Rassegna stampa: dalle prime pagine dei principali quotidiani italiani del 29 maggio 2020

I quotidiani italiani sfogliati in due minuti.

di Tiziana Benini
Venerdì 29 Maggio 2020
Roma - 29 mag 2020 (Prima Pagina News)

I quotidiani italiani sfogliati in due minuti.

Riaperture delle regioni “ tutte insieme il 3 o si slitta di una settimana". Polemica sulla Lombardia. Dati sanitari, come va nelle regioni. Cosa dicono gli scienziati. Il calcio riparte annuncia il governo. Piano europeo, la commissione chiede le riforme. Il recovery found fa bene allo spread (a 185) e al FTSE mib (più 2,5). Allarme economia per negozi e imprese.

La Cina mette il bavaglio a Hong Kong. Trump e i social media. Si allarga lo scandalo intercettazioni e magistrati. Questi i principali fatti del giorno e di apertura nelle prime pagine dei quotidiani.

La Stampa e il Sole24ore aprono con le parole del presidente di Confindustria Bonomi “Riforme subito o l'Italia non ce la fa" “ A rischio un milione di posti". “La Ue all'Italia cambia la giustizia" si legge sul Dubbio.

Sul Corriere (che apre invece sulle riaperture delle regioni italiane) l’intervista al ministro Amendola “I fondi Ue? Non per le tasse". Editoriale di Pierre Moscovici sulla Stampa “la sfida è una spesa di qualità”. Sul Sole24ore Riforme e crescita Bruxelles vincola gli aiuti e i fondi agli obiettivi e alle riforme concordate con la Commissione (di spalla). Editoriale di Pietro Reichlin “Più fiducia nell'Europa". “Occorre un equity found" scrivono invece Anderson, Tagliapietra e Wolff.

Sul Foglio, i 4 paesi frugali aprono, rimane il ni della Svezia. Italia oggi. Recovery found tempi biblici il 10 per cento impegnato entro il 2022 il resto entro il 2024. MF. Ecco il dossier del comitato esperti che delinea un quadro di riforme profonde da dopoguerra. Il piano shock di Colao. Pace fiscale di 3 anni e benefici tributari per chi investe e aumenta il capitale. Fondo da 200 mld di immobili pubblici.

Tregua sui controlli dei bilanci. Al cdm Conte alza il velo sul progetto per riportare Borsa spa in mani italiane.

Sul Messaggero “400 mld non esigibili. Ipotesi azzeramento cartelle e cancellazione vecchi debiti” si legge nel taglio centrale in prima. Repubblica apre con “Hong Kong sfida tra Xi e Trump" editoriale di Bernard Guetta “ Cosa dice l’ Europa" e intervista a George Soros di Enrico Franceschini “l'Europa non ceda al ricatto cinese". Avvenire apre invece sul “Bavaglio cinese" e riporta che la Farnesina ha confermato la sua inchiesta su Malta che dirottava in profughi in Italia.

Il Riformista apre invece sulle inchieste Consip e il caso Pignatone. “Ricattato da chi?”. Editoriale di Mauro Barberis sul Secolo XIX “Chi deve decidere le regole in internet”.

Gli approfondimenti. Recovery found e riforme. Aiutare i 27 Paesi Ue a rimettere in piedi le proprie economie, assicurando che non si allontanino dalle priorità comuni come il digitale e il Green deal, e che affrontino finalmente quelle debolezze strutturali che li rendono vulnerabili e poco efficienti.

Il Recovery fund non vuole essere solo un sostegno per l'emergenza ma un piano a lungo termine che, pur senza condizionalità, vincoli gli Stati a fare quelle riforme che Bruxelles chiede da anni. Per questo, i fondi arriveranno sotto forma di tranche legate ad obiettivi: chi non li raggiunge, perde la rata.

Il Recovery fund - dotato di 750 miliardi di euro, di cui quasi 173 riservati all'Italia - agirà soprattutto per mezzo del Recovery and Resilience facility, a cui assegna ben 560 miliardi di euro (310 in sovvenzioni a fondo perduto e 250 in prestiti). Saranno distribuiti agli Stati secondo una chiave di ripartizione che tiene in conto il Pil pro capite, la disoccupazione e la popolazione, e serviranno a finanziare investimenti pubblici e riforme scelti dagli Stati ma indicati dalla Ue.

Il commissario all'Economia Paolo Gentiloni aveva assicurato che "non ha a che fare con condizionalità e intrusione di Bruxelles, è volontario, gli Stati membri si assumono la responsabilità della propria crescita". In effetti saranno gli Stati a decidere come, dove e quando spendere gli aiuti.

Lo faranno mettendo a punto un 'piano per la ripresa', che indicherà esattamente la destinazione dei fondi fino al 2024 e fisserà gli obiettivi da raggiungere per ottenere le diverse tranche di aiuti. Il piano dovrà essere coerente con gli obiettivi comuni europei, cioè gli investimenti in digitale e green economy, e dovrà dare attuazione alle raccomandazioni che ogni anno la Commissione indirizza a ciascun Paese a maggio, nell'ambito del Semestre europeo, cioè il ciclo di sorveglianza dei conti.

Non c'è nessun vincolo di spesa quindi, ma "certamente il sostegno delle sovvenzioni è legato all'attuazione con successo delle politiche", ha chiarito Gentiloni. Quindi, se gli Stati membri non rispettano "le priorità stabilite dall'Ue" e "non implementano gli obiettivi, perdono i soldi di una rata", ha spiegato Dombrovskis. Per l'Italia è "un'occasione storica", sottolinea il commissario all'Economia.

Gentiloni ieri ha presentato, insieme al vicepresidente della Commission Ue Valdis Dombrovskis, il Recovery e resilience facility, uno degli strumenti del Recovery plan che avrà 560 miliardi a disposizione. "Voglio essere chiaro", il Recovery and Resilience facility "non ha a che fare con condizionalità e intrusione di Bruxelles, è volontario, gli Stati membri si assumono la responsabilità della propria crescita", aveva detto Gentiloni. Trump e social media.

“Oggi noi difendiamo la libera espressione da uno dei pericoli più grandi". Con queste parole Donald Trump ha commentato la firma dell'ordine esecutivo che toglie ai social media l'immunità sui contenuti pubblicati nelle piattaforme.

A riportarlo, proprio su Twitter, è Peter Baker, capo corrispondente dalla Casa Bianca per il New York Times. Per il presidente degli Stati Uniti, Twitter "fa attivismo politico". Ma non solo. "Un piccolo gruppo di social media controlla in monopolio tutte le comunicazioni pubbliche e private negli Stati Uniti e sappiamo chi sono - ha indicato - non c'è bisogno di fare i nomi, avremo la lista completa" Le conseguenze della firma Il tycoon americano ha messo in conto una raffica di ricorsi legali contro l'ordine esecutivo sui social media che ha appena firmato. Il decreto elimina l'immunità legale delle piattaforme web (stabilita dalla Section 230 del Communcations Decency Act) rispetto ai contenuti pubblicati da terze parti se queste vengono accusate di censura.

La Sezione 230 per molti è la legge più importante su Internet, perché esonera le aziende dalla maggior parte delle responsabilità su ciò che viene 'detto' sulle piattaforma e dà loro ampia discrezione nel modo in cui moderano i post e gli altri contentuti. Se finora nessuno poteva citare Twitter o Facebook per aver limitato dei post, o degli account, con questa modifica potrebbe diventare possibile.

Il decreto è scattato dopo l'allerta di Twitter sui due post potenzialmente fuorvianti del presidente. Alcuni esperti hanno immediatamente indicato, ad esempio, come la modifica della Section 230 debba essere approvata dal Congresso, spalancando dunque la porta ai ricorsi

. "Immagino che saremo sfidati in tribunale - ha ammesso Trump - ma cosa non lo e'? ". Anche rispetto alla minaccia di chiudere la piattaforma social da lui molto usata, il presidente ha sottolineato come: "Dovrò passare attraverso un processo legale".

La risposta di Dorsey Twitter "continuerà a segnalare informazioni errate o contestate sulle elezioni a livello globale, e ammetterà tutti gli errori che commette", non perché è "un arbitro della verita'" ma perché la sua missione è "collegare i punti delle dichiarazioni contrastanti e mostrare le informazioni controverse in modo che le persone possano giudicare da sole". È la risposta dell'amministratore delegato di Twitter, Jack Dorsey, alla polemica con il presidente americano. "Fact-cheking: alla fine c'è qualcuno responsabile delle nostre azioni come azienda, e quello sono io.

Si prega di lasciare i nostri dipendenti fuori da questo", ha scritto Dorsey su Twitter, sottolineando che "una maggiore trasparenza da parte nostra e' cruciale in modo che la gente possa chiaramente vedere la ragione dietro le nostre azioni".

La reazione di Facebook

"Bisogna prima capire che cosa intenda fare, tuttavia, in linea generale, non mi sembra una giusta reazione da parte del governo censurare una piattaforma perché si è preoccupati della censura". Così il patron di Facebook, Mark Zuckerberg, ha commentato in un'intervista a Fox News l'ira di Donald Trump contro Twitter che ha smentito un suo cinguettio bollandolo come infondato. Dall'inizio della battaglia con Trump, Twitter ha perso circa il 5% del proprio valore in borsa, Facebook circa il 4%.


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