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“Pizza e mafia”, o “Covid e mafia”? La posizione del Governo italiano vista da Berlino dove il sociologo Rocco Turi trascorre molta parte della sua vita è debolissima.Forte richiamo al premier Conte.
“Pizza e mafia”, o “Covid e mafia”? La posizione del Governo italiano vista da Berlino dove il sociologo Rocco Turi trascorre molta parte della sua vita è debolissima.Forte richiamo al premier Conte.
di Rocco Turi
Il carattere dei tedeschi è pervaso da un antico complesso di superiorità: merito e demerito dell’Italia. Sorvoliamo sulle guerre mondiali, anche se fu quel periodo a instillare nei cittadini della Germania il temperamento aggressivo che oggi si ritrovano in politica, così come nelle più redditizie attività economiche.
Infatti, dopo la Prima guerra mondiale, Hitler “conquistò il potere cavalcando l’orgoglio ferito del popolo e la crisi economica” del Reich tedesco. Dal 1934 al 1945, anche il popolo tedesco consolidò il medesimo orgoglio del Führer e su questa base, esaltandosi oltre il dovuto come primi della classe, fu costruita la Germania del dopoguerra. Lo dimostra il grande fatto sociale di cui il nostro Paese fu contraddistinto: l’emigrazione.
Anziché essere solidali con l’Italia, con cui era stato anche concluso un accordo capestro, emigrare in Germania non era facile se non dopo essersi sottoposti ad estenuanti pratiche. Partire dall’Italia meridionale significava fermarsi almeno quattro giorni all’ufficio emigrazione di Napoli, allo scopo di sottoporsi a controlli da parte di una commissione tedesca “in suolo italiano” che giudicava l’idoneità alla partenza. Tra soste, controlli e burocrazia, il viaggio durava non meno di otto giorni.
Quale migliore sintomo per definire l’Italia sin da allora succube della Germania? Vero, l’Italia usciva dalla guerra in condizioni disastrose, ma è pur vero che già all’epoca avevamo uomini politici al di sotto delle aspettative che nessun intellettuale ha mai riconosciuto; vero è che, avendo necessità di concludere accordi anche con altri Paesi, l’Italia accettò di lasciarsi calpestare il proprio orgoglio per restare vita natural durante succube soprattutto della Germania.
D’altra parte, i tedeschi, per nulla ospitali, “provocavano” e rinforzavano il proprio complesso di superiorità nei confronti degli italiani che “piantavano il prezzemolo nelle vasche da bagno”. Così esaltati, i tedeschi furono capaci di guardarci sempre dall’alto del loro piedistallo.
Ecco perché nel corso degli anni i giornali si sono divertiti sulla nostra pelle pubblicando copertine che passavano dalla “pistola e spaghetti”, “pizza e mafia”, “pasta e mafia”, fino al “covid 19 e mafia”, senza trascurare “pizza e coronavirus” dei cugini francese i quali, più che “cugini”, potrebbero essere definiti parenti-serpenti… ma questo è un altro discorso.
Non bisogna trascurare che anche noi abbiamo dato un notevole contributo alla crescita dell’orgoglio tedesco, ad esempio quando nel 2014 Beppe Grillo esortò l’Unione europea a non dare “più finanziamenti all’Italia perché scompaiono in tre regioni… mafia, ‘ndrangheta e camorra”, dimenticando la sacra corona unita.
In assenza di una reazione interna nei confronti di Beppe Grillo all’epoca, è evidente che sia passato inosservato quanto scritto dal quotidiano tedesco Die Welt lo scorso 9 aprile: “La mafia sta aspettando i soldi da Bruxelles”.
Mai l’Italia ha avuto la forza di reagire sul piano sociale e nemmeno su quello politico; nemmeno sul piano giornalistico perché nel nostro Paese non esiste identità nazionale e nessuno si sente offeso dalle ingiurie straniere.
Ecco perché l’ostilità - periodicamente rinforzata - della Germania ha un cuore antico e il suo Governo ha sempre fatto pesare su di noi e sui nostri rappresentanti istituzionali una superiorità psicologica da renderci inermi nelle decisioni politiche e nelle strategie economiche all’interno della CEE e poi nel Parlamento europeo. Se il Trattato di Roma 1957 in Italia viene ancora definito come un passo in avanti per l’Europa, nella realtà non era stato altro che l’inizio della fine.
Da quel Trattato nacque la Comunità Economia Europea e poi l’Unione europea, ma i sondaggi dell’Eurobarometro dimostravano già allora il suo fallimento.
Le nazioni più intensamente fautrici dell’Unione europea erano Germania e Paesi Bassi, ma l’Italia nulla aveva da condividere con essi ed invece è caduta lentamente nella loro rete. Esercitando potere intimidatorio a causa della presenza di centinaia di migliaia di emigrati nelle loro industrie e miniere, Germania e Paesi Bassi furono capaci di cooptare l’Italia nella nascente Comunità Economica Europea, poi Unione europea, allo scopo di spillare maggiori contribuiti, quasi a riprendersi il salario che essi davano ai cittadini italiani.
Inoltre, dal 1989 l’Italia ha versato nel bilancio dell’Unione europea 81 miliardi di euro e nei fondi cosiddetti salva Stati ha aggiunto ben 57 miliardi, come documentato dalla Facoltà di Economia Esmt di Berlino.
Nei vari casi, come quello della Grecia, il 95% dei fondi è andato a finire alle banche creditrici, fra le quali tedesche. Non si può tuttavia negare che la Germania abbia beneficiato di grande intuito economico attirando capitali in cerca di sicurezza, sottratti alla incapacità di altri Paesi membri. La classe politica del nostro Paese ha così accettato di lasciarsi abbracciare mortalmente.
E’ sintomo di tutto ciò la reazione molle del Governo italiano al rifiuto della Germania e Paesi cosiddetti “forti” nell’affrontare la crisi di “questo dopoguerra da coronavirus” con l’emissione dei cosiddetti “eurobond”, sostituendoli con proposte-trappola dell’Unione europea, che verranno firmate il prossimo 23 aprile. Come se questo non bastasse contro il popolo italiano, il Pd ha lasciato trapelare una sua vecchia ossessione: la patrimoniale.
Una possibile interpretazione all’ostilità dei “nemici” comunitari contro il nostro Paese è che Olanda e Germania abbiano subodorato come il movimento antieuropeo, cresciuto sempre più in Italia in questi ultimi mesi, sia talmente forte da essere capace di favorire un’uscita dall’Unione europea e dal Parlamento europeo. A che pro, allora, sostenere l’Italia?
A tal fine potrebbero essere interpretate anche le catene sempre più strette nel caso in cui in Italia possa maturare il movimento per un referendum di uscita. Ma l’Italia è un Paese pieno di contraddizioni.
Più che crescere a dismisura la voglia di una strategia di uscita, alla reazione “molle” del Governo italiano si associa una gran parte del popolo italiano. Sebbene osservino chiaramente la politica ostile di Germania e Olanda nei nostri confronti e siano più lungimiranti dei partiti politici di appartenenza, i cittadini italiani si lasciano segregare in una strana-strenua difesa dell’Unione europea nel riemergere di una forma di moderno feudalesimo che nel nostro Paese serpeggia ancora indisturbato.
Qui vige una subalternità dei cittadini e un parassitismo politico tale da legittimare l’inferiorità sociale come status di classe.
Se, al contrario, altri politici italiani propugnano il coraggio di uscire dall’Europa unita come conseguenza evidente dell’ostilità ricevuta, il popolo rimane capace di resistere al solo scopo di confermare una fiducia ripagata da favori e di non liberarsi dalla subalternità verso coloro che hanno legittimato il potere tedesco sul nostro Paese.
Non ho mai visto un popolo che alla proposta condivisa di una causa giusta (uscire dalla Unione europea) si opponga all’idea di realizzarla per uno stile di vita di moderno feudalesimo.