Natuzza, Rocco Turi:”Da 70 anni star della Televisione”

 Il primo ad intuire che quella di Natuzza Evolo era una "storia ideale" per la televisione, e quindi un personaggio che avrebbe colpito molto il grande pubblico, fu Michele Santoro.

di Pino Nano
Giovedì 04 Agosto 2022
Roma - 04 ago 2022 (Prima Pagina News)

 Il primo ad intuire che quella di Natuzza Evolo era una "storia ideale" per la televisione, e quindi un personaggio che avrebbe colpito molto il grande pubblico, fu Michele Santoro.

Erano gli anni della mitica Samarcanda, quando nessuno, dico proprio nessuno, avrebbe mai immaginato di trovare tra gli ospiti del giovane "Robespierre" di RAI TRE Natuzza Evolo, "una povera contadina calabrese che vive da almeno 50 anni il grande mistero delle stigmate e che parla con i defunti".

 

La puntata fu un successo di audience, ma l'approccio che Michele Santoro riservò alla "mistica di Paravati" non piacque molto alla Chiesa locale, e quando Samarcanda l'anno successivo bussò per la seconda volta alla sua porta trovò un insormontabile muro di diffidenza e di rifiuti.

 

Natuzza Evolo, dunque, ancora oggi 70 anni dopo "ultima spiaggia" di un pianeta di sofferenza e di dolore.

Il fenomeno Natuzza Evolo va avanti ormai da 70 anni almeno, e ogni anno che passa diventa sociologicamente sempre più forte.

Da cosa dipende? Perché migliaia di persone ogni giorno in tutto il mondo cercano in rete l’immagine il volto e la voce di questa donna che viveva il mistero delle stigmate e diceva di parlare con i morti?

Lo abbiamo chiesto al sociologo e scrittore Rocco Turi che dopo l’antropologo Luigi Maria Lombardi Satriani fu tra i primi ricercatori italiani all’Università di Cassino ad analizzare il rapporto che Natuzza viveva con il mondo dei media. Questa la sua analisi.

 “Natuzza è una figura di penitente che supera qualsiasi immaginazione. È necessario osservare la sua vita per rendersene conto. Ma questo non basta. È una figura talmente straordinaria che non può non sconfinare nel mistero delle sue manifestazioni. La via che rimane da percorrere a coloro che intendono capire ciò che accade in questo luogo è di allargare gli orizzonti degli studi e della ricerca”.

E come se tutto questo non bastasse già da solo a dare l’idea della stordinarietà del fenomeno, lo studioso aggiunge un dettaglio quasi “azzardato”: “Non si può non rilevare sul piano simbolico - direi semiologico- un fatto singolare, bizzarro, originale, che può rappresentare l'anello mancante che unisce Natuzza alla storia delle Religioni. Infatti, questo luogo, Paravati, evoca proprio il nome di una Dea penitente per eccellenza, Parvati, una divinità dell'induismo, pacifica e personificata sotto forma regale ed è la più grande penitente dell'induismo ... mistica, sofferente”.

Parvati -argomento lo studioso- è una figura penitenziale indiana a cui fa riferimento anche il Cardinale Franz Konig, Arcivescovo di Vienna, in un vecchio libro che egli curò alla fine degli anni Sessanta e in cui scriveva che “Esiste quanto meno una similitudine o -come dire? - una stranezza di assonanza fra Natuzza che vive a Paravati e una Dea penitente di grande fascino e ammirazione che si chiama, appunto, Parvati, proprio come questa località. Parvati è la moglie di Sciva, uno fra i Dei più importanti dell'induismo”.

Ma questa tesi vale ancora per il vecchio sociologo?

Dall’Università di Cassino ci danno un contatto telefonico e scopriamo che Rocco Turi vive ormai gran parte della sua vita all’estero, molto lontano dalla sua terra di origine. Lo cerchiamo, e la risposta che ci dà è più netta che mai.

“Vede, tutti si immedesimano nelle storie raccontate in televisione. Molti sognano di guarire. Per molti, Natuzza rappresenta l'ultima spiaggia. Certo, il coinvolgimento del pubblico nelle vicende di Natuzza Evolo è inversamente proporzionale alla radicazione della loro fede. Il Cristiano che ha una fede tiepida ha bisogno di vederla, di provare, di toccare per mano. C'è insomma la necessità di ottenere un segno per credere di più e fare pratica di bontà e di altruismo. C'è un desiderio di vita fatta di cose semplici come quella di Natuzza dal cui volto traspare la gioia e la serenità, beni sempre più rari nel caos della vita quotidiana. Ecco perché Natuzza in realtà vivrà in eterno, perché basta cercarla in rete, e la ritrovi dappertutto. È la vittoria assoluta della televisione, che annulla la morte ed esalta la vita. Altro che superstar, molto di più. Il bello deve ancora arrivare”.

Intanto grande attesa in Calabria per la cerimonia di sabato prossimo 6 agosto, quando il vescovo di Mileto-Nicotera Tropea Mons. Attilio Nostro aprirà al culto la grande basilica che Natuzza in vita fortissimamente volle venisse costruita in onore della Madonna che lei raccontava di vedere in continuazione.

 

“Migliaia e migliaia di fedeli, arriveranno sabato a Paravati da ogni parte d’Italia e anche del mondo. Centinaia di pulmann, oltre cento sacerdoti tutti insieme sull’altare,il Vice Presidente della Conferenza Episcopale italiana in rappresentanza di tutti i vescovi d’Italia, le massime autorià politiche civili e militari della regione, della provincia e del circondario.Sarà una grande festa di popolo, almeno per questo stiamo lavorando come pazzi da settimane”.

 

Tutto è pronto, dunque, - assicura il Presidente della Fondazione che porta il nome e la storia di Natuzza evolo nel mondo dr. Pasquale Anastasi- per dare a chi verrà la giusta accoglienza in questa Casa del Signore che da domani diventerà di fatto la casa di quanti vorranno venire a pregare sulla tomba di Natuzza Evolo”.

 


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