Il Giappone ferma l’aumento dei casi di #Covid ma tornano i timori per l’inverno
Nel resto dell’Asia c’è un rimbalzo nei numeri e tornano ad aumentare i casi di Coronavirus, gli esperti sono incerti e timorosi per quel che potrà accadere nell’inverno.
di Francesco Tortora
Giovedì 09 Dicembre 2021
Dal nostro corrispondente a Bangkok - 09 dic 2021 (Prima Pagina News)
Nel resto dell’Asia c’è un rimbalzo nei numeri e tornano ad aumentare i casi di Coronavirus, gli esperti sono incerti e timorosi per quel che potrà accadere nell’inverno.
Grazie a delle misure anti-Covid particolarmente restrittive, il Giappone apparentemente sembra riuscire ad evitare un aumento dei casi di Covid sul proprio territorio, in netto contrasto con quel che sta accadendo in numerose altre zone d’Asia, dove -invece- si sta assistendo ad un vero e proprio rimbalzo nelle cifre della diffusione del viurus.

Tutti questi elementi stanno mandando in difficoltà gli esperti medico-scientifici ed i pianificatori nipponici. Alcuni Paesi della regione, inclusa la Corea del Sud, hanno registrato numeri record nella diffusione di Covid.

Una nuova ipotesi per spiegare la divergenza è che il tipo di coronavirus dominante in Giappone si è evoluto in un modo che ha cortocircuitato la sua capacità di replicarsi.

Ituro Inoue, professore presso l'Istituto nazionale di genetica giapponese, ha affermato che una sotto-variante del Delta, nota come AY.29, potrebbe ora conferire una certa immunità alla popolazione. "Penso che AY.29 ci stia proteggendo da altri ceppi", ha detto Inoue, avvertendo che la sua ricerca è rimasta una teoria. Infatti ha subito aggiunto: "Non sono sicuro al 100%".

Paul Griffin, professore all'Università del Queensland, ha affermato che le differenze nei casi di incidenza tra i Paesi derivano da un complesso mix di condizioni meteorologiche, densità di popolazione e strategie diverse per combattere la pandemia. "Dobbiamo provare a mettere a frutto le conoscenze relative alle esperienze condotte da altri Paesi ma non dovremmo assumere la stessa variegata casistica presa da Paese a Paese, perché ci sono tutte queste variabili in essere e che interagiscono", ha detto Griffin. "Alcuni Paesi stanno utilizzando strategie oltre alla vaccinazione per controllare la diffusione, sia che si tratti di semplici misure sull'igiene delle mani, del distanziamento sociale e dell'uso di mascherine e che siano obbligatorie o volontarie".

Il Giappone non ha mai introdotto un lockdown totale come hanno fatto molti Paesi ma non ha mai mollato sui decreti comportamentali e le restrizioni alle frontiere impiegate prima dell'arrivo dei vaccini. "Indossare maschere e rituali di igiene personale sono sempre gli stessi e rimangono importanti", ha affermato Kazuaki Jindai, ricercatore presso l'Università di Tohoku. "Il vaccino è un aspetto cruciale della prevenzione ma non è il proiettile d'argento".

L'inizio tardivo della vaccinazione in Giappone significa che la potenza delle somministrazioni è ancora forte. Altri indicano tendenze stagionali, secondo cui il virus tende ad aumentare e diminuire a intervalli di due mesi.

Il primo ministro Fumio Kishida sta lasciando poco al caso mentre il Giappone entra nei suoi mesi invernali, che l'anno scorso hanno visto un'ondata di infezioni mortali iniziata nel nord notoriamente più freddo. Ha ordinato la chiusura dei confini la scorsa settimana per tenere fuori la variante Omicron del virus, scoperta quattro volte finora in Giappone.

Al contrario, l'Australia sta portando avanti i piani per riaprire l'economia. Ora che il Paese ha raggiunto i suoi obiettivi di vaccinazione e con l'arrivo delle terapie per il COVID-19, è tempo di tollerare un aumento dei casi, ha affermato Griffin. "Speriamo che il blocco sia qualcosa che riserviamo a circostanze attenuanti", ha detto.

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