisposte ad aspettare il proprio turno. L’Ufficio postale apre i battenti puntualissimo, ma a scartamento ridotto. Anzi, ridottissimo. Inizialmente un solo sportello aperto al pubblico, poi finalmente due impiegati.
La fila si ingrossa e si snoda lungo via Collazia, confondendosi e intrecciandosi con una seconda fila, che in via collazia è quella che al numero civico 4 si forma ogni mattina davanti al supermercato alimentare della coop.
Distanze regolari? Non ne parliamo per favore.
Si va avanti così fino all’ora di chiusura .
Alle 13.37 in punto, dunque con due minuti di ritardo rispetto alla tabella di marcia decisa da Poste Italiane, la vetrata dell’ufficio di Via Recina viene chiusa. Naturalmente, fuori, per strada la gente incomincia a gridare, ma la protesta sarà inutile.
Almeno quindici persone hanno dovuto rinunciare e tornarsene a casa, dopo aver sopportato una fila di oltre un’ora e mezza sulla strada per prendere una raccomandata che nessuno ti porta più a casa.
Al massimo, se sei fortunato trovi nella buca delle lettere l’avviso di ritiro, con un dettaglio molto particolare: il postino sull’avviso ti lascia anche scritto DPCM COVID.
Forse è il modo per giustificare la mancata consegna al diretto destinatario, che in questi giorni non può che essere a casa. Ma è normale tutto questo? Poste Italiane crede che sia questo il modo migliore per garantire il servizio pubblico? Come si può sperare o immaginare che un ufficio, che normalmente aveva attivi sei sette sportelli al pubblico, possa ora andare avanti con uno sportello soltanto, o al massimo due sportelli.
C’è qualcosa che non va evidentemente. Ma da domani sarà anche peggio, perché si incominceranno a pagare le pensioni, e questo è un ufficio sempre pieno di anziani, che vengono personalmente a ritirare la propria pensione. Perché Poste Italiane non affronta il problema, e manda finalmente qualcuno a coprire -semmai ci fossero dei vuoti di organico- le impellenti urgenze di questi giorni.
Se così non sarà, allora Presidente Conte, per favore, non ci parli più in televisione di uffici aperti regolarmente al pubblico, perché ci sentiremmo davvero presi in giro.
Nessun servizio pubblico può essere così concepito. Qualcuno se ci legge passi per favore questa nota alla Presidente Maria Bianca Farina: così attenta come lei sa esserlo, troverà il modo per spiegare ai suoi dipendenti che la gente che fa quasi due ore di fila per ritirare una raccomandata non va mandata a casa perché alle 13.35 l’ufficio chiude.
Mezzora di straordinario si può anche pagare ai pochi dipendenti dell’ufficio che oggi abbiamo fotografato e tenuto sotto osservazione.