Giornalista vince causa contro la Rai: riammesso in servizio a 67 anni
Ora Viale Mazzini deve corrispondergli le differenze retributive dal 2004 e versare i contributi previdenziali. Per il Tribunale di Roma, i contratti di lavoro autonomo, in realtà, simulavano un rapporto di lavoro giornalistico e dipendente.
(Prima Pagina News)
Giovedì 19 Ottobre 2023
Roma - 19 ott 2023 (Prima Pagina News)
Ora Viale Mazzini deve corrispondergli le differenze retributive dal 2004 e versare i contributi previdenziali. Per il Tribunale di Roma, i contratti di lavoro autonomo, in realtà, simulavano un rapporto di lavoro giornalistico e dipendente.

Un rapporto di lavoro con la Rai che comincia nel 1996 e prosegue continuativamente fino al 2009, con contratti formalmente non giornalistici, seppure il lavoratore sia iscritto all’albo, elenco pubblicisti, dal 1989.

Dal 2003 la Rai lo assume con contratti di lavoro subordinato a termine come programmista regista e dal 2004 addirittura con contratti di lavoro autonomo a partita IVA.

L’inquadramento contrattuale non cambia nemmeno quando il giornalista si iscrive all’elenco dei professionisti, nel 2007, ma, come accade spesso, pur di lavorare il giornalista accetta ogni forma di ingaggio. Questo non è servito, però, a mantenere il rapporto di lavoro, seppure precario, sottopagato e non confacente alla sua qualifica, né corrispondente all’attività giornalistica svolta di fatto.

Dopo la scadenza dell’ultimo contratto a partita IVA, infatti, il giornalista aspetta invano un rinnovo che non arriva. Il giornalista, per non perdere l’opportunità di tornare comunque a lavorare con la Rai, attende senza fare vertenza per dieci anni, dopodiché, persa ogni speranza di vedersi riconosciuta non solo la professionalità già acquisita, ma anche la storia lavorativa che era stata comunque continuativa, il giornalista incardina una vertenza per chiedere il riconoscimento dei proprio diritti negati ed evitare che decadano per l’imminente prescrizione decennale.

Il giornalista si è rivolto agli avvocati Vincenzo Iacovino e Antonio Rubino dello studio legale Iacovino e Associati per rivendicare il riconoscimento del rapporto di lavoro giornalistico svolto di fatto e ogni diritto economico conseguente.

Il Giudice del Lavoro del Tribunale dei Roma, dott.ssa Donatella Casari, escludendo l’applicabilità della legge Fornero ai contratti autonomi, ha riconosciuto che tra le parti è intercorso un rapporto di lavoro giornalistico subordinato a tempo indeterminato a partire dal marzo 2004 e ha ordinato alla Rai la riammissione immediata in servizio del giornalista con qualifica di redattore ordinario con oltre 30 mesi di anzianità professionale, condannando l’azienda a pagare le differenze retributive maturate nei periodi lavorati formalmente con contratti a partita Iva, a corrispondere le retribuzioni maturate e dovute dalla messa in mora e a versare all’INPS, sezione giornalisti, i contributi omessi e non prescritti con le dovute sanzioni civili.

Oggi che ha raggiunto i 67 anni di età il giornalista ha ottenuto finalmente il suo corretto inquadramento e una giusta retribuzione, dopo aver prestato di fatto la sua attività giornalistica in Rai senza un giusto contratto.

Un sogno che si realizza dopo tante difficoltà. Resta l’amarezza di aver raggiunto quasi l’età della pensione, un danno che ha subito non solo il lavoratore ma anche l’azienda stessa che si è privata della sua professionalità, oltre che i contribuenti che sostengono col denaro pubblico scelte di gestione del personale incomprensibili e ingiustificabili che riguardano, purtroppo, molti altri professionisti e lavoratori che hanno rapporti con la Rai.


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